Sumei Nāga, un mito Naxi
Moderno e antico
Trato da: Philippe Jonathan, 2002 prefazione a “La mitologia cinese” pp. 4, 5
Sebbene la più moderna città della Cina sia composta da centinaia di grattacieli e luci all’insegna della modernità, è sempre possibile osservare stringendo un po’ più gli occhi, quanto l’antico e la tradizione culturale cinese permei il modernissimo e l’attuale.
Ad esempio a Shanghai, forse una delle più moderne città cinesi, continuamente in trasformazione ed evoluzione dal giorno alla notte, di giorno in giorno, l’insegna della principale compagnia turistica è rappresentata da un cavallo alato, la cui iconografia proviene da un’antica leggenda, in cui egli solcava il cielo rapido come una stella cadente.
In città, così come in campagna, è sempre presente e convive con i modernissimi edifici il Feng Shui – vento ed acqua, antica concezione che suggerisce come debbano essere costruiti e disposti gli edifici per un perfetto accordo tra architettura, ambiente e uomo.
Se è vero che nei giardini di Suchow non crescano più gli alberi di pesco i cui frutti, come tramanda un mito, donano l’immortalità è sempre possibile trovarvi in cambio rocce di forme tortuose, simili all’animo umano, e ruscelli costeggiati da piante miracolose: il bambù con la sua canna verde color della giada è simbolo dell’eterna giovinezza, così come il fiore del loto, sebbene nasca dalla melma nella palude, simboleggia la purezza.
Il drago, simbolo della Cina, è poi ovunque: si lancia per i crinali dei monti a formare la Grande Muraglia, prende forma del Fiume Azzurro e fa sorgere Shanghai nel punto in cui apre le sue fauci, compare in molte pubblicità e marchi delle più moderne attività cinesi, custodisce le porte degli ultimi Hutong di Pechino nelle vie di Shicha Hai…
A Pechino poi, il simbolo della modernità convive con l’antico!
Di fianco alla città proibita ed a piazza Tian’an Men, simboli universali della Cina e della sua capitale, sorge l’uovo lucente di P’an Ku, il Teatro dell’Opera di Beijing: uovo lucente che impiegò 18.000 anni per schiudersi, al suo interno viveva il creatore del Cielo e della Terra, ed ora là si reciteranno e canteranno per lungo tempo ancora tutte le storie cui prestiamo ascolto incantati
Le antiche storielle cinesi
Tratto da: Fabio Smolari, 1992 “Antiche Storielle Cinesi“, Shaolin Wushu n.° 2, pg. 25
Nell’epoca dei Regni Combattenti (475 – 221 a. c.) la Cina conobbe il passaggio alla società feudale e la dinastia regnante aveva perso l’effettivo potere amministrativo sul territorio: la Cina risultava così divisa in una dozzina di regni che conservavano, con la dinastia al potere, un mero vincolo formale, ma che in pratica erano totalmente indipendenti.
Tra questi regni si scatenò una violenta lotta al potere (da cui il nome di “regni combattenti”), ed all’incerta situazione politico-sociale corrispose una grandissima fioritura nell’arte, nella letterature, nella politica, nella tecnologia, nella filosofia ed in tutti i campi del sapere umano.
Infatti, proprio in questo periodo, furono gettate le basi politiche e filosofiche della Cina imperiale, ed a questo periodo risale la famosa saggezza cinese di cui tanto si parla in Occidente.
Lo spirito dell’epoca incoraggiò la crescita di molte “scuole di pensiero”, le famose “cento scuole” impegnate a sostenere le proprie ragioni ed a combattersi l’un l’altra mostrando con esempi pratici l’esattezza delle proprie idee: era il famosissimo fenomeno letterario conosciuto come baijia zhengmin – la contesa delle cento scuole.
In questo periodo nacquero molte dottrine, come il Confucianesimo, il Taoismo, il Legalismo, il Moismo, la scuola dello Ying-Yang, quella dei Cinque Elementi e moltissime altre poi andate perdute; vissero i famosi Confucio (Kongfuzi, Kongzi e Zhongni), Mencio (Menzi), Laozi, Zhuangzi, Liezi, Sunzi, Mozi, Hangfeizi, Xunzi e tanti altri…
Questi studiosi di storia e cultura antica compivano regolari ispezioni di stato, e confrontandosi con la gente, venivano a conoscenza di storielle popolari che poi rielaboravano e riutilizzavano per esprimere le proprie rimostranze nei confronti dei governanti, per dibattere con studiosi appartenenti a diverse scuole di pensiero, per istruire i propri discepoli, formulare nuove idee, scrivere libri, ecc…
Le storielle Hanfeizi (legalista), Zhuangzi (taoista) e Liezi (pretaoista) trasmesse attraverso i secoli, hanno apportato un significativo contributo alla cultura dell’antica Cina.
A partire dall’epoca Han (II sec. a. C.), quando la Cina era ormai uno stato unificato, il sistema feudale fù intensificato, ed il confucianesimo fù adottato dalla famiglia imperiale come dottrina politico morale ufficiale, col risultato che prevalse su tutte le altre scuole di pensiero delle quali fù scoraggiato il diffondersi.
Solo gli studiosi confuciani infatti avevano il diritto di essere eletti funzionari (i famosi “mandarini” dei quali parlano i mercanti Portoghesi del XVI secolo).
Per il timore che la satira letteraria potesse essere utilizzata per criticare le istituzioni, i governanti arrivarono a considerare queste storielle come “pettegolezzi di strada” piuttosto che come una forma di letteratura.
Di conseguenza soltanto un numero esiguo di questi racconti venne messo per iscritto, e la maggioranza di essi in parte frammentaria.
Tra gli studiosi che si operarono per tramandare questi racconti è doveroso citare due famosissimi personaggi come il letterato filosofo Liu Zongyuan (773 – 819) che visse in epoca Tang (618 – 907) e scrisse diversi racconti, o il famosissimo scrittore, poeta, calligrafo e pittore Su Shi (1037 – 1101) che scrisse “Miscellanea di Ai Zi”,
benché nessuno di loro due abbia avuto successo in vita, le loro opere sono divenute in seguito famosissime ed anche i loro commenti satirici rivolti alla società dell’epoca hanno lasciato un segno indelebile nella storia cinese.
Durante i secoli XVI e XVII il periodo di decadenza della dinastia Ming (1368 – 1644) i funzionari erano impegnati nelle lotte di potere, pesanti imposte gravavano sul popolo e le catastrofi naturali aumentarono fame e sofferenze.
Il malcontento era dilagante, ed alcuni intellettuali progressisti dell’epoca usarono la parola scritta per attaccare funzionari corrotti e per cercare una soluzione ai problemi sociali.
Tra questi ricordiamo Jiang Yingxe, che scrisse Storie di Xue Tao e Zhao Nanxing, autore di Xiaozhang – lode allo scherzo.
Un altro famosissimo romanziere e drammaturgo fù Feng Menglong (1574 – 1646) vissuto alla fine della dinastia Ming, autore dello Xiaofu – tesoro di scherzi, che conteneva racconti e opere letterarie di vario genere. Egli fù un maestro in questo campo ed alcuni dei suoi racconti satirici, compilati assieme alle sue opere, sono stati conservati fino ad oggi.
La creazione di 玉龙山Yu Long Shan
Agli inizi dei tempi, in un luogo molto lontano a Sud delle Nuvole, viveva una serpentessa dal cuore nero e malvagio conosciuta col nome di Sumei Naga.
Questo nome significa “serpente Drago” ed ella dominava il mondo dal suo palazzo tempestato di gioielli negli abissi del mare.
Tutti avevano paura di Sumei Naga perché la sua saggezza ed il suo potere erano grandissimi; così come ogni serpente pericoloso, Sumei Naga portava via la vita alle persone stritolandole, ed ogni volta che emergeva dagli abissi marini distruggeva interi villaggi demolendo le case e rubando i raccolti dai campi. Senza minimamente preoccuparsi provocava violentissimi terremoti che gettavano le persone negli abissi, dove la maggior parte di loro moriva annegata; altri venivano deportati alla Montagna di Pietra, un luogo senza vita, nove niente sarebbe mai sopravvissuto e dove non cresceva neppure un filo d’erba.
Quattro donne furono esiliate nella Montagna di Pietra, esse si chiamavano Saggezza, Operosità, Pensiero e Veggenza; loro sapevano che avrebbero dovuto agire velocemente per salvarsi e per fermare Sumei Naga, inoltre sapevano che la malvagia serpentessa era superba, ingorda ed avara.
Le donne iniziarono a mettere in atto un piano.
Saggezza chiamò Sumei Naga parlando verso le acque con voce colma di rispetto: “Oh onorabile, ti prego parla con noi”
“I serpenti non sprecano il loro tempo con esseri del vostro genere” ruggì Sumei Naga.
“noi dobbiamo dirti qualcosa di molto importante” replicò Saggezza
“Che cosa mai potreste rivelarmi di cui io già non conosca?” Sumei Naga emerse e guardò trucemente le donne avida di sapere…
“Ah, rispettosissimo serpente“, proseguì Saggezza, ” tu hai sempre operato scelte sagge. A te appartengono tutte le creazioni più preziose del mondo: le stelle nel cielo sono tutte sui tuoi scaffali, le nubi colorate vagano nel suo salone, le ombre degli uccelli si riflettono sui tuoi campi, le orme di ogni animale si nascondono nelle tue foreste”
“Dunque, si, queste cose sono vere. Ma io già sapevo! tu stai sprecando il mio tempo” replicò.
Operosità intervenne Prontamente e parlò con dolcezza, “davvero a te sono riservate tutte queste cose perché tu sei così gentile e generosa con tutti. Quando vi è fame tu procacci il cibo; quando vi è sete tu doni il latte”
Sumei Naga sorrise poiché era compiaciuta di queste parole, ben presto iniziò a sbavare e ad oscillare la sua testa lentamente avanti ed indietro compiaciuta.
Ogni volta che lei muoveva la sua testa enorme da un lato all’altro appariva un grande sorriso, e finalmente Sumei Naga lasciò scappare una lunga risata, ma sia il sorriso che la risata svanirono non appena ella udì le altre parole.
” Io penso che tu abbia praticamente tutti i tesori del mondo, probabilmente tu sei il serpente più ricco di tutto il mondo, ma c’è una cosa che tu ancora non possiedi, il tesoro più raro” disse Pensiero lentamente
“Cosa ?” tuonò Sumei Naga. “Quale tesoro mi manca? ”
Il cielo intero si colorò improvvisamente di nero ed esplose la polvere come Sumei Naga tuonò. Sebbene il sole e la luna scomparvero per un intero giorno, le quattro donne erano felici perché erano riuscite ad attirare Sumei Naga nel loro inganno, ed adesso erano sicure che le avrebbe ascoltate.
“Come sai, tu non possiedi ancora un solo tesoro, forse il più bello di tutti” sospirò Veggenza.
“Che cos’è?” domandò lei?
“tu non possiedi il gioiello più prezioso, l’uovo dorato dell’Uccello dalle Ali Dorate che vive sulla Rupe Magica sulla Montagna Sacra“…sorrise Veggenza, “se possiederai questo ultimo tesoro allora tu possiederai tutto, tutte le ricchezze del mondo”
Sollevando la sua testa enorme e mostrandosi orgogliosamente Sumei Naga gridò superba, “io controllo le stelle nel cielo. Che cosa vi fa pensare che non possa avere l’uovo dorato?”
All’istante emerse dalle acque e volò verso la Montagna Sacra per trovare il nido che nascondeva l’uovo dorato. Quando raggiunse la vetta della montagna, ella vide il famoso uccello dalle Ali Dorate.
Sumei Naga si nascose nelle ombre e rimase ad osservare l’uccello imponente, sin quando non distese le sue ali che, aperte, sembravano attraversare il cielo come un arcobaleno.
Non appena un raggio di sole giallo toccò l’albero su cui era stato posto il nido, Ali Dorate scoccò il volo come una freccia e scomparve fra le nubi d’argento. Questa era l’occasione perfetta per Sumei Naga per poter rubare l’uovo incustodito.
Quando Ali Dorate tornò, guardò il suo nido…freneticamente lo fece a pezzi per cercare il suo uovo, ma il suo preziosissimo uovo era svanito! Immediatamente spiccò il volo per recarsi dalla Dea del Cielo e chiedergli aiuto.
“Tu conosci tutto degli dei e dei demoni. Nemmeno le nuovole possono nasconderti i loro segreti. Ti prego, dimmi chi ha preso il mio uovo” lo esortò
La dea del Cielo chiuse e riaprì i suoi occhi zaffirei e spostò le nuvole lontano con le sue lunghe braccia, e mentre osservava in basso la terra, disse con voce triste, “Sumei Naga ha rubato il tuo uovo“.
Non appena ebbe ringraziata la Dea del Cielo, Ali Dorate spiegò le sue ali e volò sino al gigantesco mare dove viveva Sumei Naga, Non appena raggiunse la superficie delle acque chiuse le sue ali e, come una folgore, piombò in acqua e si immerse.
Spostando via le acque stanò Sumei Naga e con i suoi artigli affilati dispiegati la catturò.
gridò “come hai osato rubare il mio uovo dorato? Restituiscimelo immediatamente, o ti getterò sulla Montagna di Pietra!”
Con sguardo impertinente Sumei Naga osò ribattere ad Ali Dorate ” il mio corpo è composto da 3 parti: la prima parte sopporta la terra, la seconda le nuvole, la terza il cielo. Non ti servirà a niente levarmi dalle acque ”
Immediatamente Ali Dorate affondò gli artigli profondamente nella carne di Sumei Naga e la trascinò via dall’acqua; Ali Dorate iniziò a volare sempre più in alto, descrivendo grandi cerchi trascinando il serpente a mezz’aria.
La serpentessa gridava: ” Ti comando di lasciarmi andare! Lasciami! Te lo ordino! ”
“Adesso ti lascerò andare” gridò Ali Dorate, e mentre completava il suo ultimo giro sopra le nuvole lasciò cadere improvvisamente Sumei Naga.
Per un momento l’enorme serpentessa rimase sospesa in aria, ma poi come una meteorite, precipitò negli abissi senza fondo.
Whoosh!
Whoosh!
Whoosh!
Per tre volte l’acqua esplose con altissime colonne fino al cielo.
La prima grande colonna d’acqua, ricadendo sulla terra, formò gli oceani.
La seconda grande colonna d’acqua formò i fiumi.
La terza, la più piccola, formò i laghi.
Quello che rimase di Sumei Naga, la serpentessa drago, divenne la montagna di Giada
Le novelle popolari come fonti storiche
Società matrilineare, Naga e Garuda
La storia di Sumei Naga proviene dalla mitologia Naxi ed è un ottimo esempio di quanto la loro cultura sia formata dalla fusione di diversi elementi ed influenze culturali raccolte sia durante il loro periodo migratorio che dal Tibet portò i loro antenati nello Sichuan e nello Yunnan, sia in epoca stanziale con l’interazione dei gruppi socio-culturali limitrofi e successivamente dal contatto con gli Han.
In questi antichi racconti è possibile intuire l’importanza della figura femminile all’interno dell’antica società in cui queste novelle erano tramandate oralmente: ancora oggi i gruppi Naxi che anticamente si stanziarono presso le rive del lago Lugu, nella regione di Yongning – Yunnan, mostrano una società basata sulla matrilinearità, sistema familiare impostato sulla centralità della figura materna anziché paterna in cui, ad esempio, lo stesso nome di famiglia viene ereditato dalla linea materna.
La tradizione sociale antica ancora sopravvive nell’usanza in cui sovente le donne Naxi di Yongning non si sposano ed hanno relazioni aperte e flessibili, ed in questi gruppi crescono i figli da sole.
Attraverso il mondo delle novelle popolari è possibile ritrovare le tracce di quei modelli storici-culturali che ipotizziamo e che ricostruiamo, in questo caso la centralità della donna è evidente dal sesso femminile di ogni personaggio protagonista del racconto di Sumei Nāga, dalle 4 donne, dalla Dea del Cielo.
All’interno di questa leggenda sono presenti 2 delle più importanti creature divine della religione Naxi – Dongba: Naga e Garuda, rappresentati rispettivamente da Sumei Naga e da Ali Dorate, così come nella loro battaglia per la supremazia sull’uovo dorato, vi è palesemente traccia del tema della guerra tra Naga e Garuda, omnipresente nella tradizione religiosa Induista e Buddista.
I Naga sono una divinità dal corpo di uomo e di serpente, il cui mito discende dalla cosmologia induista-vedica e dalla tradizione orale che si ipotizza possa risalire sino al V millennio a. C.; vedi il pittogramma Dongba ku: invitare gli dei, i Nāga, i demoni nell’articolo dedicato alla musica Naxi.
Il termine Garuda indica una creatura mitologica della tradizione Buddista ed Induista dal corpo di aquila; in Sanscrito Garuda indica l’aquila, una divinità Hindu minore, una delle forme di divinità nell’Induismo, rappresentata con piume d’oro, faccia bianca, ali rosse, becco ed ali d’aquila ma corpo molto spesso umano, ed alcune volte viene raffigurata con una corona sulla testa, così come Visnu, il suo padrone.
La sua importanza nella religione induista è evidente non solo dalla centralità del suo ruolo in miti, leggende e testi sacri, ma anche dalla quantità di statue e templi a lei dedicati.
Garuda e’ poi nota sotto molti altri nomi: Chirada, Gaganeshvara, Kamayusha, Kashyapi, Khageshvara, Nagantaka, Sitanana, Sudhahara, Superna, Takshya, Vainateya ed altri ancora.
Nei testi Veda è presente il più antico riferimento a Garuda, con il nome di Shyena, laddove si dice che questo maestoso uccello avrebbe portato il nettare degli dei (amrit, Amirta) sulla Terra del Cielo.
I Purana, molto successivi, riferiscono di Garuda, indicando che Shyena e Garuda siano la stessa divinità (e questo è un processo di assimilazione avvenuto nel tempo); una delle 5 facce di Sri Panchamukha (“cinque facce”, metamorfosi di Hanuman) e’ Mahavira Garuda, rivolta ad occidente.
Si crede che pregando Garuda sia possibile curare gli effetti del Veleno.
Nella mitologia Buddista, i Garuda (in Pāli Garuda) sono una razza divina di enormi uccelli predatori intelligentissimi e socialmente stratificati (vi sono Garuda re, poi Garuda di prime generazioni potenti ed influenti, poi Garuda minori, ecc…). Sempre dalla lingua Pāli conosciamo un altro nome per indicare i Garuda, ossia suparsa o suparda, il cui significato potrebbe essere tradotto con “dalle ali eccellenti”.
Garuda sono nemici dei Naga, cui danno la caccia: nel Mahasamyatta Sutta si narra che Buddha abbia ottenuto la pace tra Naga e Garuda.
Secondo la mitologia buddista le loro dimensioni sono enormi: si tramanda che quando una Garuda dispieghi le sue ali crei degli uragani che oscurano il cielo e che distruggono le case; sempre secondo la tradizione buddista, un uomo paragonato alla Garuda, è così piccolo che potrebbe nascondersi da una sola delle sue piume senza essere scoperto (Kātātī Jātaka, J. 327).
Come accennato precedentemente, le Garuda hanno città e re, ed alcune di loro hanno la proprietà magica di trasformarsi con sembianze umane quando desiderano avere una qualche forma di relazione con gli uomini; in alcune occasioni alcuni Garuda hanno avuto relazioni con donne umane apparendo sotto questa forma.
Bibliografia
Han C., Cheng J., Ji L., 1997 “Tales from Within the Clauds, Nakhi stories of China” University of Hawai’i Press – Honolulu
Kisari Mohan Ganguli, “Mahabharata” traduzione in Inglese,
http://www.sacred-texts.com/hin/maha/index.htm
Helft C., 2002 “La mitologia cinese” Motta Junior – Milano
Rock J. F., 1952 “The Na-khi Naga Cult and Related Ceremonies” 2 volumi, ISMEO – Roma
Smolari F., 1992 “Antiche Storielle Cinesi“, Shaolin Wushu n.° 2, pg. 25
羞龍 Xiu Long