La lingua Nàxī
La lingua Nàxī è classificata come Sino-Tibetana, parlata da circa 300.000
persone concentrate essenzialmente nel distretto di Gucheng (
丽江古城出
Li Jiang Gu Cheng Qu ) e nel paese autonomo
di Yulong (
玉龙纳西族自治县 Yulong
Nàxīzu Zi Zhi Xian ) che assieme costituiscono formalmente la regione
autonoma di Lijiang (
丽江纳西族自治县 Lijiang
Nàxīzu Zi Zhi Zian ) della provincia dello
云南
Yunnan, ed il nome cinese della lingua Nàxī è
纳西语
Nàxīyu.
I linguisti considerano e classificano la lingua Nàxī vicina, ma non esattamente parte, del ramo Burmese-Yi del gruppo Sinotibetano (Bradley 1975, 1979, 1997: 37; Matisoff 2003: 5, 8; Thurgood 2003: 20);
la struttura sillabica della lingua Nàxī, ricostruita da Paul Benedict (1972) e da James Matisoff (2003), risulta fortemente diversa da quella delle lingue Prototibetane-Birmane e molto simile alla lingua Yi,
conosciuta formalmente con il nome Lolo, Cinese 彝语 Yi Yu.
I primi studi sulla lingua, così come sulla cultura Nàxī, risalgono agli studi enciclopedici sui Nàxī del botanico Joseph Rock (1952, 1963, 1972, ecc…) ed al romanzo di Peter Gullart (1955).
Peter Goullart, medico taoista di origine russa, descrisse nel suo libro “Forgotten Kingdom” la vita e le usanze dei Nàxī di Lijiang e della regione circostante; Joseph Francis Charles Rock
(Vienna 1884 – Honolulu 1962) esploratore e botanico, sostò e visse presso Lijiang, nei vicini villaggi di Labao ( 剌寳村 ) e Nguluko ( 雨湖村 Yuhu )
scrivendo numerosissimi articoli, un dizionario enciclopedico della Lingua Nàxī in 2 volumi, un dizionario enciclopedico sul culto dei Naga di II volumi,
una monografia storica sui Nàxī in II volumi, traducendo e collezionando molti mss. originali adesso conservati c/o diversi enti (Harvard Yengching Library Museum; West Deutsche Bibliothek – Marburg/Lahn; Library of Congress)
Il dizionario di Rock costituisce l’opera monumentale di riferimento per quanti si avvicinino allo studio dei pittogrammi Nàxī, opera dalla quale non è possibile mancarne lo studio; caratteristica fondamentale del Rock,
da alcuni indicata come una critica, è la sua non specializzazione in linguistica, che però a mio avviso rende il suo lavoro ricchissimo di descrizioni minuziose, per ogni pittogramma Dongba,
di particolari e riferimenti culturali che costituiscono un patrimonio culturale Dongba oggi praticamente perduto.
Rock ha registrato ed ha trasmesso questo bagaglio culturale attraverso annotazioni sia nelle voci e nelle note dello stesso dizionario, sia richiamando altre opere proprie e di terzi; attraverso questo patrimonio è
possibile ricostruire e comprendere almeno parte della cultura e la tradizione Nàxī di cui la scrittura pittografica Dongba ed il sistema sillabico Geba sono espressione e parte imprescindibile, eredità del popolo
Nàxī, così come il Wushu è eredità del popolo cinese e parte imprescindibile della cultura della Cina
Dal punto di vista prettamente grammaticale la lingua Nàxī è stata studiata e descritta da
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Dal punto di vista linguistico la grammatica segue a grandi linee gli schemi linguistici Prototibetani - Birmani con alcune caratteristiche palesi: il verbo è sempre posto nella parte finale del periodo, vi sono
molte posposizioni casuali, comprese le marcature del caso ergativo ed antiergativo, la struttura del sintagma nominale è generalmente del tipo [nom + agg. + dim. + numerale + classificatore/misuratore].
Il modello del periodo verbale della lingua Nàxī è riconducibile alle lingue Yi/Lolo (ad esempio Hani, Lisu e Lahu) ed è strutturato secondo la concatenazione [Ogg + Verb], ed in questo schema i verbi principali
tendono ad assumere l’ultimo posto nella concatenazione della frase, nella quale magari si susseguono verbi ausiliari e particelle modali; il Nàxī non presenta alcuna forma passiva, sebbene alcuni studiosi
asseriscano il contrario. (Pinson, 1998)
La frase relativa Nàxī utilizza la “strategia gap” in cui la testa nominale segue la frase relativa, ad esempio come in Cinese 今天来的我的朋友 - Jīntīan láide wŏde péngyou.
Sulla base dei dati ricavati dagli studi linguistici condotti tra il 1950 ed il 1956 (Commisione cinese per lo studio delle etnie e delle minoranze non Han), di cui alcuni risultati sono stati pubblicati successivamente
(He Jiren, Jiang Zhuyi, 1985), la lingua Nàxī è stata suddivisa in due aree dialettali principali, occidentale ed orientale.
Attualmente coloro che appartengono all’area dialettale orientale sostengono e rivendicano di essere un popolo proprio, non Nàxī, e propongono per il riconoscimento della loro nazionalità sotto il nome di
摩梭 Moso: brevemente, i Moso (e/o Moso, 摩些 Moxie ) sono i nomi usati formalmente nelle cronache cinesi a partire dalla dinastia
Tang (618 – 907), nome che è stato ufficialmente sostituito nel 1949 dal termine Nàxī.
Tralasciando ad altra sede lo studio della lingua e della cultura Moso, all’interno dell’area dialettale occidentale, dunque nella regione di Lijiang sono distinguibili 3 varianti dialettali principali
(Pinson, 1998; Michaud, 2006, 2007):
- Dialetto del villaggio di Longquan, città di Baisha, a nord di Dayan: questo sotto-dialetto ha caratteristiche peculiari ed uniche e viene identificato immediatamente dai Nàxī delle altre aree col nome
Salwe geezheeq, dialetto di Longquan.
Dal punto di vista linguistico esso mostra una portata minore d’influenze derivate dal contatto con gli Han, e dunque potrebbe essere considerato come quel dialetto che mostra e riflette il Nàxī più antico
- Dialetto della città di Dayan: questo sottodialetto è considerato il più compreso tra i dialetti Nàxī, sebbene esso non sia quello più diffuso e parlato, e dal punto di vista linguistico esso mostra il maggior apporto
dell’influenza Han
- Dialetto del villaggio di Badian, presso la città di Yilong, sita all’estremità nordoccidentale della regione di Lijiang.
Gli abitanti di questa regione hanno avuto storicamente il minor numero di contatti con l’etnia Han; questo aspetto storico si rivela anche nell’analisi lessicale del dialetto di Badian,
infatti esso presenta il minor numero di prestiti dalla lingua cinese
Il buddismo tibetano ha influenzato profondamente ogni aspetto della cultura del popolo Naxi, le cui origini sembrano tibetane, così come per la tradizione religiosa Nàxī, chiamata Dongba
o sTompa, di evidente matrice Bön tibetana prebuddhista.
L'influenza tibetana è anche evidente nella lingua parlata Naxi e nelle sue forme scritte, costituite da tre modalità:
- il sistema di scrittura pittografica, chiamata Dongbaomonima alla tradizione religiosa e con gli stessi sciamani praticanti i rituali, nonché della tradizione manoscritta religiosa dedicata alle cerimonie;
(omonimia che ha creato e crea non poche confusioni e generalizzazioni anche tra gli studiosi), in via di scomparsa ma ancora oggi in uso.
- il sistema di scrittura Geba, una forma di trascrizione fonetica composta da 686 caratteri, in via di scomparsa, ancora oggi in uso parziale e ridotto all'interazione dei
caratteri Geba come determinativi fonetici nella composizione di alcuni manoscritti.
- Sistema di trascrizione latinizzata, il pinyin Naxi, oggi in uso e di cui ivi a fissarne le specifiche ortografiche
All'interno del corpus di pittogrammi compaiono evidenti le contaminazioni o le dirette trascrizioni dal Tibetano, specialmente nell'ambito dei nomi delle divinità, dei demoni, ecc..., campo in cui spicca l'equivalenza di
Dongba Shilo - capostipite della religione Dongba/Naxi con sTon pa gshen rab – capostipite della religione Bön
tibetana prebuddhista; vi sono poi anche alcuni casi per termini riferiti a piante ed animali (Li Lincan, Zhang Kun et al, 1953: 135, Fang Guoyu, He Zhiwu 1995: 167, Michaud 2007).
Attualmente, per quanto concerne il Nàxī parlato, le analisi dialettologiche di Alexis Michaud hanno messo in evidenza una fortissima cinesizzazione della lingua. (2003, 2007):
studi dedicati specialmente al dialetto del villaggio di Ā Shèr (Naxi 2Ä 1shĕr 2bä 1na 2wùa, toponimo cinese 冷不罗 Lengbuluo)
, il più conservativo e restio nei confronti di adozioni dalla lingua cinese (Michaud 2003) nel distretto di 古城 Gucheng, amministrazione di
文化 Wenwua, ( 丽江古城区,文化行政村,冷不罗自然村
Lijiang guchengqu, wenhua xingzhengcun, lengbuluo zirancun ) hanno messo in luce la presenza di circa 1.000 parole appartenenti al vocabolario cinese sia Mandarino,
sia dal dialetto regionale dello Yunnan, sia del particolare dialetto dello specifico luogo (Rock, 1963; Michaud, 2003),
I toni
La lingua Nàxī ha 4 toni: alto continuo, medio continuo, basso discendente, basso ascendente.
L’ortografia per la rappresentazione dei toni, come per le lingue Hmong, è stata adattata alla caratteristica delle sillabe aperte, adottando l’utilizzo di 3 consonanti: (Pinson, 1998, Matisoff, 2003)
- l = /55/
- q = /21/
- f = /13/
Per il tono /33/, il più comune, non è stata adottata alcuna ortografia, (Pinson, 1988; Matisoff, 2003) e dunque il sistema di toni è riassumibile come segue confrontando le
varie soluzioni ortografiche adottate nella bibliografia fondamentale dedicata al Naxi ed alla tradizione Dongba/Geba:
Anche nella lingua Nàxī si verificano fenomeni di Sandhi tonale, ma non sono così automatici e produttivi come in Mandarino (HASHIMOTO,. 1987; Pinson, 1998)
Nella lingua Nàxī il /33/ medio continuo è il tono più comune, mentre il più raro è /13/ basso ascendente e compare maggiormente nelle parole straniere.
Molte delle 1.000 parole appartenenti al vocabolario cinese (Mandarino + dialetto regionale dello Yunnan + dialetto dello specifico luogo; cfr. Rock, 1963; Bradley, 1975; Michaud, 2003) sono caratterizzate
dal tono /13/: Pinson (1998) interpreta questa caratteristica del tono attribuendo la “comparsa” di /13/ come adozione dalla lingua cinese assieme alla stessa parola, ma questo non sembra del tutto verosimile
poiché in primis non tutte le parole cinesi adottate sono caratterizzate da tono /13/, inoltre le analisi di fonologia autosegmentata di Michaud (2003 – 2007) chiariscono che la presenza di /13/ in
parole native ed antiche del vocabolario Nàxī, dunque il tono /13/ esisteva da tempo, prima ed a prescindere dal fenomeno massiccio di adozione dei vocaboli cinesi.
Vocali
La lingua Naxi, nella variante fondamentale del dialetto di Lijiang, presenta il seguente sistema di vocali: (Rock, 1932; Bradley, 1975; Pinson, 1998; Michaud 2006)
- Anteriore alta labializzata. [] iu. Francese lune “luna”, bu “bevuto”; Tedesco Bücher “libri”
- Anteriore alta non labializzata. [] i Italiano di, fili, smili; Francese ici “qua”; Inglese sea “mare”; Tedesco Lied “canzone”; Spagnolo mi “me”
- Centrale non labializzata. [ɨ] v Russo my “noi”, assente nelle principali lingue dell'Europa occidentale
- Posteriore alta labializzata. [u] u Italiano tu, cucù; Francese tout “tutto”; Inglese do “fare”; Tedesco Kuh “mucca”; Spagnolo un “uno”
- Posteriore alta non labializzata. [] ee Coreano 금 (金) - geum “oro”; Scozzese Gaellico caol “dritto”. Joseph Rock distingue tuttavia 2 foni vocalici: /ŭ/ alta posteriore , non labializzata, breve ed /ü/ alta anteriore, ma viene pronunciata come [] posteriore non labializzata dopo gh, kh, ķh, ndd, ll, gg e ngg, ad esempio nel Tedesco Lüge
- Anteriore medio alta labializzata. [] ö Francese deux “due”, peu “poco”; Tedesco hören “udire”, Öl “olio”
- Anteriore medio alta non labializzata. [] ei Italiano venti “20”, sera, pera, mela; Francese été “state”; Tedesco sehen “vedere”; Inglese bed “letto”, Spagnolo ves “vedi”
- Centrale medio alta non labializzata. [ə] e Francese je “io”, le “il”; Inglese her “lei”, girl “ragazza”, Tedesco “ge in gekommen “venuto”; presente in molti dialetti meridionali dell'Italiano, dove compare nel parlato spontaneo, in sostituzione di altre vocali, specialmente in posizione finale non accentata.
- Posteriore medio alta labializzata. [o] o Italiano botte “recipiente di legno”, torre, voce; Francese beau “bello”, dos “schiena”; Tedesco Ofen “forno”; Spagnolo donde “dove”
- Anteriore medio bassa non labiale. [] ai Inglese man “uomo”, cap “berretto”, Italiano in alcune varianti regionali, come Bari nella varietà Pugliese
- Centrale medio bassa non labiale. [] er Inglese bird “uccello”
- Anteriore bassa non labiale. [a] ei Cinese Mandarino 他 – tā “egli”; Inglese car “automobile”, stack “catasta”; Francese patte “zampa”; Tedesco Rat “consiglio”
- Posteriore bassa non labiale. [] a Francese pas “negazione”; Inglese car “automobile”; frequente in Italiano in pronucne regionali piemontese e napoletana
Il sistema vocalico Naxi può quindi essere schematizzato come segue
Consonanti
La lingua Naxi nella varietà dialettale di Lijiang presenta il seguente sistema consonantico: (Rock, 1932; Bradley, 1975; Pinson, 1998; Michaud 2006)
- Labiale occlusiva sorda [p] b Bilabiale sorda. Italiano papa ['papa]; Francese pont “ponte” [p]; Inglese spy “spia” []; Spagnoloo pan “pane” [pan]; Tedesco platt “piatto” [plat]
- Labiale occlusiva sonora [b] bb Bilabiale sonora. Italiano bimbo ['bimbo]; Francese beau “bello” [bo]; Inglese boy “ragazzo” []; Spagnolo beso “bacio” ['beso]; Tedesco bis “fino a” [bis]
- Labiale occlusiva aspirata [pʰ] p Cinese Mandarino 拍手 - pai1shou3 “battere le mani” [pʰai1ʂou3], 派遣
- pai4qian3 “spedire, spedizione” [pʰai5tɕʰiɛn3]
- Labiale occlusiva prenasale [mb] nb Il fono è presente in numerosi linguaggi africani, che adottano anche l'ortografia /mb/. Irlandese ár mbád “la nostra barca” [d̪]; in Inglese occorre anche come finale, ma viene pronunciato /m/ come in lamb [lm ]
- Labiodentale fricativa sorda [f] f Italiano fifa ['fifa]; Francese fou “folle” [fu]; Inglese fun “divertimento []; Tedesco von “di” []
- Labiodentale fricativa sonora [v] v Italiano viva ['viva]; Francese vie “vita” [vi]; Ingelse van “furgone” [vn]; Tedesco Weg “via” [vek]
- Labiale nasale [m] m Fricativa bilabiale. Italiano mamma ['mamma]; Francese mot “parola” [mo]; Inglese man “uomo” [mn]; Spagnolo mar “mare” [mar]; Tedesco Mann “uomo” [man]
- Labiale semivocale sorda [w] u Italiano uovo [']; Francese mois “mese” [ma]; Inglese one “uno” []
- Labiale semivocale sonora [ɥ] iu Approssimante labiopalatale, o approssimante palatale labializzata, che si pronuncia nel punto di articolazione palatale con contemporaneo arrotondamento delle labbra. Francese lui “lui” [lɥ i]
- Dentale occlusiva sorda [t] d Italiano tempo [']; Francese temps “tempo” []; Spagnolo tiempo “tempo” ['tjempo]; Tedesco Hut “cappello” []
- Dentale occlusiva sonora [d] dd Italiano dente ['dnte]; Francese dent “dente” [d]; Inglese day “giorno” []; Spagnolo diente “dente” ['djente]; Tedesco da “là” [da]
- Dentale occlusiva aspirata [tʰ] t Yi (Lolo) ꄩ tot “sopra, soprattutto, più anziano” [tʰ]
- Dentale occlusiva prenasale [nd] nd Comune in molti linguaggi Africani. Irlandese àr ndoras “our door” [nd]
- Dentale affricata sorda [ts] z Italiano pezzo ['pttso]; Tedesco Zahn “dente” [tsan]
- Dentale affricata sonora [dz] zz Italiano mezzo ['mddzo]
- Dentale affricata aspirata [tsʰ] c Yi (Lolo) ꋍ cyp "uno" [tsʰʑ]
- Dentale affricata prenasale [ndz] nz Yi (Lolo) ꌅ nzy “essere ospite” [ndzʑ]
- Dentale fricativa sorda [s] s Italiano casa ['kasa], sei [si]; Francese six “sei” [sis]; Inglese six “sei” [s]; Tedesco Fuss “piede” [fus]
- Dentale fricativa sonora [z] ss Italiano caso ['kazo], asma ['azma]; Francese douze “dodici” [duz]; Inglese zoo “zoo” [zu]; Tedesco sechs “sei” [zks]
- Dentale nasale [n] n Italiano nano ['nano], Nando ['nando]; Francese nain “nano” []; Inglese nine “nove” [nan]; Spagnolo nada “niente” ['aa]; Tedesco null “zero” []
- Dentale laterale [l] l Italiano letto ['ltto]; Francese lit “letto [li]; Inglese light “luce” [lait]; Spagnolo luna “luna” ['luna]; Tedesco Lampe “lampada” []
- Dentale vibrante [r] r Italiano rana ['rana]; Spagnolo rueda “ruota” ['rrue]
- Retroflessa affricata sorda [tʂ] zh Cinese Mandarino 中zhōng “centro, mezzo” [tʂʊŋ]
- Retroflessa affricata sonora [dʐ] rh / dż Polacco dżem “marmellata” [dʐm]
- Retroflessa affricata aspirata [tʂʰ] ch Cinese Mandarino 踹 chuài “calciare” [tʂʰuaɪ], 吃 chī “mangiare” [tʂʰ]
- Retroflessa affricata prenasale [ndʐ] nr Yi (Lolo) ꎖ nra “più, più di” [ndʐa]
- Retroflessa fricativa sorda [ʂ] sh Cinese Mandarino 上 - shàng [ʂaŋ]
- Retroflessa fricativa sonora [ʐ] r Cinese Mandarino 让 - ràng “permettere” [ʐaŋ]
- Alveolo palatale affricata sorda [tɕ] j Cinese Mandarino 俭 - jiǎn “spada” [tɕ],
北京 - Běijīng “Pechino” [tɕŋ ]; Catalano fletxa “freccia” [ˈflet.tɕə ]
- Alveolo palatale affricata sonora [dʑ] jj Inglese jug “brocca” [dʑ]
- Alveolo palatale affricata aspirata [tɕʰ] q Cinese Mandarino 去 - qù “andare” [tɕʰy]
- Alveolo palatale affricata prenasale [ndʑ] nj Yi (Lolo) ꐳ nj “veloce ” [ndʑ]
- Alveolo palatale fricativa sorda [ɕ] x Cinese Mandarino 西安 - xī ān “(la città di) Xi'an” [ɕn]
- Alveolo palatale fricativa sonora [ʑ] y Yi (Lolo) ꑌ ny “(mettersi a) sedere” [ɲʑ]
- Palatale occlusiva sorda [c] ? Albanese kuq “rosso” [kuc]; Ungherese hattyú “cigno” [hɒcːuː]; Greco κέδρος “cedro” ['ceðros]
- Palatale occlusiva sonora [ɟ] J Greco μετάγγιση “trasfusione” [ ɟ isi]; Turco güneş “sole” [ɟyˈneʃ]
- Palatale occlusiva aspirata [cʰ] ? Koreano varietà di Seoul 차 cha “te” [cʰa]
- Palatale occlusiva prenasale [ɲɟ] nc Xhosa (isiXhosa – Sudafrica) nceda “piacere” [ɲɟedʱa]
- Palatale nasale [ɲ] ni Italiano regno ['ɲ ɲ ]; Francese gagne “(io) guadagno” [gaɲ ]; Spagnolo ano “anno” ['aɲo]
- Palatale semivocale [j] i Italiano Ieri ['], piove ['pve]; Francese pied “piede” [pe]; Inglese yes “si” [es]; Spagnolo hielo “ghiaccio” ['elo]; Tedesco ja “sì” [a]
- Velare occlusiva sorda [k] g Italiano caro ['karo], occhio ['kkjo]; Francese cou “collo” [ku]; Inglese can “potere” [kn]
- Velare occlusiva sonora [g] gg Italiano gatto ['gatto], ghiro ['giro]; Francese gant “guanto” [g]; Inglese get “arrivare” [get]; Spagnolo gato “gatto” ['gato]; Tedesco geh “va' ” [ge]
- Velare occlusiva aspirata [kʰ] k Cinese Mandarino 看 - kàn “guardare” [kʰan]
- Velare occlusiva prenasale [ŋg] mg Yi (Lolo) ꈾmge “mais” [ŋg]
- Velare fricativa sorda [x] h Spagnolo hoja “foglia” ['oxa]; Tedesco Bach “torrente” [bx], Buch “libro” [bux]
- Velare fricativa sonora [ɣ] w Italiano nella varietà dialettale di Nuoro súghere “succhiare” [ˡsuɣɛrɛ]; Spagnolo hago “faccio” ['];
- Velare nasale [ŋ] ng Italiano anche ['aŋ ke], nelle varietà dialettali settentrionali può trovarsi in posizione di coda, non [noŋ]; Inglese thing “cosa” [ŋ ]; Spagnolo cinco “cinque” [iŋ ko]; Tedesco sang “cantai, cantò” [zaŋ].
- Glottidea occlusiva sorda [ʔ] Italiano occorre facoltativamente davanti a vocale iniziale di parola, soprattutto se preceduta da altra vocale: è Andrea [ndra] oppure [ʔʔndra]; Tedesco auch “anche” [ʔ aox], einatmen “inspirare” [ʔaen ' ʔtmn]
Sillabe
La lingua Nàxī è monosillabica, con sillabe aperte (senza consonanti finali), generalmente strutturate secondo lo schema C + ( G ) + V, dove C è una consonante, G una semivocale /w/ o /j/ e V una vocale. (Pinson, 1998; Michaud 2006)
Nonostante questo semplice schema sillabico essa risulta foneticamente molto complessa, così come si evince sia dagli studi enciclopedici sui Nàxī del botanico Joseph Rock (1952, 1963, 1972, ecc…) e di Peter Gullart (1955), sia dai risultati dei recenti studi di Alexis Michaud (2003 – 2006) sulla fluttuazione tonale nelle sillabe, la riassociazione tonale, il comportamento delle neutralizzazioni, la replicazione sillabica, l’esistenza ed il comportamento del IV tono ascendente nella lingua Nàxī.
Fonologicamente la struttura sillabica del Nàxī e strettamente legata allo schema C(G)V, ma ovviamente vi sono alcune eccezioni, tutte etimologicamente raggruppabili in un insieme di parole straniere, derivate o adottate dal Tibetano e dal Cinese (Sagart & Xu Shixuan 2001: 10; Michaud 2007).
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