中国武术 Zhong Guo Wu Shu, le arti marziali cinesi

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…se si parla della Cina…viene spontaneo pensare anche alle arti marziali!

Per dire la verità, noi di Chabuduo siamo stati spinti ad approfondire l’interesse per questo paese e la sua cultura proprio dalla passione per la pratica di questa arte…
Probabilmente la diffusione dei film di Kung Fu ha contribuito in maniera decisiva ad accrescere l’interesse da parte degli occidentali verso l’oriente…e certo che molta confusione si è fatta e si fa!
Nel riconoscere ciò che è originario della Cina, o del Giappone, o di altri paesi dell’Estremo Oriente…soprattutto in merito alle arti marziali.
Ma non è certo nostra pretesa istruire, né commentare, né tanto meno criticare ciò che da altri viene scritto, affermato o divulgato in merito a questo argomento.
Vogliamo anzi mettere in evidenza una piccola parte di quella enorme quantità di informazioni e storie che è a disposizione di tutti (in rete, su riviste o libri), per cercare di stuzzicare la curiosità e la voglia di ricercare e approfondire l’argomento da parte dei nostri disgraziati avventori, attraverso citazioni, interviste, testimonianze, bibliografie e fonti che noi riteniamo interessanti.
Per cominciare abbiamo deciso di introdurre la questione mettendo in evidenza la realtà più vicina a noi in ordine di tempo e di fruibilità…
Non tutti sanno che attualmente in Cina il Kung Fu è largamente praticato come disciplina sportiva nelle scuole e in competizioni nazionali e internazionali, e che esiste un termine “di classificazione” che definisce questo aspetto delle discipline marziali cinesi come Wushu “moderno”.
In questo ambito una ulteriore classificazione viene fatta fra stili del Nord (Bei Quan) e stili del Sud (Nan Quan).
Nel Wushu moderno, in qualche modo si sintetizzano, attraverso la codificazione di stili e forme, elementi caratteristici delle tecniche di combattimento tradizionali del Kung Fu.
Gli stili moderni “codificati” , (forse a discapito di una ricerca più profonda) , possiedono un carattere marcatamente estetizzato, basato sulla rapidità delle esecuzioni e incentrato sull’interesse nella difficoltà del gesto atletico.
Una certa semplificazione garantisce la maggiore accessibilità dovuta e voluta per la massificazione delle discipline marziali, per così consentirne la diffusione tramite l’insegnamento di queste “nuove” discipline nelle scuole.
Oltre a garantire molteplici benefici psico-fisici non si preclude il fatto che la pratica del Wushu moderno costituisca una base formativa utilissima attraverso cui intraprendere un percorso di crescita nell’apprendimento di quest’arte.

铁包子Tie Baozi

Il termine 武术 Wushu

Al momento della fondazione del Comitato di Preparazione della Federazione Internazionale di Wushu nel 1985 a Xi’an, il nome utilizzato nell’atto costitutivo fu Wushu, e venne stabilito che in futuro si sarebbe usata direttamente la traslitterazione cinese e non altri nomi tradotti. […] Tuttavia l’uso del termine “Wushu” non è ancora oggi unitariamente diffuso nel mondo, ciò è dovuto in parte alla breve storia mondiale di questo sport, in parte a ragioni storiche a causa delle quali esso è stato rappresentato da altri nomi; attualmente il Wushu è chiamato Gongfu, Kungfu, Guoshu ed “Arti Marziali”.

Se sfogliamo la storia della cultura cinese possiamo vedere che le svariate forme di Wushu, in alcune migliaia di anni, sono state chiamate in moltissimi modi: tra il XX ed il VII secolo a. C. si trovano i termini quanyong – pugni e coraggio, shoubo – combattimento con le mani, jueli – provare la forza, xianggao – sopraffarsi l’un l’altro.

Tra il 770 ed il 221 a. C. compaiono nomi come jiji – attaccare abilmente, xiangbo – combattersi, shouzhan – battagliare con le mani, wuji – arte marziale, juedi -lottare. In seguito si ebbero molti altri nomi, fra i quali “Wu Yi” era comunque il più usato.

La parola Wushu compare per la prima volta nel testo “Zhaoming taizi wenxuan – raccolta di scritti dell’illustre erede legittimo”, compilato da Xiao Tong (501 – 531), letterato, figlio primogenito dell’imperatore Wudi della dinastia Liang Meridionale, ma anche in seguito il termine più popolare continuò ad essere Wu Yi.

Nel 1926 la Repubblica Cinese fissò ufficialmente il nome ” Zhong Guo Wu Shu – arti marziali cinesi”, abbreviato in Guoshu – arte nazionale, ed ancora oggi a Taiwan ed in alcuni altri paesi si continua ad utilizzare questo nome. Gli stranieri utilizzano spesso diverse traslitterazioni dei vari nomi del Wushu, come: gongfu, kungfu, guoshu, quantou, ecc… […] la parola kungfu ( o gong fu) si è diffusa nel mondo negli ultimi 30 anni al posto di Wushu.

[…] In origine la parola gongfu giunse per la prima volta in Europa circa 200 anni fa, per opera dei missionari francesi che si erano recati in Cina, ed indicava gli esercizi di conduzione del Qi ( xingqi zhi gong) dei Taoisti cinesi. Tuttavia esso non ebbe diffusione in Europa fino agli anni ‘60 e ‘70 di questo secolo, quando entrò profondamente nel cuore delle persone a seguito dei “films di gongfu” del noto artista marziale Li Xiaolong Bruce Lee.

Gongfu è il nome popolare dato al Wushu nelle province di Guangdong e Gunagxi della Cina Meridionale, ma nella storia cinese non è mai stato un termine ufficiale d’uso comune. Gongfu significa originariamente abilità, realizzazione. In cinese vi è un proverbio che dice: ” Zhiyou gongfu shen, tiechu mocheng zhen”, ossia ” solo con un profondo lavoro minuzioso si può macinare una sbarra di ferro fino a farla diventare un ago”, in altre parole “la perseveranza è la chiave del successo”.

[…] Chi studia il Wushu deve imparare a lavorare duramente e meticolosamente (gongfu), cioè deve allenare duramente gli esercizi fondamentali (jibengdong), incarnare bene l’essenza dell’abilità (gongdi), allenare bene la virtù dell’abilità (gongde) e la forza dell’abilità (gongli), ma la parola Gongfu non è mai stata un termine usato ampliamente. Mi auguro con tutto il cuore di assistere ad un ampio utilizzo del termine Wushu, e che la tecnica e la teoria del Wushu servano profondamente ed ampiamente a migliorare la salute fisica ed il carattere morale di tutti i popoli.

Shaolin Wushu Anno 1, numero 1 – Gennaio 1992

Estratto da: Xu Cai – La funzione del temrine “Wushu”, (Wushu Mingci de shiyong). Prefazione a Dizionario pratico delle arti marziali cinesi (zhongguo wushu shiyong daquan) – Traduzione di Fabio Smolari

La diffusione del Wushu in occidente

I films d’azione girati ad Hong Kong, che iniziarono a circolare in occidente all’inizio degli anni ‘70, attirarono un vasto pubblico verso le arti marziali, ma a quei tempi la Cina versava in una difficile situazione politica ed economica che le impediva contatti diretti e proficui con l’occidente in campo sportivo.

Per questa ragione si diffusero prima le arti marziali proprie di altri paesi asiatici, come il Giappone e la Corea; nonostante ciò, siccome un gran numerosi persone continuava a cercare il ” Kung Fu” (nome improprio del Wushu, derivato dalla trascrizione della pronuncia di Gongfu), alcuni improvvisati insegnanti cinesi, provenienti soprattutto da Hong Kong e Taiwan, approdarono in Occidente; ma erano il più delle volte scarsamente preparati se non addirittura approfittatori della buona fede altrui.

D’altronde, essendo molto problematico il confronto diretto con la Cina, non esistevano validi criteri di paragone per stabilire la veridicità o meno delle affermazioni dei singoli individui, e l’unica documentazione disponibile erano i films provenienti da Hong Kong, ma anche questi evidenziavano bagagli tecnici molto scarsi e lacunosi.

Nonostante questi aspetti le voci che ammantavano questo sport crebbero di continuo fino a quando, a partire dalla fine degli anni ‘70, la Repubblica Popolare Cinese inviò una squadra di atleti di Wushu in giro per il mondo in un tour di esibizioni, allo scopo di far conoscere all’occidente le vere arti marziali cinesi.

Le esibizioni toccarono anche l’Italia nel 1980 e nel 1982.

Con l’apertura della Cina all’occidente negli anni ‘80, molti praticanti dell’allora discutibile kung fu, impressionati dalle dimostrazioni viste, si recarono personalmente bella Repubblica Popolare Cinese ad apprendere finalmente lo sport tanto agognato, che trasmisero a loro volta agli appassionati del proprio paese, contribuendo così alla sua divulgazione su scala mondiale.

Dalla metà degli anni ‘80 le autorità cinesi, constatato l’enorme interesse che il Wushu andava suscitando in tutto il mondo, organizzarono corsi speciali per stranieri, e diedero l’opportunità ad atleti ed insegnanti cinesi di recarsi all’estero per insegnare questo sport.

Seguirono poi una serie di pubblicazioni e filmati nelle principali lingue occidentali che facilitarono l’apprendimento e la diffusione del Wushu nel resto del mondo.

Shaolin Wushu Anno 1, numero 1 – Gennaio 1992, A cura della Società Sportiva Quanshu di Ferrara

Articoli riproposti e arrangiati da 羞龙Xiu Long

Nasce XIUART – www.xiuart.org

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Xiuart e’ una raccolta di disegni, acquerelli, tele e dipinti a tecniche miste…
Nonche’ un altro luogo d’incontro tra Oriente ed Occidente.
Xiuart non ha la pretesa di mostrare opere d’arte, ma ha la pretesa come VICINA di creare vicinanze e di esprimerle attraverso il linguaggio della cultura fattasi pittura…
Xiuart nasce!

Dal bisogno, dalla voglia estrema, dalla smania espressiva, creativa, comunicativa…zhende!!!

Zaijian Li Yan Jun laoshi,,,hui jian!!!

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La nostra piccola grande insengante Li Yan Jun se n’e’ tornata a Beijing…

Adesso e’ il momento di rimboccarsi le maniche e darsi da fare, facendo tesoro di quanto Li Yan Jun ha corretto, e soprattutto di quello che ha ri-ri-confermato come metodo di allenamento e di pratica del Wushu in vista delle competizioni. Anche questa volta la nana cinese ha ri-mostrato un approccio all’allenamento serio e partecipe, dimostrando che la pratica del Wushu richiede impegno, sia da parte dell’allievo che da parte dell’insegnante.

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大理事会光路 dà lǐshìhuì guāng lù – the great council light way

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« Ho cinquant’anni ed ho sempre vissuto libero; lasciatemi finire libero la mia vita; quando sarò morto voglio che questo si dica di me: Non ha fatto parte di alcuna scuola, di alcuna chiesa, di alcuna istituzione, di alcuna accademia e men che meno di alcun sistema: l’unica cosa a cui è appartenuto è stata la libertà. »

Letters of Gustave Courbet, 1992, University of Chicago Press

大理事会光路 dà lǐshìhuì guāng lù - the great council light way
大理事会光路 dà lǐshìhuì guāng lù - the great council light way

Mai come in questo periodo amo la libertà!

E sento una pulsione irrefrenabile ad esprimere quello che mi accade e che mi è accaduto, specialmente adesso, che sono reduce dal trasloco, un momento particolare della mia vita dove ancora una volta ho dovuto stipare e sigillare le mie cose, tutte le mie cose, in scatole e borse, portarle via da un luogo che per due anni è stata la mia casa, per un altro luogo che per altri anni sarà la mia nuova casa.

Il motorino e la macchina hanno subito imparato la nuova strada, ma il mio cervello ostinato e cocciuto ancora fatica ad orientarsi, a prendere la via giusta, a “staccare” le spine ed a chiudere i vari rubinetti.

Magari si pensa che sia facile “impostare” la nuova strada di casa…, ma specialmente la sera, quando la stanchezza ed i pensieri di un’intera giornata vissuta affollano ed offuscano la mia mente, dopo aver portato a casa la mi’ bimba bella, a volte finisco col prendere la direzione sbagliata, e ritorno asulla strada che facevo ogni giornoper tornare “a casa mi avecchia”

Beh…poco male! Si ricambia direzione e si torna indietro! –> Su Xiuart.org

E. L. G. – EMERALD LAKE GROUP

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Proseguono i “lavori” per la stesura dell’antologia della Poesia Birmana.

Nella storia della letteratura della Birmania la poesia rappresenta forse la gemma piu’ preziosa! Il lavoro di Dragan Janekovic e del gruppo dei poeti del Gruppo del Lago dello Smeraldo, fratelli dell’associazione VICINA, vuole rendere fruibile in occidente tanto la poesia antica, quanto le opere di contemporanei dall’enorme valore letterario quali Htilar Sitthu , Dagon Taya e tutti gli altri…

Leggi una bozza dell’introduzione [. pdf ]

Aggiornamento sezione Modellismo

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Ho finalmente aggiornato la sezione modellismo con la galleria dedicata ad altri modelli che avevo realizzato: una Baleniera Olandese e la Prins Willem, o Prins Willim, un modello di F-14 Tomcat ed un diorama con un Merkawa MK-1

Baleniera Olandese

La Prins Willem, o Prins Willim (Vedi cenni storici) è uno dei velieri più belli che assieme a La Couronne ed al Vasa ho da sempre ammirato e desiderato realizzare,,,non ho saputo resistere a lungo alla tentazione di cimentarmi nella sua realizzazione partendo dai piani…

La scelta si è dunque concentrata sull’acquisto dei piani di montaggio della Mantua Model, e dunque con l’acquisto dei fascelli, dei listelli e dei fogli di legno necessari, e dunque il kit dedicato alle decorazioni del veliero olandese, comprensive di bandiere.

Cannoni, accessori per il ponte, cordame, vele ammainate ed una verniciatura ispirata dall’iconografia reperita dal web della nave hanno poi concluso l’opera…

F14 Tomcat

Il primo modello di F-14 che vidi nella vetrina di un negozio di Livorno, carissimo e odioso!

E’ un ricordo lontanissimo che lego al mio nonno perchè ero a giro con lui e, come ogni volta che passavamo per quella via, inesorabilmente mi fermavo alla vetrina per vedere le novità di cartoleria e di modellismo esposte…


Il Merkava (in ebraico “carro”) un carro armato progettato e prodotto in Israele. Ho realizzato questo modello ispirandomi, anche in questo caso, al bellissimo articolo di Model Time® n° X del 2002, ma realizzando un piccolo diorama ispirato ad un kit della Verlinden in resina qui autocostruito con Das…

A-10

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Romanzo di Kamegyu Miky

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Completata la traduzione del Romanzo di Kamegyu Miky

Il romanzo di Kamegyu Miky e’ composto da 2 manoscritti della tradizione pittografica Naxi – Dongba, entrambe dedicati ed appartenenti alla cerimonia Har La Lu K’o, una cerimonia sciamanica eseguita per la soppressione dei demoni del suicidio.

Vi e’ narrata la vicenda di una ragazza Kamegyu Miky e del suo amante Ndzi Bo Yu La Phar, la cui tragica storia e’ un exemplum eccellente del triste e diffusissimo fenomeno del suicidio rituale per impiccagione, in Baxi detto “Yu Vu”.

Questo aspetto della storia della cultura Naxi potrebbe essere letto come un vero e proprio fenomeno sociale, la cui diffusione potrebbe essere derivata dall’imposizione dei vincoli sociali, in questo caso specifico matrimoniali, nell’adozione forzata dei modelli Han per la nazionalita’ Nasi, specialmente da dopo il XVII secolo, epoca in cui il clan locale dei Tusi della famiglia Mu venne espropriato dell’egemonia sulla regione di Lijiang che invece divenne direttamente amministrata dal governo centrale dell’impero Qing.

La traduzione del primo manoscritto si basa sulle copie fotostatiche eseguite dal Rock nei suoi studi sui manoscritti Dongba, forse il lavoro più significativo di questo secolo mai eseguito sui corpora manoscritti Naxi, mentre la traduzione del secondo manoscritto si basa sulle immagini tratte dall’altrettanto eccellente lavoro del professor Zhu Baotian “Annotated Catalog of Naxi Pictographic Manuscripts“, fruibile dal portale della Biblioteca del Congresso.