Che cos’è il Wushu?
Che cos’è il Wushu?
Mia traduzione dall’originale “What is Wushu?” by Mark Moran | Aug 15 2013
http://www.wushuadventures.com/what-is-wushu/
credits e foto di Mark Moran
Così come chiunque stia studiando Wushu da un po’ più di una settimana potrebbe confermarvi, la domanda più comune che tutti ascoltiamo (perlomeno ogni settimana) è: che cos’è il Wushu?
Il problema con questa domanda è che si tratta un po’ come se si dovesse descrivere i colori ad una persona cieca. Il Wushu è un sistema/filosofia veramente molto profondo da poter essere descritto in una conversazione casuale.
Certamente molti di noi risolvono la questione con le risposte “Arti marziali cinesi” oppure “Kung Fu”, nessuna delle quali è molto di aiuto, ed entrambe conducono a ulteriori domande.
Dunque, nel mio sforzo di alleviarmi il compito (e forse anche a qualcuno di voi) ho scritto questa introduzione al Wushu, nella speranza che dopo averla letta, le persone possano afferrare meglio che cosa sia il Wushu – e più importante, che cosa il Wushu non sia. (ad esempio, non è un piatto Cinese [a base di] maiale […])
Dunque, che cos’è il Wushu? (La risposta potrebbe sorprendere/infastidire/annoiarvi)
Letteralmente Wushu è un termine cinese, 武术 (武術 in caratteri cinesi tradizionali) ed è una combinazione dei caratteri 武wŭ, significante “marziale”, “guerra” o “combattere”, e 术 shù che significa “forma d’arte”. Quindi letteralmente significa “arti marziali”.
Adesso il problema è che con una così generica definizione è possibile utilizzare il termine Wushu per descrivere l’intero range delle arti marziali.
Infatti, tecnicamente, tutte le arti marziali – dal Karate al Kali, dalla Capoeira alla Boxe arrivando fino al Wrestling – potrebbero essere detti Wushu. Tutti sono arti del combattimento che richiedono fini destrezze e maestria fisica.
A volte quando dico a qualcuno in Cina che io studio Wushu, allora mi viene chiesto “Wushu cinese?” (中国武术?), semplicemente per chiedere conferma di quale dei tipi [di arti marziali] in generale io pratichi.
Mentre la definizione più ampia del termine Wushu potrebbe essere tutte le arti marziali, la maggioranza delle persone pensa al Wushu come un insieme che includa specificatamente le Arti marziali cinesi. O più nello specifico, il Wushu è tipicamente definito come “le arti marziali che si originarono in Cina”
Adesso, di nuovo, il problema con la definizione è che da quando le arti marziali cinesi si originarono, migliaia di anni fa, è poi avvenuta un’ampissima diffusione delle arti marziali cinesi in luoghi non-cinesi. Infatti è possibile dire che praticamente la maggior parte di tutte le arti marziali dell’Asia Orientale debbano un ampio segmento del proprio lignaggio alla Cina. Karate, Tae Kwon Do, Aijkido, Jujitsu, etc…, tutti si originarono da radici cinesi.
Ma così come il pollo del generale Tso o i Biscotti della fortuna negli Stati Uniti, le cose che lasciano la Cina tendono a prendere vita ed identità indipendenti.
Penso che molta gente ignori questo fatto quando dice “le arti marziali cinesi”, preferendo di pensare al Wushu come agli stili e le forme delle arti marziali che ancora conservino le proprie radici culturali e sociali cinesi.
Credo che la regola generale che la maggior parte delle persone segua è che se il nome dello stile è ancora pronunciato in cinese allora si tratta di Wushu cinese.
Per esempio, la maggior parte della gente non direbbe mai che il Choy Li Fut (蔡李佛 o Cài Lĭ Fó) non sia cinese, sebbene sia probabilmente praticato da più persone fuori della Cina che in Cina stessa. Ma una volta che i inizia a chiamare lo stile con un nome diverso, “Kenpo per esempio (che è una parola giapponese originatasi dal Cinese 拳法 Quán Fă “metodo del pugno”), che conduce ad altri significati ed altre culture.
Certamente, come in ogni cosa che ha migliaia di anni, nel Wushu si avranno tantissime varianti e divisioni e parcellizzazioni in fazioni. Così come nelle lingue di strato Neolatino si hanno divisioni in innumerevoli varianti di diversità linguistica, così il Wushu si presenta come un albero avente sia un forte tronco, sia salde radici nel passato, ma anche un insieme infinito di rami e di frutti che si diramano nel tempo presente.
Interno vs. Esterno
Una di queste divisioni è [quella adottata tra] stili interni ed esterni delle arti marziali cinesi.
Come (grossolana) generalizzazione, gli stili interni di Wushu sono focalizzati sulla respirazione, lo sviluppo del Qi (l’energia), e la coltivazione della destrezza e della forza interna (內功 nèi gŏng).
Certamente, questa è una sorta di divisione davvero strana visto che tutti gli stili delle arti marziali essenzialmente parlano dell’importanza del Qi, della respirazione e della forza interna. Non è che siccome si pratica uno stile esterno allora significa che non debba importare più della respirazione, giusto?
Dall’altra faccia della medaglia gli stili esterni sono quelli che generalmente si concentrano sulla potenza, la forza e l’esercizio/applicazione della potenza esterna (外功 wài gŏng).
Che è altrettanto strano poiché entrambe gli stili esterni ed interni si dedicano allo sviluppo della potenza, della forza e sull’abilità di applicare la forza.
Ma allora, quali sono veramente le differenze tra le arti marziali interne ed esterne?
Suppongo che si tratti di un problema di concentrazione. Mentre entrambe enfatizzano aspetti condivisi da tutte le arti marziali, certi stili concentrano la propria attenzione su certe aree più di altri.
Per il Wushu cinese, la maggior parte della gente ritiene che vi siano 3 scuole principali di arti marziali interne:
- 太极拳 tài jí quán (a volte scritto tai chi ch’uan)
- 八卦掌 bā guà zhăng (a volte scritto pakua chang)
- 形意拳 xíng yì quán (a volte scritto hsing yi ch’uan)
(qualche giorno affronterò la questione Wade-Gilles vs. Pinyin della traslitterazione del Cinese, ma per adesso usiamo il Pinyin nello spelling, ok?)
Attualmente queste tre scuole non sono né del tutto inclusive, né esclusive. Vi sono molti altri stili “interni” di arti marziali. 心意六合拳 (xīnyì liùhé quán – il pugilato delle sei armonie della mente e dell’intenzione ) ad esempio, che è lo stile da cui è derivato lo Xíng yì quán, eppure non ha un posto come uno dei tre stili principali, principalmente perchè ha pochissimi praticanti (ed una terribile assenza in Wikipedia, aggiungerei)
In questo caso la popolarità è la soluzione del gioco, e gli stili maggiori sono così chiamati perchè contano la maggioranza dei praticanti.
Trovo sempre molto interessante quando dico a qualcuno che io pratico il Wushu e allora mi dicono “ non ho mai fatto Wushu, però ho fatto Tai Chi per un po‘ ”. Chiaramente questi non realizzano che hanno appena detto un cosa sulle arti marziali equivalente a “non ho mai ballato, ma ho studiato Chachacha per un po’ ”.
Comunque è vero che, nella mente di qualcuno, gli stili interni delle arti marziali cinesi non siano parte del “wushu”. Essi hanno una definizione più limitata del Wushu, delegando altri rami dell’albero delle arti marziali a questo termine [Wushu].
Sfortunatamente perfino all’interno degli stili “esterni” delle arti marziali cinesi, si trova un’altra divisione che compete con l’identità del wushu come termine di comprensione.
Kung Fu vs. Wushu
Possiamo ringraziare Bruce Lee per questo.
Lui ha introdotto il termine “kung fu” (o 功夫 gŏng fù) in Occidente senza spiegarne la traduzione letteraria.
Kung fu NON significa “arti marziali”. Tantomeno è uno stile di arti marziali.
In verità il kung fu non ha necessariamente niente a che vedere con le arti marziali.
(Ebbene si! L’ho detto)
È un termine che si riferisce ad uno specifico livello di maestria raggiunto in una certa abilità. In sostanza “kung fu” significa “un super altissimo livello di capacità quale risultato da un sacco di esercizio praticato per lungo tempo”. ( [usando il termine kung-fu] lo dici 10 volte più veloce)
Ecco perchè ho sempre trovato molto strano quando la gente dice “io pratico il kung fu” perchè letteralmente significa “io pratico la maestria”, che, onestamente, non mi dice praticamente niente di che cosa tu stia facendo. […]
Si, sono un po’ fazioso. Ma questo è comunque una questione valida su cui fare il punto.
Certamente la società, i linguaggio ed i tempi contribuiscono al cambiamento dei significati dei termini. […]
Allo stesso modo, “kung fu” è stato associato alle arti marziali cinesi, solitamente alle varianti tradizionali. (su questo argomento torniamo un po’ più avanti.)
E se si associa il termine kung fu alle arti marziali cinesi, allora ad un qualche livello il termine diverrebbe sinonimo con wushu, che anche significa arti marziali cinesi.
Ma allora, ma quale sarebbe la differenza tra il kung fu ed il wushu?
E sfortunatamente questo davvero dipende da colui a cui lo chiedi.
Alcuni diranno che non c’è differenza. Il kung fu ed il wushu sono la stessa cosa.
Altri diranno che sono completamente differenti e che il kung fu ed il wushu hanno davvero pochissimo in relazione l’uno con l’altro.
E ci saranno quelli [che staranno] nel mezzo e che diranno che il kungfu ed il wushu sono due aspetti della medesima cosa – due facce della stessa medaglia.
Ma qui è il punto…
La risposta di una persona alla domanda circa la differenza tra il kungfu ed il wushu non ti dice fondamentalmente quale sia la differenza – ti dice chi sia la persona [che risponde]. O più nello specifico, che cosa creda quella persona.
Perchè quando qualcuno ti da una risposta il cui spettro spazia in qualsiasi punto tra il “totalmente differente” ed il “totalmente uguale”, in realtà essi stanno parlando più di se stessi che delle arti marziali.
Ti stanno svelando chi ESSI siano e quale sia la LORO relazione con le arti marziali.
Le presone rispondono alle domande non basandosi sulla verità, ma sulle proprie percezioni.
Perchè la verità alla domanda “qual è la differenza tra il kungfu ed il wushu?” Consiste in come tu definisca questi due termini.
E chiunque ti stia dando qualsiasi altra risposta ti sta dicendo, non quale sia questa differenza, ma quale sia la loro personale definizione dei termini kungfu e wushu.
Questo tipo di cose di solito mi infastidisce, perchè ho una sorta di piccola fissazione sul fatto che la gente imponga la propria opinione e le proprie definizioni sugli altri. Ma, adesso, semplicemente la accetto come parte del modo in cui vanno le cose. Per lo meno ci darà qualcosa di cui chiacchierare quando ci fermiamo nel parcheggio dopo aver praticato il wushu, giusto?
Dunque, dopo aver detto tutto ciò ancora sono a darvi una risposta generalizzata. (si, lo so… totalmente ipocrita)
Ma voi lo sapete, sebbene ci siano un po’ di persone che hanno preso la propria opinione su questa situazione, la grande maggioranza della gente tende ad utilizzare il termine kungfu per riferirsi agli stili “tradizionali” delle arti marziali cinesi, e wushu come il termine con cui descrivere gli stili “contemporanei” o “moderni” delle arti marziali cinesi.
Tradizionale vs. Moderno
Ancora un’altra diramazione dell’albero delle arti marziali è quella tra le arti marziali cinesi “tradizionali” e “moderne”.
Qui è dove si comincia ad imbatterci in un pochino di storia. Come si saprà, la realtà è che TUTTE le forme delle arti marziali un tempo sono state considerate “moderne”. Chiunque sia stato a uscirsene per primo con lo stile della mantide religiosa fù probabilmente considerato “vai-all’inferno-fuori-di-qui” dagli altri praticanti di arti marziali del tempo.
A: che cosa dici? Hai visto una mantide combattere con un altro insetto ed hai deciso di farci uno stile di Wushu?
B: no, sul serio. Guarda. Mi sentirei meglio a combattere se facessi finta di essere uno scarafaggio
A: …che tipo strano
Infatti, essendo le arti marziali tanto “arti” quanto “scienze del combattimento”, richiedono una costante investigazione, esplorazione ed innovazione.
Quei praticanti di arti marziali che decidono che il loro sia l’unico stile che valga la pena di conoscere, e che non c’è bisogno di nessun ulteriore sviluppo, è in realtà un qualcuno che ha chiuso la sua mente ed ha tagliato fuori lo sviluppo.
Sono come quei pittori che decidono che Picasso sia l’apice della pittura, e copiano soltanto quello stile e che ritengono ogni altra esplorazione creativa successiva non degna di considerazione.
Qualsiasi cosa tu possa vedere come “moderna” (oppure strana) ad oggi, un domani sarà considerata “tradizionale”. Infatti questo sta già succedendo.
La gente oggi considera la versione degli anni ’70 del wushu contemporaneo come veramente differente nel suo approccio. Nessuno oggi davvero lo fa [cioè pratica il wushu] come facevano negli anni ’70, e dunque questo è visto – almeno sotto un certo punto di vista – come un po’ “tradizionale”.
(sicuramente non usiamo la parola “tradizionale” poiché è già utilizzata con un significato specifico nella comunità dei praticanti delle arti marziali, dunque la maggior parte di noi semplicemente dice “la vecchia scuola”.)
Dunque il wushu come forma artistica è costantemente in evoluzione. E questa evoluzione solitamente riflette le esigenze dei praticanti in qualsiasi epoca.
Sopravvivenza del più adatto
In un’epoca super lontana il wushu era un metodo per evitare che i monaci fossero troppo sedentari. Era praticato per la vitalità fisica e per la salute così che si potesse garantire di poter perseguire un percorso spirituale. La sopravvivenza in questo contesto richiese che il wushu ( o qualsiasi sia stato il nome utilizzato a quel tempo) fosse usato come un insieme di metodi per mantenere la forza e l’energia necessaria ai propri esercizi spirituali.
Dunque, un bel po’ successivamente, il wushu ha iniziato ad essere utilizzato per sopraffare le altre persone. Il mondo era un luogo avverso, e dunque la sopravvivenza in questo contesto consisteva nel proteggere se stessi e la propria famiglia. Vennero sviluppati metodi di combattimento a mani nude. Vennero forgiate armi – spade, bastoni e lance – creando sistemi di difesa che potessero essere utilizzati effettivamente. Fù un processo evolutivo, e ciascuna generazione che praticò queste forme di arti apportò dei miglioramenti adottando cambiamenti qua e là – avvolte cambiando completamente le cose al punto da renderle irriconoscibili – nell’ordine di migliorare e soddisfare al meglio alle esigenze dei tempi.
E, come ben si saprà, nella storia dell’uomo il maggior apporto di cambiamenti sociali e culturali stanno accadendo dagli ultimi 200 anni.
Sin dal XIX secolo le cose stanno cambiando ad una velocità mai vista prima. È semplicemente naturale, dunque, che anche il Wushu e le arti marziali stesse debbano cambiare. Se le arti creative sono uno specchio della società , della cultura e dei tempi in cui esse esistono, dunque il wushu è sottoposto senza alcuna eccezione a questa regola ed inoltre deve riflettere i cambiamenti sociali.
A meno che non si sia vissuto sotto una roccia [dentro una grotta] allora probabilmente si saprà che la Cina durante la metà del XX secolo ha sperimentato uno sconvolgimento radicale socio-politico globale.
Le persone che detenevano la leadership del paese decisero che era giunto il momento del grande balzo in avanti e di lasciarsi alle spalle tutte le loro pratiche tradizionali. Una grossa “purga” degli elementi cinesi tradizionali ebbe inizio, e le arti marziali furono fra quelle cose che si scontrarono con questa sfida.
Molta gente lasciò la Cina e si portò il proprio Wushu con se.
Altri rimasero in Cina e continuarono a praticare in privato.
Questa divisione geografica promosse inoltre altre divisioni nello sviluppo del Wushu.
Non chiamatelo un ritorno sulla scena…
Col tempo i tumulti interni in Cina iniziarono a calmarsi, le persone in carica del governo realizzarono che certi elementi della tradizione culturale e ed artistica cinese avrebbero potuto beneficiare il popolo.
Dunque invece di focalizzarsi su quegli elementi del Wushu che avrebbero potuto crear problemi – l’applicazione delle tecniche di combattimento – venne deciso di sviluppare le componenti del Wushu che avrebbero potuto promuovere la propria cultura – l’estetica dei movimenti di combattimento.
E così, visto l’impegno fisico necessario all’allenamento nel Wushu, ne conseguì che il Wushu si fece strada come sport da competizione.
Inizialmente, coloro che per primi svilupparono la variante sportiva del wushu lavorarono duramente per mantenerne le radici marziali.
Molti dei nuovi, giovani atleti che allora studiarono con maestri dalla mente più tradizionalista dovettero apprendere un completo sistema di applicazioni – allo stesso modo in cui lo stile venne tramandato per generazioni – prima di potersi concentrare sulla performance estetica delle forme. Le forme, secondo la tradizione, erano uno strumento con cui si poteva ricordare delle applicazioni, e non l’esatto opposto.
È proprio così. I primi atleti di wushu dovettero imparare a combattere prima di poter apprendere le loro forme. Molto difficile da immaginarsi, vero?
Ma nel tempo , questa concentrazione sulle applicazioni venne meno. Non perchè le applicazioni non siano importanti. (Chiedete a qualsiasi atleta contemporaneo di Wushu e vi verrà risposto che, senza comprendere le applicazioni, le forme sono completamente vuote.) Questo accade perchè le applicazioni non sono più da tempo ormai il criterio secondo cui si è remunerati (e si sopravvive) nel mondo del Wushu.
Ultimamente il Wushu, così come la maggior parte delle cose della vita, è diventato un problema di compensi e penalità per un certo tipo di azioni e di comportamenti. Si è remunerati dalla società/gente/vita se le tue doti sono applicabili alla sopravvivenza in determinati contesti.
Da quando la sopravvivenza dell’atleta dipende dal ricevere specifici punteggi basati su specifici criteri, allora questo è il contesto in cui avviene lo sviluppo del Wushu. Qualsiasi criterio prosperi, questo è ciò che detta la direzione che prenderà il Wushu.
La sopravvivenza del praticante di wushu non dipende più dal difendersi da qualcuno, o nell’essere in un combattimento all’ultimo sangue con altra gente. Adesso dipende dal saltare alto, apparir bello ed avere una velocità incredibile, potenza ed espressività artistica. Queste sono le ragioni per cui il wushu sportivo moderno si è sviluppato nel modo in cui si è sviluppato, ed è anche la ragione per cui anche molti stili tradizionali sono cambiati.
[…] Il wushu come sport a noi contemporaneo è passato attraverso numerosi cambiamenti negli anni. E vi sono molte più differenziazioni al suo interno – cambiamenti che sono davvero troppo numerosi per essere descritti qui a pieno.
Dal Sanda vs. il Taolu, al contemporaneo-tradizionale vs. il contemporaneo-moderno, agli stili del nord vs. gli stili del sud, alle armi lunghe vs. le armi corte a… beh, ti sei fatto un’idea.
Una sorta di piantina del wushu contemporaneo è un argomento che è meglio lasciare ad un altro giorno. Che sia sufficiente dire, il wushu sportivo contemporaneo è una vasta area che sicuramente merita ulteriori discussioni.
L’evoluzione del wushu tradizionale
Nel frattempo, tornando indietro alla metà del XX secolo, color che lasciarono la Cina e mantennero le loro tradizioni concentrate sull’applicazione come la primaria espressione della propria arte, si trovarono in una strana situazione non così diversa da chi rimase in Cina.
Così come la società si era evoluta ed i popoli maturarono, il combattimento uomo a uomo (o donna a donna a seconda dei casi) non era più considerata una forma accettabile di risolvere i conflitti.
All’incirca nello stesso momento che il Wushu in Cina trovò che la sua sopravvivenza dipendesse sua dalla performance atletica, il Wushu fuori della Cina realizzò che la sua sopravvivenza dipendeva dagli aspetti della vita non concentrati sul combattimento.
Dunque, che cosa succede quando si ha un arte del combattimento i cui fondamenti si ritrovano in un mondo dove la somma espressione dell’arte stessa non è più socialmente assolutamente accettabile?
Certamente ti adatti.
Ma non fù un adattamento semplice. Le persone erano radicate con le proprie tradizioni e le innovazioni spesso impiegarono diverse generazioni per affermarsi. Molte persone si stanno adattando tutt’oggi. È semplicemente naturale, reale, e forse alla fine dei conti non è nemmeno una cosa poi così tanto negativa.
Molti insegnanti che si erano concentrati sulle applicazioni delle arti marziali realizzarono che le arti marziali potevano essere utilizzate per altri scopi di sopravvivenza.
Invece di sopravvivere difendendosi o combattendo altri, si poteva sopravvivere insegnandole e tramandando la loro eredità culturale ad un’altra generazione.
Si potrebbe controbattere “Ma i mastri di Wushu hanno da lungo tempo insegnato per tramandare la propria eredità culturale.”
Sicuro, questo genere di cose non era necessariamente una novità, ma così come l’umanità prosegue nella sua maturazione sociale, l’utilizzo delle arti marziali nel combattimento divenne sempre meno comune e necessario, e questa transizione incrementò con il perdurare della pace.
Insegnare le arti marziali è così diventato sempre meno un fatto d’insegnare ai propri studenti a sopravvivere ad un conflitto – si insegnano le arti marziali così che la propria arte possa sopravvivere ai cambiamenti sociali. Insegnando ed essendo pagato per insegnare, è comunque un modo di sopravvivere nella società odierna, modo che è altrettanto legittimo come difendere il proprio villaggio dai briganti centinaia di anni fa.
Lo stato del Wushu oggi
Così, ai nostri giorni abbiamo una parte di società che utilizza il Wushu come metodo di sopravvivenza attraverso la performance di uno sport atletico – il “Wushu sportivo moderno ”.
Poi abbiamo un altra porzione della società che utilizza il Wushu come metodo per sopravvivere attraverso l’educazione culturale alle arti – il “maestro di kung fu tradizionale”.
Dunque c’è un’intera porzione al centro di questo segmento. Tuttavia quelle nicchie sociali che utilizzano ancora oggi il Wushu col significato di sopravvivere attraverso il combattimento è incredibilmente piccolo.
Questo significa che non valga la pena di studiare il Wushu ( a prescindere da come lo si definisca) se non si avrà mai una possibilità di utilizzarlo?
Certamente no.
Come tutte le arti, il Wushu va ben oltre uno specifico fine. Vi sono più facce nello studio delle arti marziali che non è possibile elencarle qui.
Dall’aspetto della salute fisica, all’elevazione spirituale, allo sviluppo di destrezze e capacità specializzate utilizzabili in altri sport, nelle arti della recitazione, in altre arti, nell’educazione, gli utilizzi e le implementazioni delle arti marziali sono sterminate.
Così come chi stia studiando arti marziali da un po’ di tempo potrebbe dirti – le arti marziali non c’entrano con i conflitti, perfino se si tratta di un sistema basato su tecniche di combattimento.
Mi sono reso conto che per tante persone questo suona come un ossimoro.
Mi sono ritrovato in ben più di una discussione in cui la gente fosse ostinatamente convinta del fatto che le arti marziali siano semplicemente inerenti al combattimento e che le persone che si allenarono alle arti marziali centinaia di anni fa non lo facessero per uno sviluppo personale – ma lo facessero per sopraffare altre persone, così da non essere uccisi.
Ma è proprio qui il punto no? Questo è stato centinaia di anni fa.
Nessuno adesso sta venendo nel tuo villaggio per saccheggiare il tuo tesoro e per rubarti le vacche. Nella società odierna lo scopo delle arti marziali si è elevato.
Così come la musica che un tempo era utilizzata come mezzo per la trasmissione della tradizione orale e della storia attraverso la società, adesso è utilizzata per ogni cosa, dalla terapia alla comunicazione con gli animali, dall’espressione artistica alle terapie contro le malattie.
Il Wushu inoltre proviene da un contesto molto specifico e si è sviluppato in qualcosa che è davvero molto di più di ciò che era originariamente.
Allora, che cos’è il Wushu?
Alla fine la risposta alla domanda “che cos’è il Wuhsu” – o per lo meno l’unica risposta che una persona potrebbe dare con una certa accuratezza – finisce per essere la risposta più inadempiente che una persona potrebbe ascoltare:
“dipende”.
Forse aiuterà pensare ad un contesto diverso…
Se un robot intelligente ma privo di alcuna emozione domandasse “che cos’è l’amore?” come si potrebbe descriverglielo? C’è una risposta semplice?
L’amore è definibile da coloro che lo provano.
Nel momento in cui si prova allora si conosce. E può essere provato in modi così differenti da gente così diversa che non esiste una singola risposta che potrebbe soddisfare tutti coloro che ne hanno esperienza.
Anche il Wushu è definibile da coloro che lo praticano.
Quando si comincia a studiare, si comincia a comprenderlo. Ma lo si comprende in un modo unico grazie a te, grazie al tuo insegnante, grazie alla tua vita ed all’ambiente in cui vivi.
Dunque non c’è una singola risposta che possa soddisfare tutti i praticanti di Wushu.
Per stravolgere completamente un’espressione popolare, il Wushu è quello che Wushu fa.
E se si è uno di quelli che” fanno” Wushu, allora la definizione che ti sei dato è veramente l’unica definizione di cui ti dovrai preoccupare.
Commento di Eric Chang – 19 Agosto 2013
Citando Mark: “le arti marziali non c’entrano niente col combattere, sebbene si tratti di sistemi basati su tecniche di combattimento”. Leggere questo per me ha molto senso, e non ci trovo nessun ossimoro. Tempo fa ho avuto una breve ma profonda conversazione di questo con mio padre; la mia tesi era – come tutti quelli che volevano apprendere il Wushu per combattere contro gli altri – “ che il Wushu fosse finalizzato esclusivamente al combattimento, che lo sia sempre stato e che sempre lo sarà”. Quello che mio padre mi rispose era molto profondo, e mi spiegò che il carattere 武 in realtà si potrebbe dividere in due parti. […] 止zhi che significa “fermare” e 戈ge “daga”, che assieme al carattere 術shu significa “l’arte di arrestare la daga”.
Il Wushu allora non è mai stato destinato ad iniziare/cercare il conflitto. Anche se le proprie qualità siano altissime, non si dovrebbero mai usarle per risolvere le cose, se lo si facesse allora ci si abbasserebbe al livello dei malandrini che cercano problemi. Dovrebbe poter essere utilizzato davvero come l’ultima spiaggia alla conclusione di un problema se niente altro potrebbe esser fatto.
Questo mi ha colpito veramente, come una mattonata. Che cosa mi disse mio padre fù così profondo che mi si è inciso nella mente per sempre, e mio padre mi ha fatto guardare al Wushu con una luce totalmente nuova. Potrei dire che questa è la mia definizione personale di che cosa sia veramente il Wushu per me.
Saluti e complimenti!
***
Grazie all’amico Mark per l’articolo e per il materiale infinito ed infinitamente utile che mette a disposizione della comunità di praticanti del Wushu.
二〇十五年 三月 十一日
羞龍
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