La calligrafia in Cina è stata una delle prime espressioni artistiche sviluppatasi, e più di ogni altra raccoglie e sintetizza le concezioni filosofico-estetiche della cultura cinese, le cui valenze saranno poi applicate al campo della pittura.
È un’arte i cui codici, sperimentati ed affinati per circa 2.000 anni, permettono di aprirsi alla creatività più spontanea, coltivando la sensibilità dello spazio, dell’equilibrio e dell’armonia compositiva.
Oggi quest’arte millenaria è ancora estremamente vitale, ed è un campo dove artisti occidentali – come Nicola Piccioli e Paola Billi – ed orientali, separati da grandi distanze ed esperienze culturali, possono esprimersi allo stesso modo analoghe esigenze esistenziali.
La pratica e l’insegnamento della calligrafia permette di introdurre una nuova prospettiva interculturale, capace di far vivere in prima persona un’esperienza stimolante per un’apertura alla comprensione culturale, alla comunicazione, alla creatività artistica.
La logica di costruzione dei caratteri della scrittura cinese, a prescindere dallo stile abbracciato o di cui – come me – si tenta imitazioni, risponde comunque a regole estetiche e movimenti “strutturali” che coinvolgono il tempo e lo spazio, dando vita ad un mezzo di espressione universalmente praticabile.
Come accade per la musica, una vota appresi gli elementi di base (emm…) si procede all’elaborazione di un linguaggio che diviene espressione della propria interiorità artistica.
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