From the diary of XIV Rendez-vous du Carnet de Voyage in Clermont-Ferrand: 1st day
After being in Clermont from yesterday afternoon, setting up my stand with some Azulejos-style background and putting all things in the right place, we just went out for a good dinner taking a bit of rest, waiting for the 1st day of Rendez-vous…
Setting-up of my stand in Clermont
1st day of Rendez-vous come, with a lot of happy meeting of old friends (someone I ain’t seen from 2011) and some-others I first meet this year.
Crowd of pupils come to my stand for a Dragon painting and I’m lucky ’cause pupils allways give me a good charge in doin’ things.
This year I was selected to attend to the Rendez-vous with my carnet de voyage on Portugal, and my carnet d’etude about “The Drifter”, a surf movie by Taylor Steele focused on Rob Machado drifting in Indonesia and Bali.
I was so so happy to have met some pupils, young and not so young people who came from Portugal or Brasil, thus we can speak a little of Portuguese here in Clermont.
Speaking about Portugal with a friend just met with Portuguese origin: I wish I can speak Portuguese better: a minha patria è a lingua portuguesa!
Portugal – Carnet de Voyage
The Drifter – carnet d’etude
First day just passed by, but I had so much positive feed-backs and so many inspirations and ideas for further works and for developing my way of painting and making Carnet de Voyage. I’ll try to apply such new inspiration into the work I’m doing about Hawai’i, which is the set of carnets – maybe the most important work I’ve never did in my all life – which I’m going to proceed in painting when I’ll be back from Clermont.
Very happy to meet Sighanda, Federcio Gemma, Dario Grillotti and his girlfriend, Elena and Claudio Monaco once again in this so important an happy event. So so glad to have 1st met Carola Zerbone with her so beautiful work on Inde du Nord.
Lo scorso 11 e 12 Maggio ho potuto partecipare al seminario di Stefano Faravelli condotto nella bellissima Villa Pamphili, ed il tempo è stato nostro alleato con un bel sole e temperature dolci.
Il seminario ha avuto un prologo il Venerdì sera con una presentazione del seminario e di Stefano in quanto pittore e docente nella accogliente Libreria Griot, nel cuore di Trastevere; alla Griot da Termini sono andato a piedi in un’oretta di piacevolissima passeggiata nel cuore di Roma.
All’arrivo alla Griot Stefano già presente mi accoglie, e dopo i saluti e l’incontro con altri ragazzi e ragazze presenti, tutti ci sediamo e ci ammutoliamo a vedere dei video di presentazione e ad ascoltare Stefano mentre esegue una presentazione sia del suo lavoro quale pittore e carnettista, sia un approfondimento davvero interessante del mondo del Carnet e del viaggiare.
Nella presentazione Stefano mostra alcune pagine dei suoi preziosi carnet, e si sofferma su una pagina sorprendente, che avevo credo già visto a Riomaggiore, ma che quella sera mi ha così impressionato: un limone.
O meglio 2 limoni: 1 dipinto alla perfezione, a tempera, ed a fianco un limone ad acquerello, luminoso come un sole. Scritte in arabo sugellano il limone destro a tempera – simbolo della quantità – studi e appunti fiancheggiano il limone ad acquerello – simbolo della qualità.
Altre tavole vengono mostrate, sia come icone del tema qualità – quantità, sia per altre discussioni di cui sono assetato ed affamato. Non poche volte con Clau – tornando o andando a Firenze in treno – mentre la ritraggo o mentre lavoro sui carnet (ho imparato a controllare il tremolio del treno, pur di portare avanti le pagine e i dipinti) discutiamo di pittura, di questo o l’altro pittore. Faravelli è indubbiamente uno dei più gettonati, insieme ad Azad, a Monet ed a Pallini, per i ritratti Xu Weixin, Renoir e Morisot. Le nozioni che Stefano esprime con padronanza, competenza e passione, specialmente quella dell’antitesi “qualità – quantità” – che non può non farmi pensare alla compresenza degli apparenti poosti Yin Yang, il Tao – s’incastonano perfettamente in quelle riflessioni fatte in treno, mentre si viaggia.
Nel tornare all’albergo dove dormo – proprio accanto a Termini – dopo un bel piatto di Amatriciana – scovo proprio dietro il mio albergo un minimarket gestito da indiani con tanto di frutta e verdura, e scielgo il più bel limone del bancone, per cercare di dipingerlo come meglio mi sarebbe stato possibile, in quantità e qualità.
Qusto momento, in cui né l’attività di dipingere né lo stare in gruppo ha distorto e distratto l’attenzione, è stato forse il momento più bello e per me significativo dell’incontro.
When Love Gives You Lemons: The Yusuf and Zulaikha Story
Citrus Limon
La prima descrizione del limone appare in epoca romana, in acluni dipinti pompeiani. Sembra che il primo agrume del mondo romano sia stato il Cedro, ben noto dai Romani come “Pomo di Persia”.
E’ documentato che i Romani conoscessero già nel I secolo pure il limone e l’arancio amaro.
Un’altra descrizione del limone, introdotto dall’India due secoli prima, appare in scritti arabi del XII secolo: le origini del nome potrebbero derivare dal Persiano Limu.
COme tutti gli agrumi, i Citrus hanno origine nell’Asia sud-orientale, a meridione dell’Himalaya: India, Pakistan, Birmania, fino alla Cina Meridionale, THailandia, Malesia Filippine ed Indonesia.
Di queste zone è l’India quella con più forme selvatiche.
La sua coltura è cominciata circa 3000 anni or sono, inizialmente per ricavare profumi e per scopi ornamentali, successivamente per produrre frutti commestibili.
Il primo chiaro documento che parli dell’albero di del limone è il trattato di agricoltura di Qustus al-Rumi del X secolo, dopo cui segue alla fine del XII secolo il trattato monografico sul limone di Ibn Jami’, c/o la corte di Saladino.
10/05/2013 Dipingo questo limone nella mia camera di Hotel a Roma, a 2 passi da Taermini, la sera.
Essendo troppo buio in camera, sulla piccola scrivania vicino al letto, allestisco uno studio di fortuna nel bagno per dipingere il mio limone.
Di ritorno dalla bella presentazione di Stefano della sua pittura e di quel che sarà, a Dio piacendo, il seminario e la caccia sottile di Villa Pamphili, dipingo questa meraviglia della Natura, comprata all’alimentari degli indiani di sera, verso le 21 e 30, per pochi centesimi.
Chiave che dischiude.
Il primo incontro a Villa Pamphili sarà nel pomeriggio, dunque nella mattina faccio un bellissimo giro a piedi fino all’orto botanico di Roma e m’imbatto nella Mahonia Takeda, le cui bacche sono usate in Cina per ottenere inchiostro.
Dopo aver raccolto da terra un rametto ai piedi dell’arbusto, trovo una panchina in disparte, fermo lo stelo con un elastico sulla pagina sinistra del CArnet, ed inizio a disegnare sulla destra il rametto di mahonia.
Schiaccio le bacche in alto per estrarne l’inchiostro, che aggiungo all’acquerello e con cui scrivo col pennino.
Viola! Nelle sue gradazioni e nelle sue sfumature, è il colore più bello che c’è.
Berberidacae – mahonia loramiifolia Takeda
二零十三年 五月十一日 [Anno 2013, mese V, giorno 11]
羞龙 [Xiulong]
Le foglie spinose ed irte della Mahonia mi ricordano le onde del marie, in serie, prime che chiudano a riva.
Lo stelo steccuto ha un che del Bambù, con quei nodi ad osso
Le caccie sottili hanno qualcosa che caccie meno sottili a volte rischiano di perdere.
Si crea una certa e discreta intimità con un soggetto.
Essere così piccolo, eppure pieno di vita e colmo del mistero della vita, tanto quanto un paesaggio, o me.
Splendidi i frutti della mahonia mi regalano non solo una pause di respiro nel dipingerli, ma pure un inchiostro incredibile con cui dipingere e scrivere.
Come sempre, –> 中国 Zhongguo – Cina.
11/05/2013, pomeriggio.
Con Stefano ci addentriamo a Villa Pamphili, approdiamo ad un bel prato, e sotto l’ombra protettiva degli alberi dipingiamo una splendida palma a poche decine di metri davanti a noi.
Realizzo due tavole e cerco di applicare tutti gli insegnamenti che Stefano dispensa direttamente a me, ed indirettamente agli altri compagni.
I studio di palma a Villa Pamphili
Applicazione del “grattato” su acquerello ben corposo e carico d’acqua.
L’effetto è incredibile, e adesso comprendo meglio sia la palma – che è sempre più vicina coi suoi datteri rossi, sia alcune delle tavole del Carnet dell’Egitto di Stefano.
Primo e Terzo studio della palma a Villa Pamhili col Maestro Stefano Faravelli. Mi dedico con passione allo studio di questa palma, memore della lezione preziosa della Salsapariglia, ansioso di respirare l’aria di Hilo, profumata dal Pacifico e colma di palme. Stefano è incredibile… mi prepara per le Hawaii.
II studio di palma a Villa Pamphili
11/05/2013
2° studio di palma a Villa Pamphili con Faravelli. Pomeriggio inoltrato, luce più bassa.
1) applicazione del “grattato” – acquerello scuro poi grattato – emergono fogliame chiaro
2) applicazione del “grattato” su acquerello prima con campitura scura, poi con mano veloce di acquerello chiaro e poi grattato.
3) guazzo bianco su campitura scura. Più chiaro e netto di 1), ma meno luminoso.
Ettore mentre dipinge la palma.
Lui è la palma.
Lui è semplicemente l’artista
che diviene arte.
小中有大 大中有小
Xiao Zhongyou Da, Da Zhongyou Xiao
Nel piccolo è contenuto il grande, nel grande è contenuto il piccolo.
Pellegrinaggi
La mattina di Sabato 11 entro all’orto botanico di Roma, e m’imbatto subito nell’arbusto di Takeda, raccogliendone un rametto e dipingendo abbastanza rapidamente: a me piace farle piano certe cose… vengono meglio e si gode di più. La furia mi ricorda sempre 2 detti livornesi, rispettivamente sentiti da 2 grandi donne Livornesi, mia nonna Omega e l’amica Lucia, e cioè.
Omega – lo sai ‘ome dice? Mastro furia sgomberò con le porte [tutte] sfondate.
Lucia – hai furia? O dove c’hai d’andà? A pigliallo ner culo?
Dunque, finito – abbastanza rapidamente – il lavoro sulla Takeda, scritti sull’altro taccuino i pensieri che poi la sera avrei trascritto nella MOleskine d’acquerello, inizio a vagare per l’orto botanico che è splendido e rigoglioso.
Adocchio il cartello che indirizza verso il canneto di Bambù, e mi perdo in quella giungla di canne e foglie, che mi par di esser tornato a Zhu Hai (il mare di bambù) al confine dello Sichuan.
Esco – ovviamente – dal sentiero principale, seguo un viottolino assurdo, e mi ritrovo davanti una grande canna di bambù, con inciso il nome di Sofia.
Ringrazio Dio, scatto una foto, e lascio una pagina bianca nel mio carnet, per dipingerla ancora.
Sofia incisa sul Bambù dell’orto botanico di Roma
Riflessioni
QUeste sono alcune delle pagine dipinte durante la caccia sottile di Villa Pamphili, sotto la guida preziosa dell’amico e maestro Stefano Faravelli.
Tanti, tantissimi i bei momenti personali (dunque strettamente riservati all’intimità del nostro animo)
Altrettanto lo scambio di idee e gli spunti su cui lavorare e riflettere: idee ed intuizioni confermate, altre meno confermate, e specialmente una metodologia di studio che – per me ovviamente parlando – è l’unica che davvero porta a risultati, fatta di tre semplicissime regole dedotte già dal Wushu e dalla Cina:
1) quando un maestro parla, agisce, si rapporta in uno spazio a me vicino, sempre meglio fare un po’ meno ed osservare un po’ di più,,, sempre meglio ascoltare un po’ di più e parlare meno.
2) per me – che mi sento si! Bravino! Ma di certo principiante! Proprio alle prime armi! L’assimilazione di questo o quello passa necessariamente dall’osservare e rifare. Solo dopo la masticazione mi è possibile ingoiare il cibo per poterlo assimilare.
3) nel vivere da soli certi momenti splendidi, illuminanti. C’è un vissuto diverso, forse più profondo del viverli con chi si vuol bene, intendo Claudia e pochi, pochissimi Amici. Ma c’è la condanna di non poter condividere. E che senso ha, la ricchezza, quando non è possibile condividerla?
Tuttavia… nell’assoluta solitudine, spesso, ritrovo me stesso.
Ed incontro sempre Sofia.
Study of red, blue and yellow blocks.
Indoor, artificial neon light and smooth natural light from the window covered by awnings. Morning.
A study focus about primary colors into light and their interaction with settings (white table, dark background) and among themselves.
Shadows well defined by artificial direct light.
Many reflections of red and yellow blocks into the blue block. Radiant light very interesting.
Study of white and green blocks, indoor, natural light from the window.
二零十三年 五月 六日
Study of white and green blocks, indoor, natural light from the window.
Cloudy day, in the morning.
Blocks are both made of paper, they are set up on a large white paper over the table.
Between 8 and 9:30 a.m.
Cloudy weather and window panes make colors very boended.
And shadows nott well defined.
Shadow face of green block tends to blue but greener than its cast shadow.
Taccuini ed altri dipinti – Pickwick, Lanciano, Aprile 2013
L’interazione tra scrittura e immagine
è un caso tipico di uno più uno uguale tre;
aggiunge una dimensione ulteriore,
quella del pensiero
Intervista di Simonetta Capecchi a Stefano Faravelli
***
Sofia
Someone who’s now long dead once wrote
“the world is a book,
and those who don’t travel
read only one page.”
What no one tells you
is that the book is no easy read.
There’s one thing I can say:
whatever it is that you are looking for :
beauty, salvation, enlightenment, danger,
or just to disappear
this will only be a fraction of what you find.
I’m just trying to read the whole book.
Taylor Steele 2006: “Sipping Jetstreams”
***
Dedicato a…
Claudia, amore e compagna della mia vita, per sopportare le mie sveglie “avanti grilli”, espediente di ritaglio del tempo per poter proseguire negli studi e nella pittura malgrado l’ingranagio del lavoro stritoli e comprima ciò che è amato e per cui qualche dono ci è stato dato nel “tempo libero”
Rita, che mi ha dato la possibilità di esporre le mie cose al Pickwick, un’oasi nell’oasi di Lanciano; che il mondo si riempia di circoli come il pick!
Palmar , amico prezioso e compagno nei pellegrinaggi e nelle pitture itineranti, che mi ha portato a Lanciano e con cui ho condiviso momenti belli e meno belli (come il letto di Mestre… ) per l’Italia e per l’Europa.
Sofia. Sempre nel mio cuore e nei miei ricordi.
Il maestro Azad Nanakeli, perchè le sue lezioni di acquerello ai piedi del Duomo di Firenze mi hanno permesso di accedere ad un linguaggio pittorico che pensavo, ma che non avevo mai capito come esprimere.
Mio fratello Francesco, pozzo di sapienza infinita, capace di spiegarmi i concetti più difficili in modo che anche io, testone, riesca a capire.
Mia madre e mio padre, radici della vita, che è sacra.
L’amico, maestro, fratello Stefano Faravelli. Perchè lo considero il mio punto di riferimento nell’approccio alla pittura dei taccuini a prescindere da ogni altro influsso ricevuto e che riceverò. E che stimo (a torto o ragione che mi si dia) il maggior carnettista italiano ed europeo vivente e che ho la fortuna di aver incontrato, della cui arte mi considero immeritatamente discepolo, malgrado egli mai abbia parlato di se stesso come maestro.
*** TACCUINI ED ALTRI DIPINTI
in mostra al Pickwick, Lanciano, Aprile 2013
Taccuini
1) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2005. Bambina si affaccia alla porta della bottega.
2) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2005. Coppia di anziani Naxi, in abito tradizionale, passeggiano lungo Dong Da Jie subito dopo un acquazzone.
3) Parco di Hei Long Tang (la sorgente del drago nero), nord di Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2005. Il tempio di San Qing
4) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2005. Ritratto a Wing in piazza Si Fang
5) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2005. Tetto e finestre delle case tradizionali Naxi
6) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2005. Particolare delle decorazioni delle finestre e dei tetti delle case di Lijiang. Il pesce, oltre a simboleggiare la prosperità e la vitalità, identifica l’acqua quale linfa vitale di Lijiang e unico possibile antagonista del terribile avversario delle architetture lignee della città: il fuoco.
7) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2005. Ingresso al palazzo dei Mu, antica residenza del clan elitario che governò il regno di Lijiang fino al XVIII secolo.
8) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2005. Particolare dell’ingresso al palazzo dei Mu. La coppia di leoni sono i protettori dell’abitazione, e richiamano ad un’iconografia ricorrente in tutta la Cina e, sotto altre forme iconologiche, in tutto oriente.
9) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2005. Interno del palazzo dei Mu. La roccia al centro del cortile come simbolo della montagna secondo la simbologia del tema del paesaggio inteso come Shan Shui = montagna acqua, ossia rappresentazione dei due poli conplementari, Yin Yang, del creato.
10) Parco di Hei Long Tang (la sorgente del drago nero), nord di Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2005. Il padiglione al centro del lago.
11) Regione di Lijiang, Yunnan, Cina. Estate 2009. I campi intorno a Lijiang, prima di giungere alla “Gola del Balzo della Tigre” lungo lo Yang Se.
12) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2009. Ritratto di giovane proprietaria di una bottega.
13) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate 2009. Una donna Naxi ed una Tibetana nei propri costumi tradizionali.
14) Yu Shui Zhai (villaggio dell’acqua di giada), Yu Long Xue Shan, regione di Lijiang, Yunnan, Cina. Estate 2005. L’ingresso al villaggio avveniva lungo un sentiero ed attraverso un arco ligneo custodito da due statue protettive. Si entrava a piedi. L’ingresso è attualmente stato demolito e sostituito da una via transitabile.
15) Lijiang – Yunnan, Cina. Estate del 2009. Claudia nel ristorante tibetano all’angolo di Dong Da Jie.
16) Interno di un condominio nel quartiere di Nan Li Shi Lu, Beijing (Pechino), estate 2005. Nel cortile del condominio dove avevo la mia casa-stanza in affitto per l’estate del 2005, nel tardo pomeriggio si frescheggia giocando a Scacchi Cinesi.
17) Beijing. Autunno 2010, disegno a matita ripreso dalla seconda di copertina della guida della National Geographic su Pechino, che raffigura alcune taozi (pesche), simbolo di Pechino, visione quotidiana nei mercatini allestiti lungo le vie dei quartieri di Pechino.
18) Tempio d Yuan Tong, Kunming – Yunnan, Cina. Luglio 2009. Una bambina e la nonna si riparano all’ombra di un cantuccio del tempio di Yuan Tong nel primissimo pomeriggio.
Shufa – l’arte dellacalligrafia tradizionale cinese
19) Shufa – calligrafia cinese. Carattere 术Shu – Arte. Il carattere 术 arte, rivisto e specchiato, sembra rappresentare, dal basso, 人ren – un uomo a braccia divaricate, nell’atto di emettere dalla bocca il carattere ‘ dian o zhu – goccia, unità di base è fondamentale della calligrafia cinese enormemente diffice da padroneggiare (difatti qui è errato).
20) Shufa – calligrafia cinese. Carattere 龍 Long – drago. Il carattere 龍 indica il drago quale animale mitologico, benevolo, portatore di pioggia e di prosperità, simbolo della corte imperiale e della regalità o elite politica quale garante delle medesime buone proprietà (meditiamo amaramente…) Il carattere qui dipinto in stile dell’erba è il medesimo inciso dal sigillo, nell’impressione in alto, il 1° carattere da sinistra, qui invece eseguito in stile 金文Jinwen (scrittura del bronzo) attestata insieme alla scrittura oracolare 甲骨文 Jiǎgǔwén dal II millennio a. C. Circa.
21) Shufa – calligrafia cinese. Febbraio 2005. 鸡 Ji – gallo, in occasione del capodanno cinese.
22) Barcellona, Estate 2010. La Cattedrale.
23) Barcellona, Estate 2010. La Cattedrale, particolari: le guglie, Santa Elena e la Santa Croce.
Freehand watercolors – acquerelli a “mano libera”
24) Firenze, fine Autunno 2012. Impressioni di Firenze in Autunno con foschia.
25) Firenze, fine Gennaio 2013. Impressioni di Firenze a fine Gennaio, mattina, sole.
26) Campagna toscana, Autunno 2012. Impressioni della campagna toscana di primo mattino, Settembre 2012.
27) Campagna toscana, Autunno 2012. Impressioni della campagna toscana al tramonto, fine Settembre 2012.
Altri dipinti
28) Mal di Cina
29) 节奏 jié zòu – ritmo, varietà
30) 耶稣誕生 Yēsū Dànshēng, Natività
31) 早饭zaofan – colazione
***
Taccuini e carnet de voyage
La parola “carnet” in Fracese significa taccuino, e deriva dal Francese Medioevale quernet, che indicava un gruppo di 4 fogli rilegati assieme.
L’etimologia di taccuino è poi riconducibile all’arabo كتاب taquîm che indica una disposizione ordinata, così come in ebraico il termine indica sia la somma, il numero, sia l’azione di numerare, disporre.
Approfondendo ulteriormente l’etimologia di taccuino, in accordo e grazie a Stefano Faravelli e Francesco Zamblera1, la parola araba taquîm è legata ed esprime il concetto di creazione: è l’infinito di “qawwama”, creare, letteralmente “far alzare”. Il verbo semplice è qama yaqumu “alzarsi”. La radice è qwm , così come in ebraico, dove pure vuol dire alzarsi.
Questa lunga introduzione non come pedante esternazione di sapienza ed erudito accademismo, ma per esprimere e fondare su solide basi l’impulso estremamente personale, creativo, a volte colmo di gioia ed altre disarmante e stancante, che sono alla base dei carnet e/o i taccuini che dipingo.
Nascono così i miei taccuini di viaggio, creazioni del pellegrinare in luoghi in cui non posso far a meno di dipingere, perchè penso, e penso perchè sento, che dipingere sia l’espressione con cui indagare ed esprimere il vivente.
Le pagine dei taccuini dunque ” […] non vogliono essere l’estemporaneo esercizio di un’abilità tecnica ma la narrazione della mia esperienza spirituale in un paese 2 “.
I paesi in cui mi son trovato a pellegrinare, ho scoperto che possono avere confini geografici ed essere compressi nei miei Carnet de voyage, come i carnet sulla Cina, sul Portogallo o su Riomaggiore.
I confini, alcune volte, sono focalizzazioni tematiche, e dunque l’impulso pittorico è riversato in taccuini monografici e di studio, come “Il Rotolo dei 9 Draghi” Carnet di studio su Moleskine giapponese.
Le frontiere dei miei viaggi sono anche temporali, ed il pellegrinare di ogni anno di vita lo riverso in un taccuino personale che inizia e si conclude ogni anno ” […] testimone di una ricerca e supporto di un approccio senza mediazioni alla realtà […] 3″.
La calligrafia in Cina è stata una delle prime espressioni artistiche sviluppatasi, e più di ogni altra raccoglie e sintetizza le concezioni filosofico-estetiche della cultura cinese, le cui valenze saranno poi applicate al campo della pittura. È un’arte i cui codici, sperimentati ed affinati per circa 2.000 anni, permettono di aprirsi alla creatività più spontanea, coltivando la sensibilità dello spazio, dell’equilibrio e dell’armonia compositiva.
Oggi quest’arte millenaria è ancora estremamente vitale, ed è un campo dove artisti occidentali – come Nicola Piccioli e Paola Billi – ed orientali, separati da grandi distanze ed esperienze culturali, possono esprimersi allo stesso modo analoghe esigenze esistenziali. La pratica e l’insegnamento della calligrafia permette di introdurre una nuova prospettiva interculturale, capace di far vivere in prima persona un’esperienza stimolante per un’apertura alla comprensione culturale, alla comunicazione, alla creatività artistica.
La logica di costruzione dei caratteri della scrittura cinese, a prescindere dallo stile abbracciato o di cui – come me – si tenta imitazioni, risponde comunque a regole estetiche e movimenti “strutturali” che coinvolgono il tempo e lo spazio, dando vita ad un mezzo di espressione universalmente praticabile.
Come accade per la musica, una vota appresi gli elementi di base si procede all’elaborazione di un linguaggio che diviene espressione della propria interiorità artistica.
Questi acquerelli sono dipinti senza alcun previo disegno, ma direttamente con acquerello su carta Arches, seguendo l’insegnamento del Maestro Azad Nanakeli, in uno stile personalissimo e dedito alla descrizione delle impressioni dei paesaggi della Toscana.
Sono impressioni del paesaggio straordinario tanto naturale quanto urbano di Firenze, così come vedo quotidianamento viaggiando tra Livorno e Firenze ed osservando il.
La Palette dei colori usati appartiene ad una selezione di demi godet Winsor & Newton, Sennelier, Old Holland e Shmincke, tutti della serie artist watercolors; la carta è Arches a grana fine, 300 g/m², 100% cotone (album con copertina verde).
Per raccoglierli ho deciso di scrivere sul retro di ognuno la data di realizzazione, ed un numero consecutivo. Per ogni acquerello dipingo per 30 minuti – un’oretta di lavoro.
Questo è il ritratto di una bambina tibetana dello Yunnan, e si basa sulla fotografia “Bambina di un villaggio nei pressi del monastero Songzanlin” di Gianni Limonta in “Yunnan – Cina” pubblicato nel 2000 dalla Leonardo Arte.
Lo schizzo preparatorio eseguito a tecnica mista , acquerello e matita colorata su carta da spolvero rosa, è stato selezionato per la copertina del libro “Benvenuti nel paese delle donne” di Francesca Rosati Freeman, edito dalla XL edizioni nel 2010.
Questo è anche il ritratto del sentimento personale di immensa nostalgia per la Cina, in particolar modo dei paesaggi umani incontrati nel mio pellegrinaggio lungo la porzione nord-occidentale della provincia dello Yunnan, ai piedi del Tibet. Il titolo è anche citazione dell’opera omonima di Ilario Fiore che ben descrive sintomi e sentimenti del mal di Cina.
La bambina di Songzanlin è l’incarnazione della bellezza vissuta laggiù, di volti di terracotta dalle gote arrossate dal sole, di espressioni fiere ed al contempo timorose con sguardi di perla, della festa di colori dei costumi tradizionali delle minoranze dello Yunnan, un’enorme ricchezza ed una sconfinata varietà etnica, culturale ed artistica di quella provincia ai confini dello Sichuan e del Tibet, una delle visioni più toccanti che quotidianamente rivive nei miei pensieri e nei miei ricordi di Cina.
Il monastero di Songzanlin è un complesso religioso la cui fondazione risale a circa 300 anni fa, e nella sua imponente struttura vivono dai 200 ai 300 monaci buddisti. La via per accedere al monastero è circondata da vecchi edifici fatti di terra essiccata e legno, con improvvisi lampi di calce bianca, uno sfondo unico e silenzioso in cui appaiono e veleggiano macchie porpora e rosa: i monaci al lavoro e le bambine del villaggio limitrofo dalle vesti fuxia, con copricapi sgargianti, decorati con motivi floreali, dai volti dolci e baciati dal sole, che desiderano vendere piccoli oggetti dell’artigianato locale ai visitatori. Il monastero si trova presso la città di Zongdian, conosciuta anche con il nome di Shangri-la, distante circa 200 km a Nord di Lijiang, crocevia etnico-culturale e capitale della religione Dongba e della tradizione manoscritta pittografica del popolo Naxi.
Lijiang, Zongdian ed i loro abitanti sono alcune gemme del variopinto e prezioso scrigno dello Yunnan, a sua volta parte dell’immenso tesoro della Cina. Questa provincia sud-occidentale abbraccia la più grande varietà di visioni e paesaggi di tutta la Cina, partendo dalla giungla del sud al confine con Laos e Myanmar (Birmania) e giungendo a nord fino alle imponenti montagne del Tibet, un altopiano di terra rossa solcato da fiumi imponenti come lo Yangtse, il Mekong ed il Salween.
Il volto, gli occhi, l’esplosione di colori degli abiti della bambina di Songzanlin sono il ritratto di questa abbagliante varietà e della ricchezza variopinta che ho incontrato nel mio pellegrinaggio nel 2005, al cui ritorno sono stato afflitto da inevitabile mal di Cina.
Ho dipinto questa natività su carta ed a matita colorata, ed nasce da una bellissima fotografia trovata causalmente sul web che ritrae una mamma con la propria bambina.
Vedendo quella foto, ispirato sia dai dipinti su seta di Matteo Ricci, ho iniziato a pensare e sentire di una natività che fosse ambientata in Cina.
È nato così un primo schizzo a matita acquarellabile.
Lentamente ho poi costruito il lavoro più certosino a matita colorata.
In Cina tutto ha ritmo…
Queste parole descrivono il concetto di varietà, di alternarsi e compresenze di complementari naturali tanto nel paesaggio – che non per niente è detto Shan Shui, ossia montagna acqua – quanto in tutta la vita e l’esistenza.
Ho quindi eseguito questo acquerello con la volontà di descrivere la varietà ed il ritmo della vita.
, ma quella mattina dei primi di Ottobre del 2005, appena tornato dai mesi di Pechino, con la crisi di astinenza da Baozi appena cotti sui panieri impilati, con il profumo di pane dolce, caldo del vapore succulento.
Tutto questo mi fece deviare dalla mia destinazione: San Donnino, il lavoro che m’inchiodava sottopagato ed al nero in uno spazio improbabilmente reale, e Via Pistoiese ruotava spinegendo le altre macchine e la poca gente alla fermata del 35 fin dietro la mia schiena, mentre iniziava ad avvicinarsi Via della Saggina, il cui centro per me era il Beijing Kuai Canting – rosticceria veloce Pechino, un piccolo ristorante cinese per cinesi ai confini tra i due quartieri con gli occhi a mandorla di Firenze, Brozzi e Peretola.
Lisa, in ritardo perchè aveva dormito troppo come al solito, mi sorride perché poteva sembrare che ci fossimo dati un imbarazzante appuntamento sulla porta del piccolo locale dei suoi, mentre dentro è la solita piena caciara: volti del quartiere di Nanli Shilu e di Tiantan di Pechino, indaffarati ad incartare i Luotiao fritti, a divorare Baozi fumanti, a sorseggiare zuppe calde con generose aspirate di spaghetti misti all’aria, per rendere tutto meno rovente.
Sul tavolo del babbo di Lisa, una rivista: ExChange.
In copertina un ritratto ad olio, un uomo ed una donna a cavallo, sotto dei cani, un sigillo rosso a sinistra, con Manet in 5° pagina, Modigliani in 7°, e poi quadri ad olio cinesi: è d’arte. E di muovo Monet e Renoir accanto e sotto un acquerello cinese delicato e pastellato come i capelli, il sorriso e gli occhi della bimba bionda di Renoir, e solo il veleggiare di Lisa dietro il banco e fra i tavoli mi abbaglia lo sguardo, le pagine si abbassano e mi riappaiono già voltate davanti. Anche lei si eclissa però quando vengo investito da un quadro allucinante, una scena scura, polverosa e sporca di calcina, un paesaggio umano di una dozzina di volti d’operai.
Illuminati.
Da una luce calda, che mi fa sentire voci, vedere colori, respirare odori.
Tutto in un istante,
e sono nel mezzo della colazione di quel cantiere edile, proprio come quello di Pechino, di fronte alla fermata del 15 che alle 5 e mezzo spaccate di tutte le mattine si presentava in fondo alla curva nebbiosa per portarmi a Tiantan Gongyuan.
Un soffio.
I mesi in Cina.
Gli anni di vita passati da quell’Ottobre a questo Marzo appena iniziato.
Da quella mattina ad oggi ho iniziato a desiderare, immaginare, pensare e costruire.
Questo lavoro a matita, ed altri che hanno già preso forma o che non si sono ancora realizzati, sedimentati.
Ho tentato.
Quel qualcosa che era scaturito fin da quella mattina, ed ha iniziato a muovermi nel profondo, come dal profondo di quel di dipinto che scoprirò chiamarsi genialmente 工棚gōng péng – baracca da lavoro, scaturivano qui volti e quegli occhi, ritratti di ritratti.
L’autore avrà poi un nome: 徐唯辛 Xu Weixin, ma già da quella mattina, senza che di lui sapessi niente, e lui di me, iniziammo a dialogare e cominciammo il nostro exchange, proprio come si scambiavano sguardi i volti dei due quadri della pagina accanto, quello a toni di seppia del vecchio dipinto seduto sul minuscolo panchetto nella minuscola casa-stanza, e quello sfinito, allucinato e completamente ricoperto di carbone del minatore.
Uomini.
Come me, come l’artista Weixin, anche lui un giorno nato, ad 乌鲁木齐 Urumuqi. Anche lui laureato due volte, all’Accademia di Belle Arti di Xi’an ed all’Accademia dell’Arte dello Zhejiang.
Lui, adesso, docente presso la Scuola di Arte Xu Beihong dell’Università Renmin, uno dei pittori cinesi più grandi, sicuramente il più importante dei realisti: i sui quadri mi hanno toccato.
Mi sono rimasti nel cuore e nella mente.
In quelle scene, in quei paesaggi di uomini: osservo e provo lo stesso dramma, la stessa commozione, la stessa fierezza che vedevo, seduto sul marciapiede ad aspettare il 15, negli occhi lontanissimi di quegli uomini a 20 metri da me, sguardi du cui ho visto pullulare la Pechino e la Shanghai accanto a dove ho abitato.
Come degli occhi della bambina di Songzalin, vedo in quegli sguardi la stessa luce fiera e quel senso di smarrimento e paura che mi chiede: ma che cosa sarà del mio destino?
Queste sensazioni sono la mia dannazione ed il mio tesoro.
Riesco e sono costretto a rivederle e riviverle.
Ne voglio parlare, voglio dipingerle.
I volti di questa mia matita, allora, non tanto come ritratti dei più anonimi dei più operai, ma esseri umani pieni d’umanità, individui.
I fratelli della bambina di Songzalin, tutti figli di una natività, come figli di una natività sono quelli dipinti da Weixin nelle serie ” I ritratti del vuoto” ed in “Cronache di minatori cinesi”, in cui l’artista parla di tematiche umane.
Scelgo di gettare luce radiante su coloro che sono al buio, invisibili, indistinti e trascurati.
Mi con-centro tra coloro che sono i dispersi, anche dal “si-vive” della massa anonima e della collettività.
I ritratti di Weixin ai miei occhi sono monumenti: ai loro piedi non solo mi sento ispirato, ma sono letteralmente proiettato da spettatore a protagonista, gettato ad arrampicarmi con le mani per toccare il marmo e le venature, dei volti e delle mani, la Cina quotidiana che conosco, la metafora di un mondo.
Oso.
Sfido.
Concentro il mio sguardo e le mie matite su questi eventi, sul confronto e sulla riflessione di questi momenti storici della mia contemporaneità e del mio vivere.
Pretendo.
Di dipingere ciò che provo, di esprimere quello che m’imprime, di rappresentare cosa vedo e come lo vedo: miope.
Non posso vedere confini precisi e linee nette, e non cerco di copiare, ma tento di rendere omaggio ad un capolavoro ed a realtà già raggiunte.
Se in realtà io sono già, in matita io divento uno di loro, al risveglio dopo il sonno pesante di un miliardo di mattoni.
Sono affamato, sono assetato.
Mi nutro e bevo anche di Weixin.
Mastico per riuscire ad ingerire, rumino per metabolizzare e per rivivere.
Allora mi sento, allora mi scopro: vivere ed essere, non solo esistere.
Sulla carta scura, tra uomini che mi sono vicini, tra colori di stanchezza e di polvere.
Pretendo.
Di tentare.
Di divenire tassello di un mosaico, a cui malgrado io non appartenga dalla nascita mi ha accolto ed adottato fraternamente.
Ritraggo la vita che vivo e che conosco.
Qualcosa di diverso dal chiasso di certe rivoluzioni di facce colorate ed entusiastiche.
Stefano Zamblera – 羞龍Xiulong
Sono nato il 13 Settembre del 1976 e da quando sono bambino amo l’arte, dipingere, fare modellismo.
Mi sono laureato in Egittologia all’Università di Pisa e l’anno seguente iniziai a frequentare e studiare alcune materie della laurea specialistica in Informatica Umanistica, in cui l’informatica è studiata nei suoi applicativi dedicati alle scienze umane: questa esperienza universitaria confermò circa l’importanza ed il potenziale dell’utilizzo dell’informatica all’interno dei contesti artistici, linguistici, storici e letterari. Nel 2011, avendo concluso i corsi che più mi interessavano, ho iniziato a concentrarmi anche in ambito accademico sullo studio delle orientali, passando al CDL Magistrale di “Lingue e culture dell’Oriente Antico e Moderno” c/o l’Università di Firenze.
Dopo il viaggio in Cina del 2005, mi sono dedicato allo calligrafia cinese, assieme allo studio del mandarino, della sigillografia e della pittura cinese tradizionale, adottando inoltre l’acquerello e le matite come i medium principali dei miei Carnet, preferendo la pittura ad olio per lavori di maggiori dimensioni e differenti approcci.
A proposito del mio modo di dipingere, penso che ci siano stati due incontri che mi abbiano influenzato enormemente: prima di tutto lo studio dello stile che chiamo “neo-impressionista” della scuola americana di “Cape Cod School of Art”, fondato grazie al maestro Charles Hawthorne, la cui eredità è trasmessa da Lois Griffel e dagli altri discepoli. Il secondo incontro è stato con i pastelli ad olio Sennelier, che mi hanno consentito una libertà enorme nell’espressione pittorica.
Grazie ai frequenti viaggi in Cina ho potuto incontrare l’opera di artisti tradizionali, tra cui amo 陈容 Chen Rong (1235–1262), 石涛Shitao (1642-1707) e 八大山人 Bada Shanren (1626-1705), così come di artisti contemporanei, tra cui adoro 徐惟辛 Xu Weixin (1958 ) che ho fortunatamente potuto incontrare nel Suo studio all’Università di Renmin a Pechino nell’estate del 2011.
Dal 2007 ho iniziato a frequentare l’atelier di Marzia Pieri, dove ho potuto approfindire l’utilizzo della grafite e delle matite colorate. Nello stesso momento ho potuto iniziare a studiare l’acquerello seguendo il maestro Azad Nanakeli, che mi ha estasiato con il suo stile unico e il suo medoto di utilizzare i colori “molto macinati, come il buon caffè”.
Infine (ma non per ultimo) è l’incontro con Stefano Faravelli. Iniziato da principio attraverso i Suoi Carnet di viaggio, si è poi concretizzato con l’esperienza di pittura itinerante nell’Estate del 2010 a Riomaggiore: questa esperienza ha cambiato ed influenzato il modo di pensare i miei Carnet di viaggio ed i miei Carnet di studio. Questi ultimi sono una sorta di monografie in cui dipingo e scrivo su una tematica, come ad esempio il lavoro realizzato per il Rotolo dei 9 draghi, o quello consacrato alle Piste Carovaniere del Deserto Occidentale Egiziano.
Taccuini ed altri dipinti – Pickwick, Lanciano, Aprile 2013
Apparteneva ad un grande monastero certosino, voluto da Borso d’Este nel 1452.
Come tradizione per l’ordine certosino il luogo sul quale venne edificata la Certosa era lontana dal centro cittadino, ma pochi decenni dopo, con l’addizione Erculea, il complesso venne a trovarsi vicino al nuovo baricentro dal centro cittadino, venendo incluso nella cerchia muraria.
La chiesa attuale risale al 1948, quando ne venne iniziata la costeuzione accanto alla primitiva chiesa.
After spending some weeks dedicated to digital reproduction of my Carnet de Voyage about China, I’ve made a Kindle edition thanks to Amazon Kindle direct Publishing service.
La Regione di Lijiang – Carnet de Voyage – Amazon Kindle
Actually there are 3 carnets available: 2 are the Japanese album made about Lijiang and Lijiang region, and one is a wider ebook about my journey in China in 2005, carnet painted on watercolor album by Moleskine.
Beijing – Carnet de Voyage – Amazon Kindle
About Beijing 2005, I’m also publishing another different ebook for it, a digital facsimile soon available as a pdf on Xiulong.it – Meishuguan.
To access to my e-carnet on Amazon (both .it and .com): click here or browse by Author or by title.
Two pages and the front cover-page from the Carnet of Toujours of 2013 just began.
Carnet du Toujours – 2013
In the front one, I’ve just paste a piece of chinese paper with two seals of mine and the 2013 year written with ink.
Carnet du Toujours – 2013: 二零十三年,三月,三日, 三桥船 (3rd month, 3rd day, 3 ships)
Carnet du Toujours – 2013: 二零十三年,三月,三日, 三桥船 (3rd month, 3rd day, 3 ships)
Navi alla rada di fronte a Ardenza.
This is a view of my hometown Livorno taken in Sunday sunny late morning, with soft Mistral breeze: in chinese title I played with the recurring number 3.
Lanciano, il Dono – Carnet on Japanese Moleskine. Incipit with miniated capital L
Venerdì 1 Settembre – Giovedì 7 Settembre 2012:
acabo de voltar da Lisboa, esperando para ir para Lanciano
Appena tornati da Lisbona, Clau ed io veniamo immediatamente ingoiati dall’ingranaggio impietoso della “quotidianità” e della “normalità”, ma anche se il corpo si trova – e con fatica – in certe…diciamo…situazioni, mente e spirito spaziano e, come sempre mi succede prima di un avvenimento importante sulla pittura, mi si accende una lampadina su cosa potrei preparare e dedicare al Carnet del Dono di Lanciano.
Rimango subito colpito da 2 grandi prensenze che permeano Lanciano e il Dono: la musica in tutte le sue forme, ed un’aria di tradizione che prosegue nonostante l’amaro boccone della modernità.
Inizio allora a pensare a come potrei dipingere questo arazzo medioevale che vedrò sdinaparsi davanti ai miei occhi, e automaticamente opto per una Moleskine giapponese, che criticabile per la carta quanto si vuole, ma permette di ricreare una consecutio che con altri supporti è persa, ed inoltre posso giurare che quella carta se avvezzata bene e se si è ben avvezzi alle sue “giochesse”, permette effetti che mi piacciono molto.
La presenza della musica popolare, dei canti sacri, della grande devozione che viene espressa dal paese di Lanciano stesso con il suo bagaglio artistico e storico, nonchè dalla processione in questione, mi apre una visione del carnet che fra pochi giorni andrò a dipingere come uno spartito medioevale, come un messale miniato…
Inizio così a dipingere il suo Incipit, un omaggio a chi considero il maestro indiscusso dei Carnet de Voyage: Stefano Faravelli.
Lanciano, il Dono – Carnet on Japanese Moleskine. Incipit with miniated capital L
Passeggiamo con Marco e Sighanda nel centro di Lanciano, e visitiamo subito l’emozionante Cattedrale al volo perchè praticamente in orario di chiusura, dunque liberi da impegni (ah bene!!!) ci sistemiamo sui gradini di una casa di fronte all’ingresso della chiesa di Via …, ed iniziamo a dipingere il nostro primo sketch in quel di Lanciano!
Il portone e la decorazione mi ricordano la chiesa di San Giovanni Battista a Riomaggiore, e rievocano in me quel momento splendido con Stefano Faravelli, quando ci trovammo a dipingere l’entrata laterale e le sue decorazioni a piedi scalzi nella piazzetta antistante, un momento che non dimenticherò mai,
San Giovanni Battista – Riomaggiore – Carnet de Voyage 2011
Lanciano, Santa Maria Maggiore – Carnet de tous jours, 2012
così come l’acquazzone che il giorno prima ci beccò mentre salivamo al castello, una corsa in sandali sulle pietre della scalinata, un dejavù enorme sia di quel momento, sia di vite precedenti quando – e sono convinto – dovetti essere uno degli uomini dipinti nelle Ukiyo-e, e Stefano il mio maestro.
Riomaggiore – Ukiyo-e – Riomaggiore, Carnet de Voyage
Le manovre di un motorino e del suo padrone per rientrare in casa sua, praticamente occupata da me, Claudia, Marco e Sighanda sui suoi scalini e sul suo perimetro…, la curiosità dei bimbi e la difficoltà di dipingere velocemente mi riportano ad una piacevole realtà, lontano dalla splendida quanto odiosa e caotica Firenze, dalla quotidianità che tutti mi invidiano, ma che non riesco proprio a preferire a questi piccoli brevi intensi momenti in cui mi sento senza nessun dubbio vivo, entità vivente esprimente.
La sera arriva veloce, e la cena buonissima la divoro!!! Mentre con Marco, Claudia e Sighanda discutiamo di pittura e di Carnet de Voyage…Dio mio!!! Quanto amo questo momento, quanto è bello vivere. Quanto è prezioso poter sedersi ad un tavolo e discutere di pittura e d’arte e poi!!! La nostra arte !!! E di pittori contemporanei viventi con cui posso parlare…
Sabato 9 Settembre 2012:
“Há entre mim e o mundo uma névoa que impede que eu veja as coisas como verdadeiramente são – como são para os outros.”
早上 zaoshang – Mattina
Ci svegliamo abbastanza presto per poter arrivare nei luoghi dove si svolgerà la processione, dove le persone ed i rioni si stanno radunando con i loro carri decorati ed imbanditi con i propri prodotti, e così potremo iniziare a dipingere, fotografare e “respirare” il Dono prima che tutto si metta in moto.
Da qui in poi è il mio carnet e le foto che prendono parola
e adesso con Sighanda e Clau abbiamo l’occasione di dipingerlo dal vero: impresa ARDUA!!!
Trabocco, Carnet des Tous Jours 2012
ahiahi – evening
Approdiamo la sera al Caffé Letterario Pickwick, un bellissimo circolo gestito da ragazzi come Clau e come me. Il circolo è diviso in un paio di grandi sale, ed è ricchissimo di libri: i miei occhi cadono immediatamente su un manuale di Skateboard preziosissimo – una vera bibbia!!! – e mentre lo afferro bramoso di scivolare con una tavola su qualcosa (saudade du surf du Portugal, saudade du Skate para Lisboa…) Clau torna dall’altra sala con in mano due copie di Surf Latino: è ufficiale!!! Noi sbaviamo!!! E chi cura la collezione di libri è un surfista!!!
Et voilà!!!
Conosciamo Rita che ha vissuto alle Hawaii, e che gestisce il bellissimo Pickwick. Queste sono le cose più belle della vita…, questi fili invisibili che sembrano unire le nostre vite in tessuti sempre più belli e sempre più ricchi.
Ad esempio…
Sarà successo quel che sarà successo, ma dall’Istituto di Wushu di Firenze io son uscito con l’incontro della persona più preziosa della mia vita: Claudia!
Da Clermont Ferrand sono uscito senza una lira, ma ho incontrato Palmar!
E da Lanciano ho incontrato un paese meraviglioso, ho incontrato la tradizione viva, ed un’amica: Rita!
3 ricchezze che né Monti né la Merkel mi posson toccare!!!