Pini che mormorano eppure non c’è vento
Pini che mormorano
eppure non c’è vento.
Dalle cose che ottundono spolverarsi,
fra le nuvole bianche sedersièelevarsi.
Di niente è fatta una semplice via,
senza tracce di auto o moto. Che sia
erba di mille verdi la strada,
piangente commossa di fresca rugiada,
accarezzando l’aria lei crea il vento.
Ho lasciato la (f)rotta comune da tempo,
il mio corpo risponde al respiro profondo,
che detta che cosa conti al mio mondo.
Nubi rosate, nutrimento fresco,
dimora è in questo brano di bosco.
La Felciaia nascosta gorgoglia gorgoglia.
Muovendomi lento comprendo la foglia.
Vagabondando ogni forza trapassa.
Di giorno in giorno nutro questa carcassa,
srotolo sutra di Buddhismo vero,
mandala di soffio pensiero e respiro.
È come salire su altura rocciosa,
guardare avanti e scrutare la chiosa
di gente, di fatti, di brutto e di bello.
Sopra le nubi comunque è cristallo
la luna che fluttua lenta da sola
come gru solitaria in cielo lei vola.
Ai piedi del pino quotidiano compagno
con nuvole bianche per cuscino mi stendo.
Erba che mormora, mi allungo mi allungo,
nei cinque aggregati mi trovo e mi sondo:
respiro e non respiro,
ho il corpo e son senza,
sono io e non son io,
biologia e coscienza.
Sulla testa nuda si posa l’aria e traspiro,
assisto a chi corre ovunque ed ha tutto,
povero rido,
nella vita in cui fluttuo.
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