Peonie – 牡丹 Mǔdān

La peonia è il capolavoro dei cinesi. E, bisogna aggiungere, è la massima sublimazione del cavolo: guai se nella manifestazione più alta non si percepisse anche un’ombra della più infima. Mi è difficile esprimere la grande passione che ho per le peonie […] “.

Ippolito Pizzetti

Peonie
牡丹 mǔdān-Peonie

La Peonia è uno tra i fiori che vantano una storia ed una simbologia antichissima, ed assieme al fiore di Prugna è un’icona ed un emblema della cultura cinese.

Il suo nome in ideogrammi è 牡丹 mǔdān ed è composto dai termini 牡 mǔ maschio, maschile, e 丹 dān una parola dai più significati tra cui il colore rosso, la polvere di cipria, il cinabro, ma è anche conosciuto come 富贵花 fùguìhuā – il fiore delle ricchezze e dell’onore.
L’utilizzo della Peonia nell’arte cinese ed orientale è millenario:si tramanda infatti che questo fiore venisse protetto dagli imperatori, i quali retribuivano con generosità i coltivatori delle varietà più belle, e dunque la Peonia divenne uno dei principali motivi decorativi, così come documentato ad esempio dalle preziosissime porcellane di epoca Ming (1368 – 1644) e Qing, (1644 – 1912) e proprio durante i Qing venne eletta come fiore nazionale ed emblema della Cina.

In tutto oriente è indicata come la regina dei fiori, e le sue virtù medicinali erano e sono attualmente utilizzate nella medicina tradizionale cinese e giapponese; le sue proprietà erano note in antichità anche in Europa, così come tramandato dal mito di Peon, medico degli dei ed allievo di Esculapio, che curò Plutone da una ferita proprio utilizzandone le radici, e dunque il dio per ringraziarlo e per sottrarlo all’invidia dei colleghi, gli fece dono dell’immortalità trasformandolo in un fiore: la peonia appunto.

L’utilizzo ornamentale del fiore in Europa conobbe però un tardo impigeo, anche perchè le Peonie arboree rimasero sconosciute fino al XVIIII secolo, quando la coltivazione venne introdotta a seguito dei viaggi di botanici inglesi e francesi; ecco dunque che anche nella nostra cultura questo fiore è generalmente associato ad un motivo iconografico orientale, in particolare alla Cina, dove la sua celebrità è pari a quella della rosa presso la nostra cultura.

Il soggetto che ho scelto di rappresentare è proprio ispirato all’iconografia tradizionale cinese, sia nella tematica che nella tecnica, con l’utilizzo di acquerelli ed inchiostro cinese, ed acquerelli su carta ruvida. Nella composizione ho cercato di tener fede al principio di equilibrio delle opere di calligrafia (Shufa) che prevede il bilanciamento nei dipinti tra parti piene e parti vuote, non solo una regola estetica, ma una delle espressioni artistiche del concetto di Yin e Yang, della metamorfosi e dell’alternanza dei due principi complementari ed antitetici, tematiche qui nascoste fra petali foglie e boccioli, che intendo come il nucleo concettuale della mia rappresentazione, a cui alludo con la simbologia del numero delle peonie, cinque, e dal ritrarle nei vari stadi della loro vita: dal bocciolo, al fiore maturo, completamente sbocciato, inizio della fine.

Il numero cinque è poi per me chiave di sgnificati e simbologie, tanto all’interno della cultura occidentale quanto all’interno di quella cinese. In quest’ultima è anche alla base della teoria filosofica e medica detta dei 5 elemementi, o delle cinque fasi, basata sulla concezione  dell’esistenza e della salute umana come risultato e manifestazione dell’equilibrio di 5 elementi: legno, fuoco, terra, metallo ed acqua. Secondo questa concezione l’uomo, essere vivente tanto quanto lo è il fiore, è creatura prodotta dal cielo e dalla terra, e ad essa i 5 elementi sono necessari per la vita. I loro mutamenti ed il temporaneo e ciclico alternarsi del prevalere di ognuno di essi sono considerati le cause del divenire dell’esistenza umana, le cui condizioni ne sono manifestazione: legno che brucia genera il fuoco e produce cenere, la cenere prodotta forma la terra da cui viene il metallo, che fondendosi genera acqua, nutrizione per le piante e quindi legno…

Attraverso la raffigurazione di queste peonie, cinque, tento di esprimere un simbolo di vita universale, e quindi anche una rappresentazione dell’umanità: fiori e numeri sono ritratti della volontà e dell’intelligenza, dell’ispirazione e della genialità, della stabilità e della tensione di un divenire progressivo ed ascendente.

Raffiguro allora queste peonie come cinque esseri vivienti, in quanto tali simbologia umana, così come il numero cinque è il numero dell’uomo: uomo come essere mediano tra terra e cielo, uomo come aspirazione alla trascendenza verso una condizione superiore, a cui allusione è quel bocciolo, che tende alla schiusura, alla trascendenza di sé verso la pienezza: il fiore sbocciato.

Cinque peonie non come tentativo di rappresentazione di natura morta, ma espressione di natura viva, così come il numero cinque è un numero di vita, che appartiene all’essere umano vivente e vitale: ogni peonia rappresenta una individualità e l’nsieme un coro di vite. Cinque sono le penoie come cinque sono i sensi, ed esse si articolano nello spazio del quadro come il numero cinque rappresneta l’articolazione quinaria dell’essere umano nella raffigurazione leonardesca.

Per queste Peonie, icona della Cina, ho allora tentato di pretendere dal mio pennello una rappresentazione in cui le trasparenze dell’acquerello ritraggano la trascendenza dalla collettività, anonima ed opaca di un uno compresso e composto dalla flora di più di un miliardo di esseri, per diventare cinque vite autocentriche e trasparenti.

Allo stesso modo ho tentato di imprimere su carta una simbologia antica, multiculturare e multietnica, attraverso il numero del divenire e della tensione a, serie di quaternari eccentrici dotati di doppi centri, moltiplicazioni e manifestazioni di Yin e Yang: la Cina e me, la collettività immensa e l’individualità microscopica, trasparenza e opacità, essere e divenire, movimento progressivo di elevazione e di degradazione.

Arras 2010: data, attestations and concordances

This resource contains all data relative to attestations I’ve made preparing my study focused on Naxi – Dongba pictographs with animals’ based iconography and directly associated to deities, which is the theme I’ve to develop for Arras 2010 Congress.

Among such attestations I’ve also included a  which resume and gathers all manuscripts dedicated or related to “Serpent-cult”: such sheet also contains a cross-reference plates among Joseph Rock and Harvard-Yenching numeration system, with available url of Harvard-Yenching online collection.

All item here listed are available as an htm page to be browsed, and as .xls ( Excell ) and .ods ( Openoffice ) editable files.

Study of iconographies and contexts directly form Naxi Dongba Manuscripts evinced many common aspects and features with Tibetan, Indian and Chinese tradition, thus I also implemented such cross-iconographics plates for crossing references among different deities attested.

See You in Arras…

Stefano Tronconi, Tanglang Meihua

stefa-tanglang1 Siamo molto contenti di avere nella nostra piccola associazione Stefano, ormai compagno di allenamento serale alla Barsanti.

stefa-sanda1 Personalmente sono proprio felice di esserci trovati, di essere in amicizia, e di condividere la passione e l’amore per le arti marziali cinesi, in libertà ed ognuno con le proprie metodiche e le proprie specialità.

Per chi fosse interessato ad approfondire, ad orari ed informazioni più dettagliate su Stefano Tronconi, sul Tanglang quan Meihua, ed eventualmente per contatti, ecco il link alla pagina web di Stefano: http://www.kungfutanglang.com

Grazie quindi Stefa, e benvenuto in Vicina!!!


羞龙 Xiulong

Lavori in corso

Ormai è un mesetto che lavoro su Zaofan 早饭 – colazione, matita su cartoncino nero,  misure…emm, non ricordo

Zaofan - Colazione

Zaofan 早饭 – colazione, particolare

Nel 2005, appena tornato dalla Cina, rimasi colpito da un quadro raffigurato nella rivista exChange, di cui trovavamo copie al Beijing Kuai Candian di Lisa e Dani. Il quadro raffigura la baracca di un cantiere edile, e s’intitola 打工图 dǎgōng tú del pittore 徐惟辛Xu Weixin.

Xu Weixin

徐惟辛 Xu Weixin – 打工图 dǎgōng tú

Ho sempre legato quest’immagine immortalata da 惟辛 come un flash scattato durante una colazione, o massimo una cena, di una delle miriadi di squadre di operai che a turni si alternano nei cantieri sempre al lavoro, letteralmente brulicanti! Una visione che comunque avevo visto molto bene nella Pechino di Nanli Shilu, e che abbiamo rivissuto spesso a Shanghai quest’estate.

Ho quindi iniziato a lavorare questa matita su cartoncino nero, intitolando il lavoro Zaofan 早饭 – colazione…

L’intento ovviamente non è quello di copiare un quadro! Il mio sarebbe un omaggio a questo grandissimo pittore, ed alla Cina più bella che ho avuto la fortuna di vivere ed alla quale mi sento profondamente parte. I ritratti di 惟辛 mi piacciono immensamente, ed sento nei suoi volti qualcosa di eccezionale, sento questi quadri vicini sia alle alienate monomani di Géricault sia ai mangiatori di patate di Van Gogh.

La strada è lunga, 慢慢来。。。

Moleskine, quaderni di studio di acquerello e Shufa

Fox drinking

Fox drinking, chinese watercolor

A Pechino, per i 2 mesi e mezzo di Cina dell’estate del 2005, scrissi un diario che divenne il mio confidente ed il mio sfogo, un inconsapevole modo di praticre il secondo veicolo rang-rtogs gshen-rab kyi theg-pa, cioè uno stato simile allla sautrantikas, ossia il veicolo di coloro che tentano di capire per mezzo di se stessi, senza maestro.

Una pratica in cui cercavo di capire ed assimilare, ruminare, la mole infinta di insegnamenti e di visioni che Pechino e la Cina mi offrivano quotidianamente, una sorta di trasformatismo in scrittur della pratica meditativa.

Intanto, nella libreria di Xidan – sempre a Pechino – venivo in contatto con i numerosissimi diari di viaggio di quei ciniesi ce come intuito da Ilario Fiore, desiderosi di affacciarsi al mondo,registravano le porprie impressioni della Cina e del mondo su diari di viaggio incredibilmente belli, di una freschezza ed una luminosità incredibile, in cui a farla da padrone non c’era la precisione di uno scatto fotografico, ma il colore.

Colore puro e colore diluito, l’essenza della bella arte – 美术 meishu.

In un susseguirsi vorticoso di immagini puramente immagini ed immagini ideogrammi…, l’origine e lo stato attuale di una delle scritture più antiche della terra.

Appena tornato dalla Cina, a fine Settembre del 2005, Mei mi portò alla libreria Edison di Piazza della Repubblica a Firenze, per farmi vedere il diario di viaggio di Stefano Faravelli, intitolato semplicemente  Cina. Un capolavoro, lavoro stupendo, che mi riportò ed ancora oggi mi riporta nel regno di mezzo, con i ritratti del sacerdote Dongba di Dongba Gong a Lijiang, un mondo del quale ho sempre nostalgia essendomi ammalato di Mal di Cina, un universo dal quale solo ed esclusivamente per una persona che si trova in questa piccola ed agonizzante terra che in Cinese si chiama 意大利 Yidali – grandi aspettative e grandi vantaggi.

Adesso sono passati 4 anni. Con lei al mio fianco non ero più solo tornndo in Cina, mostrandole Tian Tan appannato dalla nebbia proficua dell’alba di Beijing e dalle lacrime di fratelli e sorelle ritrovati…così come abbiamo ritrovato altri taccuini di viaggio, altre pennelate che, come quelle pennellate di Cina di Faravelli, come le foto di Gianni Limonta sullo Yunnan, mi hanno spinto.

Spinta anche a compiere i miei studi ed i miei esercizi di pittura su due moleskine, una interamente dedicata allo studio delle shufa, ed una di acquerelli liberi.

Moleskine – Shufa

Lo studio dell’arte Cinese, 美术 mei shu, mi appassiona immensamente.

L’uso monocromatico dell’inchiostro e del colore mi impressiona e mi trasmette vibrazioni profonde, diverse da quelle trasmesse dall’arte occidentale che ammiro e conosc, propria della mia cultura e del mio mondo; solo l’Impressionismo ed alcune opere del post-impressionismo sento vicine alla ricerca che attuo nello studio dell’arte e nel dipingere.

Le pagine dei miei studi

Moleskine – Acquerelli

L’acquerello è il medium che prediligo.

Prima di tutto perchè dove vivo adesso non ho spazio per allestire un cavalletto e per dipingere ad olio, e poi perchè sento l’acquerello molto più vicino all’arte cinese, dunque mi permette di studiare e sperimentare impressioni e tentativi che poi, un giorno, potrò applicare alla pittura ad olio.

Queste sono le pagine dei miei studi

Premio Italia per le arti visive 2009

Mal di Cina

Mal di Cina, particolare

Con molto ritardo, dovuto ad una serie concatenata d’impegni ed imprevisti, voglio scrivere due righe sul Premio Italia per le Arti Visive 2009, concorso di belle arti al quale ho partecipato con “Mal di Cina”, ritratto a matita di una bambina tibetana dello Yunnan,  basato e partito dalla fotografia “Bambina di un villaggio nei pressi del monastero Songzanlin” di Gianni Limonta in “Yunnan – Cina” pubblicato nel 2000 dalla Leonardo Arte, di cui già scrissi mentre ero impegnato allo stesso ritratto.

Il lavoro a matita, iscritto alla sezione grafica, è stato premiato con la possibilità di esporlo assieme ad altri miei lavori alla Galleria del Candelaio, in Via Fra’ Giovanni Angelico a Firenze.

Il catalogo della mostra, che ho scannerizzato in parte, riporta sia la presentazione della manifestazione, sia il verbale della giuria e le opere in gara: ho riprodotto le pagine sia in un unico pdf, sia come galleria d’immagini.

All’esposizione che “Mal di Cina” mi ha fatto vincere ho portato 4 lavori in tutto: 2 matite – Mal di Cina e 耶稣誕生 Yēsū Dànshēng, Natività – e 2 acquerelli – Crook Gill packhorse Bridge, Yorkshire (il cui titolo in mostra però è “ritratto a Matteo Ricci”) e  节奏 jié zòu – ritmo, varietà; 耶稣誕生 Yēsū Dànshēng che nel frattempo avevo presentato al concorso XVII Premio Firenze 2009, era appena stato premiato.

Mal di Cina, particolare

La terminologia del Wushu su ENERTAO: il palmo

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Sono molto soddisfatto che il 2009 si concluda con la pubblicazione su Enertao del mio articoletto sulla terminologia del Wushu inerente alle forme del palmo.

Enertao XVII - 4 La forma della mano: il plamo
Enertao XVII - 4 La forma della mano: il plamo

Il mio progetto sarebbe di proseguire con le forme della mano (gancio, dita ed artiglio) e poi passare alle forme del passo; questo come primissima parte di quello che vorrei diventasse un breviario della terminologia fondamentale del Wushu; il pdf dell’articolo è disponibile a questo link diretto.

Ci tengo a precisare che per la pubblicazione di questi articoli su Enertao non sono retribuito in alcuna misura, se non dalla soddisfazione di veder pubblicato materiale che scrivo durante il mio studio – anche teorico – del Wushu su una rivista importante e diffusa quale Enertao; grazie quindi alla redazione per la fiducia accordatami e per la continuità con cui il mio materiale viene pubblicato.

XIUART al Candelaio

Acquerello su Moleskine

Acquerello su Moleskine

COMUNICATO STAMPA
GALLERIA DEL CANDELAIO – FIRENZE

Via Frà G. Angelico 3/r – 055/67.90.42  ecodarte@bottega2000.it

www.bottega2000.it/eco www.premioitaliaperleartivisive.it

presenta opere di

FRANCO MARGARI – MAURO MARTIN

LORENA NOCENTINI – STEFANO ZAMBLERA

3 – 15 dicembre 2009

Si inaugura giovedì 3 dicembre 2009 alle ore 18.00, alla Galleria del Candelaio di Firenze (Via Frà G. Angelico 3/r), una mostra di opere degli artisti Franco Margari, Mauro Martin, Lorena Nocentini e Stefano Zamblera, organizzata in collaborazione con la rivista “Eco d’arte moderna”. L’esposizione, che fa parte del ciclo dedicato agli autori segnalatisi al “Premio Italia per le Arti Visive” 2009, si concluderà martedì 15 dicembre 2009.

Orario: dal lunedì al venerdì 9,30/12,30 – 15,30/19,30 sabato su appuntamento

INGRESSO LIBERO