l’Istituto del Consenso

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« La globalizzazione non è un fenomeno naturale,

ma un fenomeno politico

concepito per raggiungere obiettivi ben precisi. »

(Due ore di lucidità, Conversazioni con Noam Chomsky)

Noam Chomsky - retrived from http://aviewfrommybalcony.files.wordpress.com/2008/03/noam-chomsky.gifLa critica al fenomeno della globalizzazione è un argomento arcinoto, diffusosi capillarmente nelle nostre vite, e dunque diffusosi anche nella mia, che mi coinvolge profondamente, poichè l’idea che vi sia un lento ed inarrestabile moto di “conversione” ad un concetto di “globale” comunemente identificato come giusto e corretto ed a cui tendere mi spaventa di brutto, e mi rende sospettoso verso chiunque e qualunque cosa mi circondi e si propagandi direttamente ed indirettamente come fonte giusta di informazione! Specialmente se essa diviene publicizzata, specialmente se questa fonte mediatica parla, agisce, palesa, dichiara, premia, punisce, ecc…
Come è possibile ipotizzare e soprattutto credere che il concetto di globale possa davvero essere un prodotto naturale della civiltà umana, e che esso possa e debba essere esteso, diffuso, predicato?
Come è possibile ancora credere ciecamente a quanto uniformemente viene distribuito dai mass media che dalla più piccola realtà sociale alla più grande nicchia sociale (nazionale, internazionale, mondiale) quotidianamente parlano “a nome di tutti” ed a nome di “una verità” che però non è provata, non è dimostrata?
Spesso, nella mia vita, ho sentito, letto, visto, riscontrato pareri e situazioni comunemente accettati che non solo non rispechiavano minimamente la personale esperienza ed il mio vissuto, ma che sostenevano esattamente il contrario di quanto io, sempre nel mio piccolo, avrei potuto dire e ricordare sullo stesso argomento…
Come, dunque, non scattare nella mia mente che questa stessa inconguenza tra l’informazione comunenmente accettata ed il reale conosciuto e riscontrato nel mio piccolo quotidiano, magari potrebbe esservi anche nel grande vissuto della nicchia sociale maggiore in cui io, essere umano pensante e agente, vivo? Se la strumentalizzazione dei mezzi di comunicazione e della totalità dei mass media è stata evidente in taluni momenti storici a me vicinissimi e tutt’ora contemporanei, (latte avriato dalla Cina) come lenire il mio istinto e la mia propensione ad analizzare altri fatti ed altri eventi della mia storia e della storia della mia vita, ed a identificare e ritrovare pattern sociali/comportamentali simili ed applicabili ad altri microcosmi in cui orbito?
Se studio, rileggo, ripenso alla mole di epserienze, di discussioni, di email, di parole udite pronunciate e scambiate con certe persone in certi luoghi (una mole di documenti impressionante e tutta conservata,,,santissima abitudine del non buttar mai via niente che già l’anno scorso mi è tornata utile), come non accorgermi dell’uso fraudolento dela parola, cioè della trasmissione d’informazioni, e della piattezza conformistica del dialogo e del dialogante medio, che non si sofferma a chiedersi: ma la trasmissione del concetto A è…davvero…vera?
Ed accetta il “si dice”,
Ed esegue quello che “si deve fare”
E non discute di quanto “si è deciso”, ecc…
Ed il meccanismo perfido attraverso cui si attua questo livellamento, appiattimento, è costituito da una sorta di fissazione delle priorità di un’autorità mediatica, come se esistesse una certa fonte di parole/cioè d’informazione che per la sua indole che comunemente SI riconosce come straordinaria, diventi una fonte d’informazione, uno strumento mediatico, il cui enunciato ed il cui comportamento determini una sorta di struttura prioritaria, alla quale tutti gli altri esseri umani, i media minori, devono più o meno adattarsi a causa della scarsità delle proprie risorse, a livello di autorità e di “fama” a disposizione.
Emmanuel  Levinas, retrived from http://listverse.com/wp-content/uploads/2008/05/418px-emmanuel-levinas.jpgAllora le o la fonte primaria che fissa le stesse priorità delle informazioni che comunemente SI accettano, e dei comportamenti che comunemente SI tengono, non sono altro che l’impersonificazione mediatica di quello che sono, nel mondo economico della globalizzazione, le grandi società commerciali a redditività molto alta, che realizzano il tutto con un puntuale pilotaggio delle informazioni diffuse dai mass media verso i telespettatori, codificando i propri interessi in verità che comunemente SI accettano, trasmettendo informazioni a cui tutti gli altri media minori debbono fare eco per poter compartecipare alla mensa della fonte primaria, cibandosi delle sue briciole.
Questa fonte mediatica primaria, dunque, in realtà esegue un azione moooolto antica: tira l’acqua al su’ mulin, e possibilmente prosciuga l’acqua agli altri mulini e dai potenziali futuri mulini
Questa fonte mediatica primaria io nel mio microcosmo la chiamo “media/somma-autorità-eminente“.
L’obiettivo di media/somma-autorità-eminente è quello che Chomsky definiva come la “fabbrica del consenso”, ossia un sistema di propaganda estremamente efficace per il controllo e la manipolazione dell’opinione pubblica… (Manufacturing consent: the political economy of the mass media 1988, Understanding power: the indispensabile Chomsky 2002)