Corre corre.
Il mio sonno del treno,
il fasciarmi del paesaggio ben noto,
il pensiero ad altro,
il lasciare che scorra l’arazzo
del mio fratello conosciuto paesaggio,
sosia,
distesa mansueta.
Corre corre.
La mente divora la metafora.
Il significato.
Fulminea appartenenza a prima vista.
Corre corre.
Distanze e moto pasciono
e contemporaneementi rendono
invisibiliefermi
i(sotti
li)bruli
chiidivita.
Vita.
Nel bosco, nel fiume, nel cielo:
foglie, squame, frac di rondini.
Nelle cortecce:
gli occhi nocciola della bimba.
Corre corre.
Ripetersi di treno verso casa.
Casa.
Mi propizia il procedere del verso
alla quotidiana carezza
del mio Zenith:
casa,
ricongiungimento.
Corre corre.
Bevo il tramonto.
Gusto l’arancione, il rosa.
Sorseggio tutti quei viola,
in attesa di tremare con le stelle,
e mi mezzo del giorno che sciorina
l’acquasole del lenzuolo
di~stillato crepuscolo.
Corre corre.
Distinguo città vere
da ingannevoli assaggi di civiltà,
di umana profondità,
di senza suono e senza tatto.
O che almeno io sappia percepire.
Per altro io
sono
fatto vivo
per il gioco pericolosissimo della vita.