I saggi mi respingono,
gli sciocchi li respingo io.
Poichè non sono né sciocco né saggio,
ignoriamoci reciprocamente.
Cade la notte, canto alla luna chiara,
spunta l’alba, danzo con le nuvole bianche.
Come potrei tener chiusa la bocca e composte le mani,
e star seduto in sussiego coi capelli che ricadono sciolti?
Oro di sole di alba stupore.
Oro antico.
Oro tepore.
Oro di posto
accanto al posto migliore
Tenuto con borsa,
Al finestrino.
Oro di corsa di treno al mattino.
Oro scintilla.
Oro che spunta di sole e colline.
Oro di pioggia
Oro trascorso e percorso di vetro.
Oro nel cielo
illumina il tetro.
Oro.
Ritorni in silenzio dopo un annuncio.
Oro di quiete,
Pensieri d’oro,
riflessioni,
palude,
cicogna e alloro,
nascosti nel verde e nel grigio brunito,
Nei lampi
tra i rami
Oro infinito.
Sulle mie mani le dita la pelle.
Oro di fianchi.
Oro di mandorla.
Oro di vita
Di vita stretta.
Che bagni, che mezzi,
fecondi i miei campi.
Oro spalanca la nebbia e i suoi banchi.
Oro per terra,
Oro di zolla,
Oro di ali
di aerei bianchi.
Aerei a terra. Aerei stanchi.
Oro di padre che non c’è più.
Ricordi di bimbo.
Di ore di tempo.
Oro che corre.
Oro che scappa.
Oro di vita di dono disperso.
Oro polito.
Oro zecchino.
Oro rosso e satinato.
Oro polito.
Oro diverso
Oro farfalla di carta e poesia.
Oro coraggio di vita mia.
Oro vigliacco.
Oro non detto.
Oro amato capito e protetto.
Oro idiota.
Oro scansato.
Oro stimato, pesato e rubato.
Oro bugiardo.
La vita è una sola.
Oro che reciti ogni parola.
Oro deciso,
giocato e scommesso.
Oro perdente
completamente rimesso.
Oro di vita
Corrotto.
Sprecato.
Rubato nell’oro dell’oro donato.
Oro di seme gettato in un campo.
Oro prezioso.
Morto
stanco.
Oro rosa, nuvole in cielo
Oro miele
Oro vero.
Oro sole e sole oro.
Oro di sonno che m’invade la mente.
Assopisci i pensieri crescentemente.
Abbagliami gli occhi,
Acceca anche l’oro,
Del niente che vale tutto quest’oro.
Fontaine de l’Hotel da Ville et bassin de la Roserie – Clermont Ferrand
Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto? Ad abbeverarsi a un’acqua scritta che riflette il suo musetto come carta carbone? Perché alza la testa, sente forse qualcosa? Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità, da sotto le mie dita rizza le orecchie. Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta e scosta i rami generati dalla parola «bosco».
Sopra il foglio bianco si preparano al balzo lettere che possono mettersi male, un assedio di frasi che non lasceranno scampo.
In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta di cacciatori con l’occhio al mirino, pronti a correr giù per la ripida penna, a circondare la cerva, a puntare.
Dimenticano che la vita non è qui. Altre leggi, nero su bianco, vigono qui. Un batter d’occhio durerà quanto dico io, si lascerà dividere in piccole eternità piene di pallottole fermate in volo. Non una cosa avverrà qui se non voglio. Senza il mio assenso non cadrà foglia, né si piegherà stelo sotto il punto del piccolo zoccolo.
C’è dunque un mondo di cui reggo le sorti indipendenti? Un tempo che lego con catene di segni? Un esistere a mio comando incessante?
La gioia di scrivere. Il potere di perpetuare. La vendetta d’una mano mortale.
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che tu venga a trovarmi all’ospedale o in carcere,
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi sono sempre solari,
così sono sul finire di maggio
le biade quando aLbeggia dalle parti di adalia.
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
dAVantI a me quaNte volte hanno pIAnto
nudi sono rimasti i tuoi occhi
immensi e nudi sono come gLi occhi di un bimbo
che hA sei mesi di VIta,
ma noN sono rImasti senzA sole un sol giorno.
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi,
e che venga un po’ di LAnguore ai tuoi occhi
giocondi e raggianti
immensi, sagaci e perfetti:
la passione dell’uomo echeggerà nel mondo.
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi,
così sono in autunno i castagni di bursa,
così sono le foglie dopo la pioggia estiVa
e IN tutte le stagIoni e A tutte le ore istanbul
e rassomigli alla parola malinconia. Mi piaci quando taci e sei come distante.
E stai come lamentandoti, farfalla turbante.
E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio.
Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E son felice, felice che non sia così.
Pablo Neruda
~~~ Con questi ritratti vorrei farvi incontrare delle persone, e loro vi parleranno di me. Agli amici ed i cari, avvezzi alle mie particolarità, come a quanti non mi conoscono vorrei dire: grazie, non ve ne abbiate della mia assenza. La Cina nutre il desiderio di silenzio, di essere invisibile, essere libertà.
Se Tu sei qui. Grazie. Questo è tutto dedicato a Te, io (mi) sono dedicato a Te. Se c’è qualcosa che non va, scusa. Ho saputo fare così. Dolce rondine, spina di nube, ancora dell’aria, Icaro perfezionato, frac asceso in cielo. Rondine calligrafa, lancetta senza minuti, primo gotico pennuto, strabismo nell’alto dei cieli. Rondine, silenzio acuto, lutto festante, aureola degli amanti, abbi pietà di loro.
Se in autunno tu venissi da me
caccerei l’estate
un pò sorridente – un pò irritata –
come la massaia scaccia una mosca.
Se potessi rivederti tra un anno
farei tanti gomitoli dei mesi –
li metterei in cassetti separati
per paura che i numeri si confondano.
Se l’attesa fosse soltanto di secoli
li conterei sulla mano
sottraendo finché non mi cadessero
le dita nel paese di Van Dieman.
E se fossi certa che finita questa vita
la mia e la tua continueranno a vivere
getterei la mia come una buccia
e sceglierei con te l’eternità.
Ma ora – incerta sulla durata del tempo –
che ci separa, la cosa m’inquieta,
come l’ape folletto,
che non avverte quando pungerà.