Allestendo “Ritratti di Cina” al T106
Preparativi e prime prove allestimento dei “Ritratti di Cina” al T106.
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Ritratti di Cina ~ I più significativi tra i ritratti realizzati in viaggi e soggiorni in Cina.
Rassegna di arte contemporanea presso i locali dell’Associazione culturale T106
Via Terrazzini 106/110 – Livorno
Dal 7 al 9 Ottobre.
Rassegna di arte contemporanea presso i locali dell’Associazione culturale T106
Via Terrazzini 106/110 – Livorno
Dal 7 al 9 Ottobre.
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Ritratti di Cina
In questo lavoro ho raccolto i più significativi tra i ritratti realizzati in Cina in alcuni viaggi e soggiorni dal 2005 al 2015.
Alcuni di questi sono dipinti veloci, istintivi, schizzati su un taccuino o sul primo foglio volante a tiro con un lapis o quanto avessi in quel momento a portata di mano. Altri sono momento espressivo di una fase più complessa, dove le impressioni ricevute dall’incontro quotidiano con centinaia di volti, di situazioni di persone, di paesaggi umani appuntati tra schizzi, note, fotografie e filmati, si sono sedimentate in me, sono state metabolizzate e si sono impastate con significati per me profondi ed intensi al punto da esserne divenute simbolo e vettore, ed infine in un determinato momento questi volti sono riemersi su una superficie pittorica.
早饭 Zǎofàn – Colazione (i) è una di queste ri-emersioni, ri-emergere della vista quotidiana di alcune squadre di operai nei cantieri edili di Pechino e di Shanghai, impastate ed arricchite dallo studio dell’opera straordinaria e dall’amicizia con il grande pittore 徐唯辛 Xú Wéixīn, tappe di una rielaborazione che nel 2010 mi portarono alla realizzazione del quadro a matita, in cui tra la polvere esprimo con una certa chiarezza quale sia la mia posizione ideologica e fisica rispetto alle polemiche ed allo sciacallaggio quotidiano che con tristezza ci è dato di assistere nel mio paese verso la comunità cinese – ormai di III generazione, ma sempre considerata un’emergenza – specialmente in alcune province della Toscana.
Come in 早饭 Zǎofàn, anche in Mal di Cina (ii), 耶稣誕生 Yēsū Dànshēng –
Natività (iii) ed il dittico 可爱的在丽江 Kěàide Zài Líjiāng – Claudia à Lijiang (iv) c’è il riemergere momentaneo delle impressioni del viaggiare in Cina.
Questi ritratti sono impressioni riemerse in espressioni, una fase del vivere il viaggio in Cina non come un baule che si sposta da una coordinata all’altra del Regno di Mezzo, ma dal peregrinare in me stesso in osmosi con l’immensa Cina, e quindi sebbene ci siano lavori che possono essere distinti da una diversa impostazione e realizzazione tecnico-pittorica rispetto all’amata e prediletta combinazione usata per i taccuini:
(taccuino+ patchwork )∗(acquerello+ matite)
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(en plein air∗studio)
il tutto appartiene comunque al viaggiare prima, durante e dopo il recarsi fisico in Cina, e quindi il tutto è stato raggruppato ed ordinato per località.
Questa raccolta dunque costituisce una sorta di geografia della Cina a me nota caratterizzata da paesaggi umani: fiumi di rughe nei volti, laghi di occhi, foreste di capelli e boschi di ciglia, rilievi di nasi e zigomi, venti di espressioni percepite a occhi quasi chiusi, tratti che disegnano la mia mappa-chinensis interiore, una Faravelliana “Carte du Tendre” dei luoghi cinesi della mia anima. (v)
C’è quindi una serie di forze e di pulsioni nel viaggiare, nel dipingere viaggiando, e nel continuare a dipingere tornando dal viaggio, che interagiscono in un modo che trovo simile all’interazione ed al rapporto tra l’uomo e la natura in cui vive, uno scambio bidirezionale di interazioni tra l’ambiente e le persone che vi vivono, che non credo si esaurisca in un “trovarsi a vivere lì”, ma che sento come qualcosa di molto più profondo, un qualcosa di biologico, un equilibrio osmotico, ciò che io vivo nel rapporto tra chi ritrae e chi è ritratto.
È un concetto questo del tutto personale, in una visione olistico-animista che ho dell’universo, in cui l’essere umano è un universo, internamente microcosmo (come e cosa penserebbe di noi una cellula? ) specchio ed in continua correlazione con il macrocosmo esterno. (vi)
Nel caso di questi ritratti, ma è un concetto che trovo nel dipingere in generale, questi due mondi, l’esterno e l’interno, non sono dunque scissi e contrapposti, ma poli di un flusso vitale, un soffio, spirito, animazione, che in Cinese è chiamato 氣 qi, un flusso energetico tra l’interiorità del pittore e l’esteriorità del figurato.
In questa ottica, allora, 観 Guan – vedere non è 見 Jian – guardare. 観 Guan, letto kan in Giapponese designa lo sguardo profondo che illumina l’essenziale delle
cose, e 見 Jian, Ken in Giapponese – indica lo sguardo che permette di cogliere la superficie delle cose. (vii)
Ed il compito che avverto come pittore, in questo caso ritrattista, non è rappresentare alla perfezione le forme e la somatica di alcune persone, aspetto che non m’interessa rispetto all’assonanza a cui sono dedito, un accordo sinfonico interiore, senza tanta preoccupazione della somiglianza esteriore, concentrato sull’efficacia del veicolare lo 神 Shen – spirito, nell’espressione di una differente modalità del vedere.
È un vedere non meramente osservativo, obiettivante, ma partecipante, avvolto- avvolgente, che si intrattiene in una relazione con il veduto a volte anche di anni, nell’elusione della consueta distinzione tra soggetto ed oggetto.
Vedente e veduto, emozioni ed ambiente sono elementi sempre inscritti l’uno nell’altro; la loro divisione è puramente nominale, frutto della necessità analitica del discorso, del linguaggio.
Essendo la pittura un linguaggio differente dagli altri, sono interessato ad un vedere più profondo, non superficiale, un vedere che è composto anche da un ascoltare, contemplare, entrare in risonanza con l’oggetto del vedere.
Il vedere diviene anche un esser visto, essere accolto in seno all’ambiente nel quale dirigo lo sguardo, ed esso spazia, si muove, circola, è sferico e non una proiezione mono-direzionata di un raggio ottico: 観 Guan – lo sguardo profondo, contemplare, osservare, il vedere non distratto né superficiale, il comprendere in profondità.
観 Guan riguarda tanto lo “sguardo” quanto lo “spettacolo” che si presenta alla vista, in una in-distinzione di soggettività ed oggettività che è l’intreccio delle dimensioni. (viii)
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i https://www.xiulong.it/Xiuart/?p=527
ii https://www.xiulong.it/Xiuart/?p=305
iii https://www.xiulong.it/Xiuart/?p=360
iv https://www.xiulong.it/Xiuart/?p=566 ; https://www.xiulong.it/Xiuart/?p=755
v ” […] Madeleine De Scudèry nel 1654 disegnò la ” Carte du pays de Tendre ” o “Mappa del Tenero” dando forma grafica alle atmosfere dell’anima e descrivendo l’universo interiore in chiave topografica. L’esercizio preparatorio del Corso di carnet della Scuola del viaggio è il seguente: realizzate nella forma grafico-pittorica di una mappa una descrizione del paesaggio e del territorio delle Cinque Terre, che rifletta però anche qualcosa della vostra “sfera interiore”. L’immenso repertorio dell’iconografia geografica, con le sue convenzioni, dalle Mappae mundi ai portolani a Google Earth vi potrà servire di ispirazione. Tale mappa potrà essere mnemonica per coloro che alle Cinque Terre sono già stati, immaginaria per coloro che non vi sono mai stati: sarà la prima pagina del vostro carnet. […]” Email personale del 04/07/2011 in occasione dei preparativi alla “Scuola di Carnet di Viaggio” c/o Riomaggiore, Le 5 Terre (SP), Luglio 2011.
vi Secondo lo 黃帝內經 Huángdì Nèijīng – Il Canone interno di Huangdi, o anche il Canone Interno dell’imperatore Giallo, antico testo di medicina cinese considerato la fonte fondamentale della medicina cinese per più di due millenni, l’uomo è un microcosmo che rispecchia il più ampio macrocosmo dell’Universo. I principi di Yin e Yang, dei 5 elementi, ecc… che sono parte del macrocosmo, sono applicabili alla stessa stregua al microcosmo umano.
vii K. Tokits, Miyamoto Musashi, DésIris, Paris 1998: 54; K. Tokits, 2004: “Kata. Forma tecnica e divenire nella cultura giappone” : 80; Ghilardi M., 2008 “Shitao sulla pittura”: 30 – 33.
viii Il Samurai Miyamoto Musashi, nel “Capitolo dell’acqua” del suo 五輪書 Go Rin No Sho (Cinese Wǔ Qiāng Shū) – Il Libro del Cinque Anelli o dei Cinque Elementi scrive: “lo sguardo deve essere ampio ed intenso. Vedere e guardare sono due cose differenti. Vedere con forza, guardare con dolcezza. Bisogna osservare ciò che è lontano come se fosse vicino, ciò che è vicino come se fosse lontano”
Stefano Zamblera ~ 羞龍 xiulong
La suite «Portraits de Chine» consiste en une collection des plus signi catifs parmi les portraits que j’ai peint au cours des voyages et des séjours en Chine.
Elle est divisée en petits livres, dont chacun s’appelé «carnet», dédié à un ou plus endroits. Le premier, par exemple, est dedié aux visages de 天坛公园 Tiantan Gongyuan – Le Parc du Temple du Ciel à 北京 Beijing – Pékin.
Certains de ces tableaux sont peints très rapidement, instinctivement, esquissés sur un carnet ou sur le premier feuille disponible, au crayon ou n’importe quoi j’avais accessible à l’instant.
D’outres sont l’expression d’un moment successif et bien plus compliqué, lorsque en moi-même s’étaient sédimentés les impressions reçues par la rencontre de centaine de visages, de situations de personnes, de paysages humains, xées parmi les esquisses, les photographies et les court-métrages.
Cette collection est donc une sorte de géographie de la Chine que je connais aujourd’hui, une nouvelle cartographie faite de paysages humaines : euves des rides de visages, lacs des yeux, forets de cheveux et de sourcils, hauteurs des nez et des pommettes, vents des expressions que j’ai reçues avec mes yeux entrouverts…
Carnet 2015: Portrait de Giulia Mugnai
Acquerello e grafite
Carnet 2015: portrait de Nao Omura “Girl of Fujisawa”
Acquerello, grafite e china nera
Carnet 2015: Xin Chenxi, Drachenmädchen (2012)
Crayon
Carnet 2015: Samatha (lo sviluppo della quiete)
Acquerello e grafite
Carnet 2015: Study of print block-wood by Tsuzen Nakajima 中島通善
Acquerello