Stefano Tronconi, Tanglang Meihua

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stefa-tanglang1 Siamo molto contenti di avere nella nostra piccola associazione Stefano, ormai compagno di allenamento serale alla Barsanti.

stefa-sanda1 Personalmente sono proprio felice di esserci trovati, di essere in amicizia, e di condividere la passione e l’amore per le arti marziali cinesi, in libertà ed ognuno con le proprie metodiche e le proprie specialità.

Per chi fosse interessato ad approfondire, ad orari ed informazioni più dettagliate su Stefano Tronconi, sul Tanglang quan Meihua, ed eventualmente per contatti, ecco il link alla pagina web di Stefano: http://www.kungfutanglang.com

Grazie quindi Stefa, e benvenuto in Vicina!!!


羞龙 Xiulong

吳鑑泉 – Wú Jiànquán

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吳鑑泉 – Wú Jiànquán

吳鑑泉 Wú Jiànquán (Wu Chien Ch’üan 1870-1942) fù un famosissimo maestro di Wushu dedito e specializzato al Taiji Quan che praticò e visse durante il Tardo Impero ed all’inizio della Repubblica Cinese.

Wú Jiànquán imparò il Wushu da suo padre, 吳全佑Wu Quanyou , 1834-1902, uno dei più famosi studenti di楊露禪 Yang Luchan (Yang Lu-ch’an, 1799-1872) e楊班侯Yang Pan-hou (1837-1890), entrambi Manchu, ufficiali di cavalleria della Bandiera Gialla (le guardi e imperiali) e successivamente la famiglia Wu appoggiò Sun Yat-sen.

Durante la proclamazione della Repubblica, nel 1912, la Cina era in tumulto, assediata per molti anni dal controllo economico e politico di paesi stranieri; Wú Jiànquán ed i suoi compagni楊少侯Yang Shao-hou (1862-1930), Yang楊澄甫Ch’eng-fu (1883-1936) e孫祿堂Sun Lu-t’ang (1861-1932) si dedicarono massificazione ed alla divulgazione del Taiji Quan insegnandolo su scala nazionale.

Aprirono così, a partire dal 1914, corsi pubblici presso l’Istituto di Educazione Fisica di Beijing, la prima struttura che provvedeva all’istruzione del Taiji Quan aperta a chiunque; Wu Jianquan ricevette inoltre gli incarichi di istruire le 12 guardie del corpo presidenziali, e d’insegnare presso la famosissima scuola di arti marziali Ching Wu.

Come risultato dell’ampliamento del pubblico a cui insegnare Taiji, molto più vasto e fisicamente impreparato ed inesperto al Wu Shu, Wu Jianquan modifico i propri metodi didattici, aggiustando, semplificando, cambiando e celando alcuni dei contenuti marziali che appartenevano al proprio bagaglio marziale e modificò dunque quanto ereditò dal padre in una disciplina accessibile al grande pubblico. Egli però ne salvò e continuò a praticare ed a sviluppare comunque i contenuti marziali del Taiji nella pratica avanzata del Tui Shou.

Wu Jianquan partì con la propria famiglia e si trasferì dal 1928 a Shang Hai, dove nel 1936 fondò la鑑泉太極拳社Chien-ch’uan T’ai Chi Ch’uan Association, al 9° piano del famoso Shanghai YMCA: l’associazione aveva lo scopo della pratica e della divulgazione di quello che in breve tempo sarebbe divenuto uno dei 5 stili di Taiji più praticati nel mondo (gli altri sono lo stile Chen, lo stile Yang, lo stile Wu/Hao e lo stile Sun). L’associazione e le scuole ad essa affiliate vennero mantenute dai discendenti e dai discepoli di Jianquan.

Nel 1942 suo figlio primogenito 吳公儀, Wu Gongyi, (1900-1970) ereditò a direzione dell’associazione e la discendenza del Taiji Quan del metodo Wu ed egli la trasferì nel 1949 ad Hong Kong, dove attualmente è ancora, diretta dal pronipote吳光宇Wu Guangyu (1946), estesasi a Shanghai, Singapore, in Malesia, in Canada, negli Stati Uniti d’America, in Inghilterra ed in Francia.

Tra gli insegnanti più famosi del Taiji secondo il metodo della famiglia Wu possiamo ricordare馬岳樑Ma Yueh-liang, 吳圖南Wu T’u-nan e鄭榮光Cheng Wing-kwong.

羞龍 Xiu Long

Nazionali di Taolu 2008

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Non c’è niente da fare!

Claudia con la spada è assolutamente superba, anche se dicono che manca di shenfa, anche se sostengono che potrebbe saltare di più, anche se tutti trovano un miliardo di anche, il punteggio della giuria di 9.23 è uscito fuori come un bel pi jian secco per spaccare in 2 quello che è spada da quello che non è spada

Clau Ban Ma Bu Chu Jian

Ioni, un po’ sottotono ed un po’ sfortunata ha anche lei dimostrato di essere ormai approdata sull’altra sponda del fiume che per me divide chi pratica in un certo modo da chi pratica in altri modi, e la sua sciabola (capace di tagliare anche il suo polso) è stata una delle più belle sciabole viste, così come il suo Changquan; sei tanta roba Ioni!!!!

Serena è stata fenomenale, le prime due linee della sua forma libera di pugno sono state eccellenti! Con un buonissimo ritmo ed un tecnicismo spettacolare, e la sua gestualità e capacità espressiva è migliorata tantissimo…, non a caso Li Yan Jun la chiama Xiao Claudia! Brava Sere!

Nicco è stato un po’ sottotono, ma ha fatto un buon pugno e, per il pochissimo che è stata provata anche una buona spada…, di lui spiccano indubbiamente le doti tecniche, un’elevazione da paura, un’ottima mobilità, e sporattutto il coragio di andare a fare sul tappeto una forma mai provata completamente, anche perchè completata davvero pochissimi giorni prima delle gare, eppure guadagnandosi una medaglia di Bronzo!

E’ quindi sempre più evidente, per me, quanto sia bello il Wushu fatto da questi ragazzi! Al tempo stesso è sempre più evidente quanto sia necessario dal loro 3 cose essenziali per un ulteriore miglioramento, che non si accontenti di vincere o di ben piazzarsi ai prossimi nazionali: 1) metodo, 2) incentivo, 3) espressione.

Il metodo è necessario perchè loro possano procedere, passo dopo passo, in una preparazione atletica che diventi paritaria al loro tecnicismo, oggi come oggi la prima scarsa ed il secondo eccellente. Per incentivo intendo non come un premio per i risultati, ma qualcuno che veramente programmi e segua i loro allenamenti, e che non li lasci soli per mesi per poi riprenderli a fine anno. Sulla propedeuticità dell’imparare ad arrangiarsi e dell’autosufficienza ognuno la pensa come vuole, per me l’orario di allenamento è l’orario di allenamento, e non di filosofia o di auto-critica. L’espressione è quel qualcosa che permea la pratica del wushu in Cina, che dal vecchio mezzo paralizzato di 90 anni al ragazzino di Shi Cha Hai rende unico, leggibile, terribilmente bello, potente ed aggraziato ogni più piccolo gesto praticato.

Pochi giorni per mettere le idee in chiaro, e poi si inizia a lavorare per l’anno prossimo…, e ritornando alle cose buone di questo bel nazionale 2008, grazie Elisabetta, e grazie a Gibbo e Lorenzo Paglia, in più grazie ai ragazzi ed algi insegnanti della Scuola del Fiume, sporattutto a Gianluca, e speriamo l’anno prossimo di poter lavorare insieme.

中国武术 Zhong Guo Wu Shu, le arti marziali cinesi

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…se si parla della Cina…viene spontaneo pensare anche alle arti marziali!

Per dire la verità, noi di Chabuduo siamo stati spinti ad approfondire l’interesse per questo paese e la sua cultura proprio dalla passione per la pratica di questa arte…
Probabilmente la diffusione dei film di Kung Fu ha contribuito in maniera decisiva ad accrescere l’interesse da parte degli occidentali verso l’oriente…e certo che molta confusione si è fatta e si fa!
Nel riconoscere ciò che è originario della Cina, o del Giappone, o di altri paesi dell’Estremo Oriente…soprattutto in merito alle arti marziali.
Ma non è certo nostra pretesa istruire, né commentare, né tanto meno criticare ciò che da altri viene scritto, affermato o divulgato in merito a questo argomento.
Vogliamo anzi mettere in evidenza una piccola parte di quella enorme quantità di informazioni e storie che è a disposizione di tutti (in rete, su riviste o libri), per cercare di stuzzicare la curiosità e la voglia di ricercare e approfondire l’argomento da parte dei nostri disgraziati avventori, attraverso citazioni, interviste, testimonianze, bibliografie e fonti che noi riteniamo interessanti.
Per cominciare abbiamo deciso di introdurre la questione mettendo in evidenza la realtà più vicina a noi in ordine di tempo e di fruibilità…
Non tutti sanno che attualmente in Cina il Kung Fu è largamente praticato come disciplina sportiva nelle scuole e in competizioni nazionali e internazionali, e che esiste un termine “di classificazione” che definisce questo aspetto delle discipline marziali cinesi come Wushu “moderno”.
In questo ambito una ulteriore classificazione viene fatta fra stili del Nord (Bei Quan) e stili del Sud (Nan Quan).
Nel Wushu moderno, in qualche modo si sintetizzano, attraverso la codificazione di stili e forme, elementi caratteristici delle tecniche di combattimento tradizionali del Kung Fu.
Gli stili moderni “codificati” , (forse a discapito di una ricerca più profonda) , possiedono un carattere marcatamente estetizzato, basato sulla rapidità delle esecuzioni e incentrato sull’interesse nella difficoltà del gesto atletico.
Una certa semplificazione garantisce la maggiore accessibilità dovuta e voluta per la massificazione delle discipline marziali, per così consentirne la diffusione tramite l’insegnamento di queste “nuove” discipline nelle scuole.
Oltre a garantire molteplici benefici psico-fisici non si preclude il fatto che la pratica del Wushu moderno costituisca una base formativa utilissima attraverso cui intraprendere un percorso di crescita nell’apprendimento di quest’arte.

铁包子Tie Baozi

Il termine 武术 Wushu

Al momento della fondazione del Comitato di Preparazione della Federazione Internazionale di Wushu nel 1985 a Xi’an, il nome utilizzato nell’atto costitutivo fu Wushu, e venne stabilito che in futuro si sarebbe usata direttamente la traslitterazione cinese e non altri nomi tradotti. […] Tuttavia l’uso del termine “Wushu” non è ancora oggi unitariamente diffuso nel mondo, ciò è dovuto in parte alla breve storia mondiale di questo sport, in parte a ragioni storiche a causa delle quali esso è stato rappresentato da altri nomi; attualmente il Wushu è chiamato Gongfu, Kungfu, Guoshu ed “Arti Marziali”.

Se sfogliamo la storia della cultura cinese possiamo vedere che le svariate forme di Wushu, in alcune migliaia di anni, sono state chiamate in moltissimi modi: tra il XX ed il VII secolo a. C. si trovano i termini quanyong – pugni e coraggio, shoubo – combattimento con le mani, jueli – provare la forza, xianggao – sopraffarsi l’un l’altro.

Tra il 770 ed il 221 a. C. compaiono nomi come jiji – attaccare abilmente, xiangbo – combattersi, shouzhan – battagliare con le mani, wuji – arte marziale, juedi -lottare. In seguito si ebbero molti altri nomi, fra i quali “Wu Yi” era comunque il più usato.

La parola Wushu compare per la prima volta nel testo “Zhaoming taizi wenxuan – raccolta di scritti dell’illustre erede legittimo”, compilato da Xiao Tong (501 – 531), letterato, figlio primogenito dell’imperatore Wudi della dinastia Liang Meridionale, ma anche in seguito il termine più popolare continuò ad essere Wu Yi.

Nel 1926 la Repubblica Cinese fissò ufficialmente il nome ” Zhong Guo Wu Shu – arti marziali cinesi”, abbreviato in Guoshu – arte nazionale, ed ancora oggi a Taiwan ed in alcuni altri paesi si continua ad utilizzare questo nome. Gli stranieri utilizzano spesso diverse traslitterazioni dei vari nomi del Wushu, come: gongfu, kungfu, guoshu, quantou, ecc… […] la parola kungfu ( o gong fu) si è diffusa nel mondo negli ultimi 30 anni al posto di Wushu.

[…] In origine la parola gongfu giunse per la prima volta in Europa circa 200 anni fa, per opera dei missionari francesi che si erano recati in Cina, ed indicava gli esercizi di conduzione del Qi ( xingqi zhi gong) dei Taoisti cinesi. Tuttavia esso non ebbe diffusione in Europa fino agli anni ‘60 e ‘70 di questo secolo, quando entrò profondamente nel cuore delle persone a seguito dei “films di gongfu” del noto artista marziale Li Xiaolong Bruce Lee.

Gongfu è il nome popolare dato al Wushu nelle province di Guangdong e Gunagxi della Cina Meridionale, ma nella storia cinese non è mai stato un termine ufficiale d’uso comune. Gongfu significa originariamente abilità, realizzazione. In cinese vi è un proverbio che dice: ” Zhiyou gongfu shen, tiechu mocheng zhen”, ossia ” solo con un profondo lavoro minuzioso si può macinare una sbarra di ferro fino a farla diventare un ago”, in altre parole “la perseveranza è la chiave del successo”.

[…] Chi studia il Wushu deve imparare a lavorare duramente e meticolosamente (gongfu), cioè deve allenare duramente gli esercizi fondamentali (jibengdong), incarnare bene l’essenza dell’abilità (gongdi), allenare bene la virtù dell’abilità (gongde) e la forza dell’abilità (gongli), ma la parola Gongfu non è mai stata un termine usato ampliamente. Mi auguro con tutto il cuore di assistere ad un ampio utilizzo del termine Wushu, e che la tecnica e la teoria del Wushu servano profondamente ed ampiamente a migliorare la salute fisica ed il carattere morale di tutti i popoli.

Shaolin Wushu Anno 1, numero 1 – Gennaio 1992

Estratto da: Xu Cai – La funzione del temrine “Wushu”, (Wushu Mingci de shiyong). Prefazione a Dizionario pratico delle arti marziali cinesi (zhongguo wushu shiyong daquan) – Traduzione di Fabio Smolari

La diffusione del Wushu in occidente

I films d’azione girati ad Hong Kong, che iniziarono a circolare in occidente all’inizio degli anni ‘70, attirarono un vasto pubblico verso le arti marziali, ma a quei tempi la Cina versava in una difficile situazione politica ed economica che le impediva contatti diretti e proficui con l’occidente in campo sportivo.

Per questa ragione si diffusero prima le arti marziali proprie di altri paesi asiatici, come il Giappone e la Corea; nonostante ciò, siccome un gran numerosi persone continuava a cercare il ” Kung Fu” (nome improprio del Wushu, derivato dalla trascrizione della pronuncia di Gongfu), alcuni improvvisati insegnanti cinesi, provenienti soprattutto da Hong Kong e Taiwan, approdarono in Occidente; ma erano il più delle volte scarsamente preparati se non addirittura approfittatori della buona fede altrui.

D’altronde, essendo molto problematico il confronto diretto con la Cina, non esistevano validi criteri di paragone per stabilire la veridicità o meno delle affermazioni dei singoli individui, e l’unica documentazione disponibile erano i films provenienti da Hong Kong, ma anche questi evidenziavano bagagli tecnici molto scarsi e lacunosi.

Nonostante questi aspetti le voci che ammantavano questo sport crebbero di continuo fino a quando, a partire dalla fine degli anni ‘70, la Repubblica Popolare Cinese inviò una squadra di atleti di Wushu in giro per il mondo in un tour di esibizioni, allo scopo di far conoscere all’occidente le vere arti marziali cinesi.

Le esibizioni toccarono anche l’Italia nel 1980 e nel 1982.

Con l’apertura della Cina all’occidente negli anni ‘80, molti praticanti dell’allora discutibile kung fu, impressionati dalle dimostrazioni viste, si recarono personalmente bella Repubblica Popolare Cinese ad apprendere finalmente lo sport tanto agognato, che trasmisero a loro volta agli appassionati del proprio paese, contribuendo così alla sua divulgazione su scala mondiale.

Dalla metà degli anni ‘80 le autorità cinesi, constatato l’enorme interesse che il Wushu andava suscitando in tutto il mondo, organizzarono corsi speciali per stranieri, e diedero l’opportunità ad atleti ed insegnanti cinesi di recarsi all’estero per insegnare questo sport.

Seguirono poi una serie di pubblicazioni e filmati nelle principali lingue occidentali che facilitarono l’apprendimento e la diffusione del Wushu nel resto del mondo.

Shaolin Wushu Anno 1, numero 1 – Gennaio 1992, A cura della Società Sportiva Quanshu di Ferrara

Articoli riproposti e arrangiati da 羞龙Xiu Long

Il Maestro Lucas Christopoulos

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Lucas Christopoulos è un personaggio da leggenda metropolitana. Nato in Svizzera da padre greco e madre svizzera, a 16 anni decise di partire per la Cina per apprendere le arti marziali e la filosofia classica.
Iscrittosi al corso di laurea quadriennale della Facoltà di Wushu dell’Istituto per l’Educazione Fisica di Pechino, completò gli studi con una tesi di ricerca sulle arti marziali nell’antica Grecia. Nel 1993 conobbe Zhang Zhicheng, 7° generazione del Tongbeiquan della famiglia Qi, col quale studiò per anni l’arte del pugilato giungendone a una conoscenza completa e venendo iscritto negli albi genealogici della scuola come 8a generazione, nonché unico allievo occidentale. Al termine del tirocinio il maestro gli affidò, come vuole la tradizione, una copia del manoscritto segreto della scuola (qijia tongbei quanpu).

Nella lontana provincia del Gansu divenne allievo del famoso maestro Huang Baoshan (1907-1998), un tesoro vivente del wushu, dal quale apprese stili tradizionali come shaolin luohaquan, erlu hongquan, zuibaxianquan.

Quando Huang Baoshan morì nel 1998, incurante della scomodità del viaggio, partecipò al suo funerale ove conobbe ex allievi e compagni del maestro che arricchirono la sua formazione con le eccellenti tecniche di bastone del Gansu: “bastone dell’ubriaco” (zuigun), “bastone del vecchio che guarda il campo” (laohan kantian gun), “bastone delle 4 porte” (simengun).
Udito che nel Gansu esisteva un monastero taoista ove ancora si praticavano arti occulte, decise di recarvisi. Qui scoprì che i monaci appartenevano alla setta della “foresta dei demoni” (guilin daopai), ancor viva in soli due luoghi in Cina, e si tramandavano i classici dell’antica strategia militare, tecniche di spionaggio, pratiche magiche ed esorcistiche.

In otto anni di permanenza in Cina, e nei suoi continui lunghi viaggi di studio, Christopoulos ha conosciuto vari famosi maestri del wushu tradizionale e studiato diverse tecniche; da un maestro di Cangzhou ha appreso anche il fengmogun (bastone del demone pazzo) e quindi è oggi depositario delle 4 tecniche di bastone più famose della Cina: shaolingun, fenngmogun, zuigun, simengun.

Rientrato a Losanna – sua città natale – è stato invitato ad insegnare presso l’Università dello Sport e ha iniziato a dedicarsi alla ricerca e all’insegnamento.

Di grande interesse storico le sue ricerche sull’influenza della cultura e delle scienze ellenistiche in Asia e gli scambi tra Cina e Occidente in ambito filosofico, culturale e marziale. Nel 2001 ha iniziato una proficua collaborazione con l’Istituto Wushu città di Firenze che lo ha invitato in Italia a tenere seminari periodici di Shaolin Zhouquantui e Shaolingun per far conoscere al pubblico occidentale l’efficacia di queste tecniche antiche fortunatamente non ancora inquinate dal moderno “Shaolin tradizionale” e non richiedenti costumini gialli, gambaletti grigi e scarpette feiyue per essere apprese.

Articolo tratto da: https://www.xiulong.it/puristipercaso

di Fabio Smolari

南拳 Nánquán – la boxe del Sud

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Il termine 南拳Nánquán indica l’insieme di stili delle arti marziali cinesi che si sono originati e sviluppati a sud del fiume Yangtze, che conobbe una grande diffusione intorno al 1960.

Nánquán contemporaneo è uno stile moderno, creato durante la grande rivoluzione culturale, derivato da alcuni degli stili più diffusi della regione del Guangdong, del Guangxi, del Fujian e dello Zhejiang fuse ad alcuni aspetti dei metodi di famiglie tradizionali come Hong, Li, Liu, Mo e Cai.

Le caratteristiche peculiari e distintive del Nánquán consistono in movimenti e tecniche veloci, potenti, ferme e decise, con posizioni

statiche e spostamenti solidi e repentini ma allo steso tempo agili, e rispetto all’eleganza ed alla leziosità degli stili del Nord, esprime grande forza e vigore,

espresso anche attraverso urla, dettefasheng, che rappresenta o riproduce le caratteristiche di animali, e interpretabile come il predecessore del “kiai” caratteristico delle Arti Marziali nipponiche e coreane.

La forza dei movimenti deriva da posizioni ristrette e stabili in cui le rotazioni rapidissime della vita generano una serie di movimenti veloci, forti e repentine delle braccia predilette alle tecniche di gambe, al punto che in Cina è popolare il detto Bei Tui, Nan Quan (Calci al Nord e pugni al Sud). Il Nanquan è comunque caratterizzato nella sua pratica ed espressione da una ricca serie di fondamentali, gesti tecnici e gruppi di movimenti inconfondibili, sebbene

nelle forma da competizione libere attualmente si vada perdendo alcuni di questi aspetti per guadagnare nelle prestazioni atletiche e nell’estetica più fine ed aggraziata.

Inconfondibile rimane comunque l’utilizzo delle mani e delle dita (Shou fa he Zhi fa) e la postura durante l’esecuzione delle tecniche di pugno (Chong Quan).

Ying Zhua

Artiglio del falco

He Zui Shou

Mano a becco di cicogna

Hu Zhua

Artiglio della tigre

Long Zhua

Artiglio del drago

He Zhua

Artiglio della gru

Yi Zhi Mei

Dito del Mei

Dan Zhi

Dito singolo

1)Pugno del Nan Quan

2)Pugno del Chang Quan

Anche il Nánquán prevede l’utilizzo di molteplici armi, come la sciabola del Sud, il Nandao 南刀, ed il bastone del Sud南棍, diverse dalle armi del Nord sia nell’aspetto sia nel maneggio e nell’esecuzione tecnica dei fondamentali; anche le armi sono incluse nelle forme prestabilite (taolu) durante le competizione ufficiali.

Nel 2003 la International Wushu Federation (I.W.U.F.) ha modificato le regole delle competizioni di Nánquán contemporaneo, stabilendo degli obbligatori e dei coefficienti di difficoltà (Nan Dun 难度), ed ufficializzando prestazioni atletiche quali calci saltati con rotazione in aria tra i 360° ed i 720°, così come il Flip indietro da fermo 原地后空翻ed il “Single Step Back Tuck” 单跳后空翻.

Tratto da: Wikipedia.org à NanQuan

Arrangiamento grafico e rielaborazione del testo 羞龙Xiu Long

I dodici modelli del Chang Quan

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Il Wushu è parte inscindibile della cultura cinese, ne fa parte, trae ispirazione ed allo stesso tempo contribuisce a formare modelli ideali a cui ispirarsi appartenenti agli insiemi iconografici, iconologici ed immaginari della stessa cultura cinese.

Le forme di Wushu (Taolu) consistono in una successione di movimenti concatenati ed armonici, eseguibili secondo respiri diversi, sia nel ritmo (movimento e pausa, accelerazioni e fasi più lente) sia delle dimensioni e nelle altezze (grande e ampio, piccolo e raccolto, alto e basso).

I movimenti sono quindi molto diversificati, impegnativi ed approfondibili sin dalle sequenze più elementari: richiedono e sviluppano una grande coordinazione generale e dei singoli muscoli, ognuno di questi movimenti è fatto di forze e tecniche più o meno visibili, appartenenti alle arti marziali cinesi.

1.. DONG RU TAO

(muoversi come un’onda)

Muoversi come un’onda significa che quando il corpo si alza e si china, deve muoversi come le grandi onde di un oceano in tempesta che si sollevano continue ed impetuose, ma nel movimento c’è quiete e musicità, purezza ed essenzialità.

2. QING RU YE

(essere leggeri come una foglia)

Leggeri come una foglia significa che, quando occorre leggerezza, si deve assomigliare alle foglie degli alberi sollevate da un soffio di vento, leggere, graziose e vivaci che danzano ondeggiando sospinte dal vento. Leggeri ma non flosci, nel fluttuare si devono conservare grazia ed eleganza.

3. LUO RU QUE

(ricadere come la gazza)

Ricadere come la gazza significa che al momento di ricadere a terra si deve assomigliare ad una gazza che improvvisamente atterra sulla punta di un ramo, gentilmente, senza far rumore, tranquilla, leggera e sicura. Allo stesso modo bisogna atterrare stabili e puliti, con fermezza e precisione.

4.ZHAN RU SONG

(erigersi come un pino)

Erigersi come un pino significa che quando ci si trova in posizione eretta sui due piedi a gambe distese, la posizione assunta dal corpo deve assomigliare ai verdi pini e ai cipressi smeraldini. Si deve stare diritti con forza, imponente da ispirare riverenza. Alla vista deve esserci movimento nell’immobilità, eleganza e potenza, imponenza e dignità.

5. QI RU YUAN

(saltare come una scimmia)

Saltare come una scimmia significa che quando si spicca un salto si deve avere la sensazione dell’agilità, della prontezza, della rapidità e della potenza di una scimmia che balza. Si deve essere forti e veloci, rilassati e distesi in modo naturale.

6. ZHUAN RU LUN

(roteare come una ruota)

Roteare come una ruota significa che quando si ruota, si spazza, ci si gira o ci si volta, le braccia e le gambe devono girare come la ruota di un carro, rapide e con forza, con un movimento circolare, continuo e scorrevole. Facendo perno sul fulcro della rotazione le rotazioni e le spazzate devono descrivere dei cerchi, le girate e i rivoltamenti degli anelli.

7. LI RU JI

(stare diritti su una gamba come il gallo)

Diritti su una gamba come il gallo significa che, quando si è in posizione eretta in appoggio su una gamba sola, si deve assomigliare al gallo quando si ferma improvvisamente in equilibrio alzando una zampa, fermi come una roccia, solidi come il monte Tai, come se il piede a terra avesse radici e la gamba d’appoggio fosse una colonna, in equilibrio naturale.

8. ZHONG RU TIE

(essere pesanti come il ferro)

Pesanti come il ferro significa che in quei momenti che richiedono forza pesante e affondata, la tecnica di emissione della forza deve essere travolgente ed inarrestabile come il ferro temprato in acciaio. Si deve marcare la pesantezza con rabbia e fermezza, leggerezza e pesantezza devono armonizzarsi, la forza impiegata deve essere appropriata.

9. ZHE RU GONG

(flettersi come un arco)

Flettersi come un arco significa che, quando ci si torce o si flette il busto, la vita deve flettersi come un arco completamente teso, ci si deve piegare mantenendo la forza, compiere un movimento che restituisca elasticità. Mantenendo la vita come punto chiave, nella morbidezza ci deve essere tenacia e forza.

10. JING RU YUE

(stare immobile come un monte imponente)

Immobile come un monte imponente significa che al momento di fermarsi in una posizione fissa, la posizione del corpo deve essere salda come un’alta montagna, di forza e aspetto imponenti e grandiosi, perciò movimento ed immobilità devono essere chiaramente distinti, “oltre la montagna c’è ancora la montagna”.

11. KUAI RU FENG

(essere veloci come il vento)

Veloci come il vento significa che

nei movimenti che richiedono prontezza e velocità improvvisa, si deve assomigliare ad una violenta bufera con raffiche di vento improvvise, con tuoni e lampi, alla quale nessuna forza può opporsi. Ma bisogna anche essere ordinati, veloci si ,ma senza fretta.

12. HUAN RU YING

(essere lenti come l’aquila)

Lenti come l’aquila significa che

quando il movimento richiede una decelerazione, si deve assomigliare ad un’aquila maestosa che descrive spirali nel cielo, lenta ed elegante, con portamento fiero e imponente. Bisogna essere lenti ma non fiacchi, tutto lo spirito concentrato.

Il termine tecnico ” I dodici modelli” Shier Xing indica le tecniche fondamentali del Chang Quan, ed anche le forme fondamentali dei movimenti del corpo.

Per il Wushu i nostri predecessori si sono ispirati alle immagini del mondo naturale ed ai movimenti degli animali, con una tecnica artistica esasperata e raffinata, riassumendo in maniera incisiva ed idealizzando le caratteristiche e le variazioni di movimento che caratterizzano il Chang Quan in modelli standardizzati ed iconocizzati.

I 12 modelli del ChangQuan costituiscono una serie di riferimenti per I praticanti: icone facilmente conoscibili, riconoscibili, da cui attingere o da riscoprire dentro di noi.

Tratto da SHAOLIN WUSHU n. 2°, maggio Giugno 1992

Disegni originali Sun Jiandong

Testo originale Li Hua

Arrangiamento grafico羞龙 Xiu Long e 流剑和亮 Clau